George Orwell: biografia, opere, stile, pensiero e frasi

George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair, (nato il 25 giugno 1903 a Motihari, morto il 21 gennaio 1950 a Londra), fu uno scrittore inglese di romanzi e saggi, famoso per La fattoria degli animali (1945) e 1984 (1949). Quest’ultimo il celeberrimo romanzo che esamina i pericoli del potere totalitarista. Potete leggere la recensione di 1984 cliccando qui.


Biografia di George Orwell

Orwell non abbandonò mai completamente il suo nome originale, ma il suo primo libro Senza un soldo a Parigi e Londra apparve sotto il nome di George Orwell, cognome derivato dal bellissimo e omonimo fiume in East Anglia. Alla fine, il suo nome d’arte divenne così rappresentativo, che solo gli amici più stretti e i parenti continuavano a chiamarlo Eric Blair. La modifica del suo nome combaciò tra l’altro con un profondo mutamento interiore, da un pilastro della struttura imperiale britannica, a un letterario e politico ribelle.

I primi anni di vita di George Orwell

viso in primo piano di George Orwell

Egli nacque in Bengal, nella classe dei sahibs. Suo padre era un sottoufficiale britannico nel servizio civile indiano; sua madre, di origini francesi, era la figlia di uno sfortunato mercante. I loro atteggiamenti erano quelli della “nobiltà senza terra”, come Oewell in seguito chiamò le persone della classe medio-bassa le cui pretese di status sociale avevano poca relazione con il loro reddito. Lo scrittore fu così cresciuto in un’atmosfera di snobismo impoverito. Dopo essere tornato con i suoi genitori in Inghilterra, fu mandato in un collegio preparatorio sulla costa del Sussex nel 1911, dove si distinse tra gli altri ragazzi per la sua intelligenza. Crebbe un ragazzo cupo, introverso, eccentrico.

Orwell vinse borse di studio per due delle principali scuole inglesi, Wellington ed Eton, frequentò la prima, per poi continuare i suoi studi nel secondo istituto, dove rimase fino al 1921. Uno dei suoi maestri era Aldous Huxley. Fu ad Eton che pubblicò i suoi primi periodici del college.

Anziché iscriversi all’università, George decise di seguire la tradizione familiare e, nel 1922, andò in Birmania come sostituto sovrintendente distrettuale della polizia imperiale indiana. Prestò servizio in diverse stazioni del paese e in un primo momento sembrava essere un suddito imperiale modello. Ma fin dall’infanzia aveva voluto diventare uno scrittore, e quando si rese conto di quanto assai poco potessero sposarsi i due ruoli, cambiò completamente strada.

Contro l’imperialismo

Già nell’autunno del 1927 aveva iniziato una linea d’azione che avrebbe dovuto plasmare il suo personaggio di scrittore. Aveva avvertito che le sue origini, la sua “razza” e la casta avrebbero fatto da barriera contro una perfetta integrazione con i birmani, avvertiva ciò quasi come una colpa, pensò di poter espiare parte di essa immergendosi nella vita dei poveri e dei reietti d’Europa. Indossando abiti stracciati, andò nell’East End di Londra per vivere in alloggi economici tra operai e mendicanti; trascorse un periodo nelle baraccopoli di Parigi e lavorò come lavapiatti in alberghi e ristoranti francesi.

Quelle esperienze hanno dato a Orwell il materiale per Senza un soldo a Parigi e Londra, che è un misto tra fatti realmente accaduti e finzione. La pubblicazione del libro nel 1933 gli valse alcuni riconoscimenti letterari iniziali. Il romanzo Giorni in Birmania (1934), stabilì il modello della sua successiva produzione, il ritratto di un individuo sensibile, coscienzioso ed emotivamente isolato che è in contrasto con un ambiente sociale oppressivo o disonesto. Il personaggio principale dei Burmese Days è un amministratore minore che cerca di sfuggire allo sciovinismo cupo e meschino dei suoi colleghi colonialisti britannici in Birmania.

Le sue simpatie per i birmani, tuttavia, terminano. Il protagonista del romanzo successivo, La figlia del reverendo (1935), è una zitella infelice che ottiene una breve liberazione grazie alle sue esperienze tra alcuni braccianti agricoli. Fiorirà l’Aspiradista (1936) parla di un assistente di un libraio letteralmente incline che disprezza il mercantilismo e il materialismo vuoti della vita della classe media, ma che alla fine si riconcilia con la borghesia con il suo matrimonio forzato con la ragazza che ama.

La repulsione di George Orwell contro l’imperialismo portò non solo al suo rifiuto personale verso lo stile di vita borghese, ma anche a un riorientamento politico. Subito dopo essere tornato dalla Birmania si definì un anarchico e continuò a farlo per diversi anni; negli anni ’30, tuttavia, cominciò a considerarsi un socialista, anche se era troppo libertario nel suo modo di pensare da fare il passo ulteriore – così comune nel periodo – di dichiararsi comunista.

