“A ciascuno il suo” – Leonardo Sciascia


Voto: / 5

Un poliziesco non poliziesco, un romanzo dal ricco linguaggio figurato, una denuncia della società e del suo immobilismo, perché i “mali del microcosmo Sicilia sono i mali di cui il mondo può morire”. In “A ciascuno il suo” Leonardo Sciascia mostra l’inesorabilità della legge del silenzio.


La trama di A ciascuno il suo

Il farmacista Manna riceve una lettera anonima minatoria.

Leggendola controluce si scopre che le parole sono ritagliate da un giornale e riportano le parole in latino “unicuique” (a ciascuno), come a voler promettere che ce ne sarà per tutti.

Dopo solo una settimana, la minaccia diventa realtà e lui e il dottor Roscio, a caccia insieme, vengono trovati uccisi. Il professor Laurana segue la sua curiosità e si mette a fare ricerche, ora colpito da una intuizione, ora da una rivelazione portata dal caso.

Recensione

copertina a ciascuno il suo 1966La cosa che più colpisce di Leonardo Sciascia è come il suo linguaggio riesca a essere rapido e allo stesso tempo tutt’altro che povero. Ci sono continue stilettate di lingua ricercata, immagini efficaci e rimandi letterari importanti: trovarmi con un’edizione Einaudi 1976, con le note per gli studenti delle scuole medie, mi ha fatto scoprire che, senza, non li avrei capiti tutti.

Vengono citati molti libri e molti autori: Montale, Pirandello, la letteratura classica, Manzoni, Dante. Viene citata la tragedia di Longarone, avvenuta solo un anno prima della narrazione (le vicende sono infatti ambientate nel 1964), come triste esempio di marcio modo di fare.

I personaggi sono diversi, ma quello che parla più forte è il personaggio del popolo. Le voci intorno a Laurana, le persone con cui parla per raccogliere informazioni sono un corpo ben solido che si esprime molto di più attraverso quello che non dice.

Lo fa fingendo di disprezzare quello che poi compra, sotterrando ciò che si fa ma che non va fatto sapere, assecondando “il gusto del proibito”. In questo contesto è difficile fidarsi di qualcuno e anche le “splendide creature” si macchiano d’ombra.

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