Gotriniton, un robottone dalle caratteristiche anomale

Gotriniton, un robottone atipico

Gotriniton è il robottone protagonista d’una serie di “appena” 26 episodi. Non credo che quello sia il suo vero nome. Il titolo giapponese suona infatti Sengoku majin Goshogun, dove Goshogun significa «Magnifico (gosho) Generale (shogun)».

In ogni caso, è uno di quei robottoni già pronti per l’uso. Lo pilotano in tre: due uomini e una donna. Anziché dalla testa, le loro navicelle entrano nel corpo del gigante dalle gambe e dal torace. Dopo di che, lui è pronto per combattere.

Gotriniton è atipico. Perché non si batte sempre. Può capitare che non debba affrontare alcuna macchina avversaria. Le armi sono poche e quasi tutte senza comando vocale. L’aspetto rituale è ridotto proprio all’essenziale. Ha un attacco risolutivo che utilizza per chiudere il combattimento, ma ne parlerò tra poco.

 

Gotriniton e i suoi nemici

La vicenda è ambientata nel 2001, che all’epoca rappresentava il futuro. In quell’anno la conquista dello spazio è diventata realtà. Lo scienziato ideatore del robottone si chiama Dottor Sanada. Scopre l’energia Beamler, che consente il trasporto istantaneo della materia in qualsiasi parte del mondo. C’è solo un problema: lo spostamento è del tutto casuale. Sai da dove parti, ma non dove arrivi. Viene utilizzata per alimentare la base mobile God Sunder, tre navicelle e il robot Gotriniton.

L’organizzazione criminale Veleno Nero è interessata alla sua scoperta e lo rapisce. Inutilmente: Sanada si toglie la vita per impedire che possano mettere le mani sulla sua scoperta. Al funerale, cercano di sequestrare anche il figlio Kenta. Lo salva il Dottor Subarasu, collega e amico del padre, che porta il ragazzino alla base God Sunder. Lì scopriamo che Sanada, prima di lasciarci le penne, ha trasferito la sua coscienza in un grosso computer chiamato – vedi caso – Padre, dotato quindi di un’intelligenza artificiale autonoma. Succede in diverse altre serie robotiche (Jeeg robot d’acciaio, Godam, Gordian, per fare qualche nome). È il concetto della superiorità dello spirito sulla materia.

Per evitare che il nemico metta le mani sul Beamler, la God Sunder intraprende un viaggio per il mondo, utilizzando la tecnica del Movimento Istantaneo. A bordo ci sono Subarasu, Kenta, Ova (il robottino che fa da precettore al ragazzino) e i tre piloti del Gotriniton: Shingo, Kiri e Remi.

Secondo la voce narrante, i membri di Veleno Nero provengono dallo spazio. Ragionano in termini economici, calcolando costi e ricavi di ogni strategia finalizzata alla conquista del mondo (e alla sconfitta del robottone). C’è una curiosa simmetria tra buoni e cattivi. Anche Veleno Nero ha un capo: l’imperatore Neurus. È pelato come Subarasu e lo si vede spesso in ombra. Ha anche un computer, chiamato, però, Madre. E ai tre piloti di Gotriniton corrispondono tre generali.

Tra loro spicca Leonardo Medici Blundall, il vero esteta. Vestiti eleganti, fattezze delicate, lunghi capelli biondi, e ciglia interminabili. Tiene sempre in mano una rosa o un bicchiere di vino, ed è ossessionato dalla bellezza, che a suo dire si nasconde anche in un piano di battaglia o in un combattimento. Lo affascina Remi (nell’ultimo episodio ha pure la faccia tosta di dichiararglielo) e giudica assolutamente rozzi e privi di stile i suoi due alleati. Katarnoff, in effetti, è un isterico. Porta un falco su una spalla e ha una pezza da pirata su uno degli occhi. Lo si vede spesso con un boccetto di tranquillanti in mano, dal quale attinge a piene mani. Quanto a Yatta La Kernagull, terzo generale, è un tipo irascibile dalla pelle color roccia e gli occhi bianchi, privi di iride e pupilla. È sposato con una moglie bellissima e possiede una catena di ristoranti. Nessuno dei tre suscita timore. Al contrario: fanno proprio ridere. Effettivamente, rispetto ad altre serie di questo tipo, l’atmosfera è più “leggera”, sebbene non proprio spensierata.

 

I tre piloti di Gotriniton

Vediamo un po’ quali sono i tre piloti del Gotriniton. Shingo è un capo anomalo: non ha il carisma del leader e non si comporta come tale. La sua navicella è il Re Freccia, che s’inserisce nel petto del robot. Prende in simpatia Kenta e gli insegna a pilotare e a combattere. Per il resto, non sembra avere una personalità molto incisiva. Kiri pilota invece il Fante Errante, che entra dalla gamba destra. È il “duro” del gruppo. La polizia lo ricerca per il suo passato di malfattore nel Bronx. All’inizio mostra una certa insofferenza nei confronti del ragazzino, ma a poco a poco gli si affeziona. Per tutta la serie lo vediamo impegnato nella stesura della sua biografia, che termina nell’ultimo episodio ma che non riuscirà a pubblicare. Remi, infine, è l’unica donna presente su God Sunder. Di madre francese e padre giapponese, ha come navicella la Regina Rosa, il cui ingresso è nella gamba sinistra. Vive nel ricordo di un grande amore scomparso anzitempo. Particolare curioso: grazie alla modalità “Tre per uno”, Re, Fante e Regina formano un robottino, Tri, controllato proprio da Remi. Le basta urlare Tre per uno, per attivarne l’assemblaggio. Questa combinazione non viene utilizzata molto spesso. Anche perché non ci si riesce a far molto.