Gli sviluppi fino alla Seconda guerra mondiale

Il primo libro socialista di Orwell fu un trattato politico intitolato La strada di Wigan Pier (1937). Comincia descrivendo le sue esperienze relative a quando andò a vivere tra i minatori indigenti e disoccupati dell’Inghilterra settentrionale, condividendo e osservando le loro vite; termina in una serie di acute critiche ai movimenti socialisti esistenti. È a metà tra un’accusa pesante e un tono di modesta rabbia, che avrebbe caratterizzato anche la successiva scrittura dell’autore.

In quegli anni Orwell si trovava in Spagna, a documentare la guerra civile e finì per unirsi alla milizia repubblicana. Fu gravemente ferito a Teruel, un danno permanente alla sua gola che trasformò la sua voce. Dovette lasciare la Spagna, terrorizzato dai comunisti contro cui aveva lottato nel maggio 1937, poiché la sua stessa vita era a rischio. Questa paura la descrisse in quello che viene considerato uno dei suoi migliori libri Omaggio alla Catalogna (1938).

Ritornato in Inghilterra, scrisse Una boccata d’aria (1939) nel quale mostra un’energia conservativa e legata al passato. Riporta i ricordi nostalgici di un uomo di mezza età e li usa come espediente per analizzare la decadenza dell’Inghilterra del passato e le sue paure riguardo al futuro di guerra e fascismo.

Arrivò la Seconda guerra mondiale e Orwell venne rifiutato per il servizio militare. In quel periodo si rivelò un prolifico giornalista e scrisse molti articoli di giornale e recensioni, oltre a varie critiche serie. Non abbandonò il suo sentimento patriottico e la difesa del suo ideale di socialismo libertario, assai diverso da quello praticato dal Partito laburista britannico.

Orwell scrisse le ultime pagine di 1984 in una casa sull’isola delle Ebridi del Giura. Ha lavorato tra periodi di ricovero per tubercolosi, di cui è morto in un ospedale di Londra nel gennaio 1950.

George Orwell con microfono della BBC davanti


I più importanti libri di George Orwell

Orwell è conosciuto soprattutto per due opere: La fattoria degli animali e 1984. Entrambi i libri hanno avuto dei riadattamenti cinematografici. I film, come i libri, hanno avuto un’enorme popolarità.

La fattoria degli animali

La fattoria degli animali è una delle opere più belle di Orwell, ricca di ingegno e fantasia, oltre ad essere scritta in maniera eccezionale. Si tratta di una satira antisovietica in un ambiente di campagna con due maiali come protagonisti. Si pensa che questi rappresentino Joseph Stalin e Leon Trotsky. Il romanzo ricevette molti consensi, ma fu quasi oscurato dalla fama di 1984.

1984: trama e commento

Millenovecento ottantaquattro è un romanzo che ha scritto come monito dopo anni impiegati ad osservare nazismo e stalinismo. È ambientato in un futuro immaginario in cui il mondo è dominato da tre stati di polizia totalitaria in perenne conflitto. Il protagonista è l’inglese Winston Smith, un funzionario del partito minore di uno di questi stati. Il suo desiderio di verità e giustizia lo porta a ribellarsi segretamente al governo. Lo stesso governo che continua a oscurare la verità, deturpandola e modificandola al fine di perpetuare i propri scopi.

Smith ha una storia d’amore con una donna che la pensa allo stesso modo, ma poi sono entrambi arrestati dalla Polizia di Pensiero. L’imprigionamento e la tortura di Smith mirano non solo a romperlo fisicamente o a farlo sottomettere, ma a sradicare la sua indipendenza mentale e la sua dignità spirituale finché non finirà per amare solo la figura che prima odiava più: l’apparente leader del partito, Grande Fratello.

La resa di Smith è abbastanza tragica, ma il romanzo guadagna molto del suo potere dal rigore con cui estende le premesse del totalitarismo alla loro fine logica: l’amore per il potere e il dominio sugli altri ha acquisito la sua espressione perfetta nella perenne sorveglianza e disonestà di uno stato di polizia inarrestabile sotto il cui dominio ogni virtù umana viene lentamente estinta.
L’avvertimento di Orwell sui potenziali pericoli del totalitarismo ha suscitato una profonda riflessione nei suoi contemporanei e nei suoi lettori successivi.


George Orwell: citazioni e frasi

Ecco alcune frasi di George Orwell prese dalle sue opere e non solo. Sono tutte molto cariche di significato e straordinariamente attuali.

Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario.


Tutti gli animali sono uguale, ma qualche animale è più uguale degli altri.


Per vedere cosa c’è sotto il proprio naso occorre un grande sforzo.


I pensatori della politica si dividono generalmente in due categorie: gli utopisti con la testa tra le nuvole e i realisti con i piedi nel fango.


La pubblicità è il rumore di un bastone in un secchio di rifiuti.


Quando si trova un coniuge ammazzato, la prima persona inquisita è l’altro coniuge: questo la dice lunga su quel che la gente pensa della famiglia.


Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato.


Il Grande Fratello vi guarda.

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