Contemplando aure

Chiede cosa deve fare.

Niente di complicato.

Anzitutto, sedersi di fronte a lui.

Così, bravo.

Poi liberare la mente da tutta la zavorra che la appesantisce. Frustrazioni, pensieri, preoccupazioni. Di quella roba lì bisogna che non rimanga nulla.

Se lo desidera, può anche chiudere gli occhi.

Lentamente.

Uno per volta.

Serve a poco, però dà sicurezza.

Non sembra agitato.

Magari un po’ in apprensione per il responso.

Ma questo è normale. Si preoccuperebbe del contrario.

L’importante è che non si faccia prendere dall’ansia. Questo renderebbe tutto più difficile. Gli impedirebbe di vedere bene.

L’altro aspetta che lui dica qualcosa. Del resto, è nel suo diritto. Ha pagato, per questo.

È che gli piace fare come in quelle trasmissioni televisive legate alla competizione. Prima di pronunciarsi, lascia che il cliente fermenti nell’attesa.

Senza esagerare, però.

Non vuole si dica di lui che è una persona crudele.

La sua non è cattiveria.

Fa solo parte dello spettacolo.

Non ho capito.

È la reazione di molti.

Fingono di non capire. Si barricano dietro la mancanza di comprensione. Perché il linguaggio è ambiguo. Ormai è un fatto assodato. Lo sanno tutti. E loro a quello si aggrappano.

Inutilmente.

Quando parla, lui è di una chiarezza chirurgica. Impossibile fraintendere quello che dice.

– La tua aura si sta dissolvendo.

Il cliente lo guarda con espressione catatonica.

– Cosa vuol dire?

– Be’, che sta svanendo.

– Ma sei sicuro?

– Sicurissimo.

– Non è che magari ti sbagli?

– Se vuoi te la contemplo ancora un po’.

– No, scusami.

− E di che?

− Ho messo in dubbio la tua competenza e la tua professionalità.

– Ma figurati. Non è successo niente. Mica sei l’unico a prenderla male. E io ti capisco.

– Invece non capisci.

– Che cosa non capisco?

– La gravità della situazione.

– Allora spiegamela.

– Hai detto che la mia aura sta svanendo.

– Perché è quello che sta succedendo.

– Sì, ma non deve succedere.

– Ti preoccupi per nulla. Quando un’aura svanisce la si può rigenerare. O sostituire. È un po’ complicato, ma…

– Lo vedi?

– Cosa?

– Non capisci.

Essere un contemplatore di aure non è facile come sembra.

È una professione che in pochi sono disposti a riconoscere. Le resistenze sono ancora parecchie.

Ci vuole comunque una buona predisposizione. E anche la capacità di vedere oltre. Un po’ di psicologia, poi non guasta. Bisogna sempre arrivare a comprendere la persona che si ha davanti.

Ma questa volta lui si trova in difficoltà.

Forse il suo cliente ha ragione: non capisce.

Se, però, invece di fare il sibillino si decidesse a spiegargli quello che secondo lui dovrebbe afferrare…

– Non capisco?

– No. Non capisci.

– Allora aiutami a capire.

– Non so se puoi.

– Tu provaci.

– La mia aura non deve svanire.

– Lo hai già detto. Ma perché non deve?

– Perché se lo fa, io scomparirò…

– Cosa?…

– … e con me il mondo.

Cosa?

– Visto? È inutile. Non capisci.

Non si tratta di capire, ma di credere.

E il cliente ci crede davvero. Si vede dagli occhi. Si capisce dalla voce. È convinto che se la sua aura svanisce, il mondo scomparirà.

Questa non l’aveva ancora sentita.

Non è grossa.

È addirittura enorme.

Strano, però. Gli era sempre sembrato un tipo equilibrato. Anche se ultimamente era diventato ansioso e apprensivo.

E adesso la Rivelazione.

Ma roba da matti.

– Quanto tempo ho?

– Prima che accada cosa?

– La dissoluzione della mia aura.

– Mah, circa un paio di mesi…

– Dunque al mondo è rimasto così poco tempo…

– Ti ho detto che si può rimediare. Le possibilità sono…

– Non ci sono possibilità.

– Adesso non esagerare…

– Io non esagero. Te ne accorgerai.

– Senti…

– Comunque non devi preoccuparti.

– Riguardo a che?

– Al tuo onorario. Ti pago.

– Per favore…

– Ora devo andare. È stato un piacere conoscerti.

– Basta.

– Mi ricorderò di te…

– Smettila.

– … prima di scomparire.

Sono passati più o meno due mesi.

Il cliente con l’aura che si stava dissolvendo, non si è più fatto vivo.

Non ha idea di che fine abbia fatto.

Ha provato a chiamarlo qualche volta. Dava libero, ma lui non rispondeva. E ultimamente sentiva la solita voce registrata avvertirlo che il numero era inesistente.

Vai a capirla, certa gente.

A lui dispiace.

Era un po’ originale, ma simpatico. Puntualissimo, pagava alla fine di ogni seduta. E affrontava con spirito invidiabile ogni cattiva notizia. A parte l’ultima.

Che poi, dico io, come si fa a pensare una cosa del genere…

Svanisce la mia aura e svanisce pure il mondo.

Non lo facevo così egocentrico.

E nemmeno tanto pres

Alcune cose ci sfuggono perché sono così impercettibili

che le trascuriamo. Ma altre non le vediamo

proprio perché sono enormi.

Robert M. Pirsig

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