“Gli iperborei” – Pietro Castellitto


Voto: 2 stelle / 5

“Gli iperborei” (Bompiani 2021) è l’esordio narrativo di Pietro Castellitto. La voce narrante di Poldo Biancheri racconta una generazione vissuta attraverso le azioni di “Ciccio” Tapia, Guenda Pech, Stella Marraffa, Aldo. Ringraziamo la casa editrice per la copia digitale in omaggio.

Trama de Gli iperborei

Dal sito dell’editore:

Hanno corpi scolpiti e vestiti costosi, sono figli di primari e giornalisti celebri, di miliardari dai patrimoni solidi e antichi o recenti e sospetti, ma sono anche gli eredi dei ribelli che hanno caratterizzato stagioni gloriose e disperate della storia: coloro che, prosperando nella pace, hanno invocato la guerra, che amando i genitori ne hanno patito le ipocrisie, smascherato le contraddizioni e sognato l’annientamento.

La voce narrante racconta come se vedesse tutto già da una distanza, registrando ogni cosa con fermezza ma senza nascondere la nostalgia per un’infanzia ancora vicina, la rabbia verso padri che si sono presi tutto non lasciando che briciole, la tenerezza per i fratelli e i coetanei capaci di farsi del male per protesta o per amore.

Recensione

Ho portato a termine “Gli iperborei” non senza notevoli difficoltà. Purtroppo il mio giudizio, nel complesso, è negativo. Chiaramente sono solo le impressioni di una appassionata di lettura, niente di professionale, ma solo la voce di una lettrice consapevole. Negli anni ho letto un numero discreto di romanzi, abbastanza, credo, da farmi riconoscere un lavoro che rientra nei “miei” canoni di bello o, quanto meno, interessante. Purtroppo questo non ci rientra.

Ho trovato la storia abbastanza piatta, personaggi stereotipati e privi di profondità, in un racconto sulla noia della Roma bene che non aggiunge nulla a quanto fino ad oggi già scritto. Forse è una questione di età, forse sono troppo anziana per essere coinvolta da certe dinamiche. Probabilmente un pubblico più giovane può trovare interessante una vita spesa tra droga e sesso e lusso a spese di papà.

Ho apprezzato il tentativo di Pietro di ispirarsi a Bret Easton Ellis e il suo American Psycho (che probabilmente, come me, ha apprezzato molto), ma senza la profondità del racconto dello statunitense. Come ho trovato interessanti le riflessioni filosofiche ispirate a qualche pensiero importante che qualche grande ha fatto prima di noi.

Ma troppo poco, nel complesso di una storia che mi è sembrata banale.

Chiara Carnio

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