” Cent´anni di solitudine” – Gabriel García Márquez


Voto: 5 stelle / 5

Per leggere e apprezzare “Cent’anni di solitudine” (1967) di Gabriel García Márquez bisogna spogliare la mente dalla realtà e lasciarsi condurre dalla penna dell’autore in una dimensione onirica e fantasiosa. Di Márquez abbiamo recensito anche “‘L’amore ai tempi del colera“.

Trama di Cent’anni di solitudine

Tutto può succedere a Macondo, villaggio della Colombia caraibica nato dal coraggio e dall´audacia di un nucleo di persone che lasciano il proprio paese in cerca del mare.
E di tutto succede nella storia di sette generazioni della famiglia Buendia, composta da personaggi particolari e bizzarri: chiaroveggenti, inventori, alchimisti, soldati.
Il perno della famiglia diventa Ursula Iguarán, che con i suoi 120 anni di vita, assisterà allo scorrere di tutte le generazioni e conoscerà quasi tutti i membri della famiglia.
Ursula, insieme al marito José Arcadio, avrà numerosi figli. Uno di loro, Aureliano, sarà il primo bambino nato a Macondo. Ognuno di questi figli vivrà delle vicende al limite dell´incredibile, in una miscela di realtà, sogno e fantasia che rendono credibile una narrazione surreale.

Uno dei pochi contatti tra Macondo e il mondo è rappresentato dalle visite dello zingaro Melquiades, che con le sue invenzioni e stregonerie affascina a tal punto José Arcadio da farlo stare chiuso in laboratorio per anni, durante i quali l’uomo perde di vista la cura della propria famiglia. Solo la forza e la solidità di Ursula riusciranno a riportare alla vita normale il marito, che , come rinsavito, tornerà ad occuparsi della famiglia e dei figli.
Splendido il racconto in cui, un pomeriggio, José porterà la famiglia a vedere il ghiaccio, episodio cardine che sarà il ricordo che accompagna Aureliano di fronte al plotone di esecuzione, in quello che è il memorabile incipit del libro:

Molti anni dopo, davanti al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía avrebbe ricordato quel pomeriggio remoto in cui suo padre l’aveva portato a conoscere il ghiaccio.”

Recensione

Probabilmente il maggior esponente della letteratura sudamericana, Gabriel García Márquez ha composto “Cent’anni di solitudine” in 18 mesi, immaginando una saga familiare senza tempo, ambientata all´interno di una casa. Proprio “La casa” avrebbe dovuto essere il titolo del libro, come lui stesso afferma in un’intervista:

Volevo che tutto lo sviluppo del romanzo avesse luogo dentro la casa e che tutto quello che avveniva all’esterno fosse descritto in termini d’impatto su di essa. Poi abbandonai l’idea di quel titolo, ma una volta arrivati a Macondo la storia non va mai oltre.

La struttura stessa del libro è fuori da qualsiasi schema: suddiviso in 20 capitoli, non numerati utilizza artifici letterari per anticipare vicende, per poi riprenderle successivamente, cosi come nello straordinario incipit. I riferimenti temporali sono del tutto originali e spesso si verificano episodi di contemporaneità improbabili o impossibili.
Ogni generazione non scompare mai del tutto e vive sempre accanto alla successiva, in un alternarsi di ricordo e vita, nel ripetersi degli stessi nomi. Tutto è legato da un unico filo conduttore che unisce i componenti della famiglia Buendia: la soledad, una sorta di solitudine malinconica, di introversione verso il mondo.

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