“Il buio dentro” – Antonio Lanzetta


Voto: 5 stelle / 5

Il romanzo “Il buio dentro(La corte editore 2016) è il primo di una trilogia che comprende “I figli del male“, pubblicato nel 2018, e “Le colpe della notte“, pubblicato nel 2019. Il romanzo è stato pubblicato anche in Francia, Canada e Belgio.

Trama

copertina il buio dentro

Cilento, giorni nostri: il corpo di una ragazza viene ritrovato orrendamente mutilato, legato a un albero, mentre la testa è a terra, poco distante. Il commissario De Vivo si vede costretto a chiedere l’aiuto del giornalista Damiano Valente, che è solito analizzare minuziosamente i casi di cronaca locale. Il suo aspetto è inquietante a causa del volto deturpato e l’andatura claudicante, eredità di un brutto incidente che ha subito nel 1985, che ancora lo costringe a portare sempre con sé delle pasticche di morfina.

In quegli stessi giorni venne alla luce il cadavere della sua amica Claudia: un primo amore che non ha avuto nemmeno il tempo di sbocciare. Le modalità in cui l’assassino ha disposto il cadavere gli fanno subito venire in mente Claudia, quelle immagini lo catapultano immediatamente a trent’anni prima.

Nel corso delle indagini, Damiano ha modo di ritrovare i suoi vecchi amici, Stefano e Flavio. Quest’ultimo lo ha conosciuto proprio quell’estate: il ragazzo, dopo la prematura scomparsa della madre, aveva lasciato Torino per trasferirsi a Castellaccio dal nonno.

Recensione Il buio dentro

La lettura di questo thriller è molto scorrevole e piacevole, attraverso i ricordi di Damiano, che cerca un modo per redimersi da colpe non sue, ripercorriamo l’estate del 1985, con dei flashback che si incastrano perfettamente nella risoluzione del caso della ragazza scomparsa con cui si apre il romanzo.

La sua coscienza non gli dà scampo. Lui cerca di non concederne al sadico killer che sta già cercando la prossima vittima di un gioco che non ha alcun senso.

Personalmente Damiano mi ha ricordato molto il Dottor House, un burbero buono, che aiuta gli altri per dare un senso al suo dolore.

Trovo sempre molta autenticità nei personaggi che mostrano la propria sofferenza senza esibirsi come vittime e nutro un rispetto sincero, come fossero i miei più cari amici, verso chi non si incattivisce verso un mondo che nei suoi confronti è stato tutt’altro che magnanimo.

Nel romanzo si parla anche di criminalità: è un aspetto che chiunque abbia intenzione di raccontare il sud non può permettersi di tralasciare, senza correre il rischio di narrare una vicenda ai limiti dell’irrealtà.

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