Shingo, Kiri e Remi non sembrano piloti di robot. Non ne hanno la caratteristiche: sono indisciplinati, non eseguono gli ordini, agiscono sempre di loro iniziativa. Così facendo, si cacciano in guai che avrebbero potuto evitare tenendo un comportamento conforme al ruolo che svolgono. Tre figure anomale, insomma. Proprio come il robottone. Forse è la prima volta che assistiamo ad una simile anarchia all’interno di una serie robotica. E l’atteggiamento del comandante Subarasu non contribuisce molto a normalizzare la situazione. Per lui, la priorità è salvare base e Beamler, anche se poi si fa in quattro per togliere i tre incoscienti dai pasticci.

 

Kenta, il personaggio chiave

La sensazione è che il personaggio chiave sia Kenta. Con il passare degli episodi, la sua figura acquista sempre maggiore importanza. Tanto è vero che il generale Blundall arriva a chiedersi cosa diamine faccia sul God Sunder, dato che non combatte. Si arriva gradualmente a capire che tra lui, il Beamler e Gotriniton esiste un legame più stretto di quanto non si possa pensare. Il ragazzino è cresciuto in mezzo a macchine e robot, sviluppando una sensibilità molto particolare nei loro confronti. Nel secondo episodio afferma che i computer sono suoi amici. Ne comprende i sentimenti. Comunica con loro. È addirittura in grado di controllarli con la forza del pensiero. Si pensi solo al rapporto con Ova, il piccolo robot rosso che gli fa da tutore, costruito dal padre. Lo chiama zietto, e anche se spesso e volentieri non gli obbedisce, prova per lui un affetto che di solito si riserva agli esseri umani o agli animali.

Kenta odia le battaglie: non sopporta che le macchine, di qualunque tipo siano, vengano distrutte. Percepisce le loro grida di dolore quando esplodono o quando sono costrette a distruggere i loro simili. Il suo sogno è giocare con tutti gli uomini e le macchine del mondo.

Non basta. Esiste anche una relazione tra le capacità del ragazzino e l’arma più potente di Gotriniton, il Goflasher. Nel decimo episodio, l’energia Beamler entra nella sua seconda fase. Come conseguenza, il robottone sviluppa la capacità di lanciare un raggio a forma di tridente che parte dalla schiena. Non viene utilizzato sempre (anche perché richiede una grande quantità di energia) e risolve all’istante lo scontro. Nell’episodio 22, in coincidenza del dodicesimo compleanno di Kenta, il Beamler entra nella terza fase. Di riflesso, cambia pure il Goflasher, che diventa verde. Quando il robot nemico viene colpito, si “suicida”. Preferisce autodistruggersi piuttosto che continuare a combattere per Veleno Nero.

Gli ultimi episodi sono un susseguirsi di colpi di scena. A Kenta succede qualcosa. Il computer Padre e lo “spirito” del Dottor Sanada, iniziano il ragazzino ai misteri dell’universo. E lui comincia a sentire e vedere cosa che nessun altro percepisce. Comunica con le macchine e con le entità della natura. Trova addirittura un graffito rupestre raffigurante il Gotriniton. Nell’episodio numero 24 scopriamo finalmente cosa sia il Beamler: un’energia vivente precipitata anni prima sul nostro pianeta (più precisamente nella città di Tunguska, in Russia). È lei che dà vita all’intero universo. God Sunder e Gotriniton sono stati costruiti seguendo la «volontà della Grande Anima».

 

Un finale malinconico

Alla fine, tutte le tessere del mosaico trovano il loro posto. Il tredicesimo compleanno di Kenta coincide con la quarta fase del Beamler. Il ragazzino si trasforma in pura energia e ferma la guerra, pronunciando queste parole: Goflasher è la luce che risveglia l’anima addormentata delle macchine. Nel frattempo, Subarasu, che scopriamo essere una creatura di Veleno Nero, affronta Neurus. Il quale cambia forma, senza sapere che la sua fine è vicina: Kenta manda via i tre piloti da Gotriniton e assume il controllo del robottone, fondendosi con lui.

Dopo avere sconfitto l’imperatore, saluta i suoi compagni d’avventura. Nel cielo si apre un varco dimensionale. Il ragazzino e il robottone lo attraversano, alla ricerca di nuovi mondi da difendere. Sullo sfondo di una musica struggente, una voce narrante racconta cosa accade a ogni personaggio alla fine della guerra. Tutte cose francamente assurde. Nessuno dei tre generali dell’Organizzazione muore, né paga per le proprie colpe. Il che è insolito. L’unica informazione interessante è che di Blundall e Subarasu si perde ogni traccia. Nell’ultimo forogramma compare una scritta, in basso a destra: See you again. Arrivederci.

È difficile stabilire con esattezza a quali principi faccia riferimento il messaggio trasmesso da questo anime. L’attribuzione di un’anima alle macchine potrebbe venire dallo Shintoismo. L’invito ad una convivenza tra macchine ed esseri umani ha, invece, un sapore buddhista. È il concetto dell’universo visto come un Tutto le cui parti sono fra loro in perfetta armonia. Emerge chiaro un ammonimento: non bisogna abusare delle macchine. Come sosteneva il professor Juzo Kabuto, costruttore di Mazinga Zeta, le macchine possono essere buone o cattive. Dipende tutto dall’uso che intendiamo farne.

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