“Il giuramento sulla città” – Fabio Barone


Voto: 5 stelle / 5

“Il giuramento sulla città” (Carta Canta, aprile 2021) è la raccolta di poesie di esordio del ventottenne Fabio Barone. L’autore collabora con la rivista online “ClanDestino” diretta da Davide Rondoni.

Cos’è Il giuramento sulla città

“Il giuramento sulla città” è divisa in quattro sezioni: Impressioni dalle città, Allegorie del silenzio, L’angelo, La prima vertigine. La scena è dominata da elementi cittadini e contemporanei estremamente “impuri” e prosaici come documentari, macchine, paninoteche, addirittura calciatori. Sono luoghi molto precisi, prevalentemente abruzzesi, tra i quali spiccano Pescara e Francavilla, e in questi luoghi si muovono persone anch’esse molto precise, che rimangono nella memoria con una frase, un’invocazione, un invito.

(…)

il rumore del traffico assopisce mentre

alla stanza fa posto un dilagato eco

di silenzi stretti alle braccia. “Amami”

allora dici, come fossi appena nata.

Recensione

Alcune delle poesie di questa raccolta scorrono veloci come fossero discorsi perché – può pensare inizialmente il lettore – è difficile tirare fuori della liricità da cemento, petroliere e clacson. Ma proprio quando crediamo di aver capito lo schema poetico, ecco che arriva il sollievo della notte o la pace di un giardino a ricordarci che la poesia è lì, negli interstizi.

(…) e fuma, fuma

dai muri la corsa infinita del giorno,

ora che nuda sul letto della città

spoglia di sé tutto ad accogliere il cielo

Mentre Fabio Barone si muove tra corso Umberto e il dondolio di un treno, noi siamo sorpresi da quello che i suoi occhi riescono a cogliere. Nei suoi versi le immagini si rincorrono e chiamano altre immagini, senza sosta, in fitti enjambement e stacchi di strofa.

(…) Ho gli

occhi pieni di lacrime, labbra viola

di troppo vino per aver bevuto il

vento (…)

Insieme alla dicotomia dentro/fuori, cemento/natura, arido/fertile è molto forte anche la relazione io/tu, resa dalle incursioni continue della prima e della seconda persona singolare in un filo narrativo che è condotto principalmente da uno sguardo esterno.

(…) vedi

com’è mancato il tempo in questa

domenica di vago sentore d’api,

non c’è guerra nel cielo aperto

il volto si serra a seguire l’appennino

dei piedi (…)

Viene voglia di riconsiderare anche noi lo spazio urbano da depauperante a funzionale alla relazione con l’altro, in cui il miracolo è dietro l’angolo e la Grazia può raggiungerci sotto le spoglie di un mendicante. Dopo un anno di pandemia, che ha aumentato le distanze, la poetica di Fabio Barone arriva a ricordarci che la bellezza è sempre possibile, si annida negli scorci fra i palazzi, “nel doppio volto delle pozzanghere” e perfino in un’officina.

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