“Il libro delle case” – Andrea Bajani


Voto: 5 stelle / 5

Tra i romanzi pubblicati in questi primi mesi del 2021, un posto di rilievo spetta all’opera di Andrea Bajani “Il libro delle case” (Feltrinelli editore) per l’originalità della costruzione narrativa, per il gioco a incastri creato ad arte, per l’energia che emana e che spinge il lettore a procedere pagina dopo pagina.
A buon diritto, il romanzo è tra i dodici finalisti della LXXV edizione del Premio Strega.

Trama de Il libro delle case

La vita di un uomo non è un sentiero diritto e lineare, ma un insieme di tessere di un mosaico da ricostruire per comprenderlo pienamente. Un insieme di flash, di momenti scolpiti nella memoria e custoditi nei luoghi dove la vita è fluita di più: le case in cui abbiamo vissuto.
Questa è la storia di un personaggio, che per convenzione sarà chiamato “Io”, dalla nascita fino al 2021, attraverso frammenti di tappe significative: la famiglia d’origine, le vacanze al mare, la nonna, Parigi, il matrimonio e Tartaruga, sua fedele amica. La storia viene raccontata tramite le case, reali o simboliche, che hanno segnato la sua esistenza, con continui salti temporali che infrangono e mescolano sprazzi di vita.

I personaggi che ruotano intorno a Io non hanno nomi propri, ma solo definizioni generiche – Madre, Padre, Sorella, Moglie, Bambina, Donna con la fede – che segnano il rapporto con il protagonista mediante accenni di realtà frantumata.

Quando entra nella Casa delle parole, si toglie le scarpe e le lascia accanto alla porta, parallele. Quando si sfila dalle scarpe e illumina lo schermo del computer, Io si trasferisce in un posto dove Moglie non esiste. Tutti i giorni, afferra il capo della corda di parole che vede nello schermo, ci si aggrappa e scende giù, fino a sparire in basso, nella luce….Di quello che Io vede in quelle ore, resta traccia forse solo nel suo sguardo.”

Talvolta le vicende di Io si intrecciano con eventi storici di portata nazionale: il rapimento di Aldo Moro o la morte di Pasolini, anch’essi accennati e frammentati, simbolo dello scorrere degli eventi nelle nostre esistenze e del segno che lasciano.

Recensione

Nel difficile periodo storico che ha travolto le nostre vite, la casa ha assunto una dimensione speciale. Rifugio, difesa, ritrovo, ma anche gabbia, involucro o semplice sfondo nel trascorrere del tempo. “Il libro delle case” dà un valore nuovo al luogo in cui viviamo, abbiamo vissuto o trascorso attimi significativi.
Gli oggetti inanimati che circondano il protagonista, descritti minuziosamente, sembrano prendere vita attraverso un cigolio o uno schiocco, nascondono segreti inconfessabili, trasmettono messaggi in codice, dividono, uniscono, diventano passato, presente e futuro.

Alcune case corrispondono a luoghi reali, altre rappresentano il mondo interiore di Io e alcune restano nella memoria per la poesia che emanano, come la “Casa del persempre” (l’anello nuziale) o la “Casa della voce” (la cabina telefonica) e ci aiutano a comprendere quanto ampio possa essere il nostro concetto di “casa”.

Si sdraia sul pavimento della casa, chiude gli occhi e comincia a respirare piano. Poi li riapre e guarda la costellazione di lettere incisa sul soffitto; in una specie di sospiro sillaba il nome che c’è scritto, il che un po’ conforta un po’ fa male. Dall’alto di quel firmamento, Moglie lo guarda e lo protegge.”

La narrazione procede in maniera estremamente oggettiva, le descrizioni si succedono capitolo dopo capitolo in maniera sistematica, i dialoghi sono ridotti al minimo, ma nonostante ciò la curiosità aumenta pagina dopo pagina. Andrea Bajani è riuscito ad inserire in maniera magistrale quel pizzico di mistero capace di affascinare e coinvolgere, anche solo aprendo una porta o spostando una tenda.

E’ un racconto fatto di silenzi e proprio il silenzio talvolta diventa il vero protagonista. I silenzi rapiscono il lettore per il mondo che nascondono, un mondo fatto di occhiate, passioni, bocconi amari da ingoiare. Anche nei momenti di tensione, quando le urla sembrano diventare più forti, il tutto appare ovattato da pareti, divani, armadi, sedie che assorbono il dolore e lo custodiscono per sempre.

E’ un dialogo tra specie, tra armadi, comodini e tavole in cucina, tra le tarme, il fremito elettrico del frigo e gli schiocchi di assestamento con cui il legno dice che anche senza le radici non è certo meno vivo. E’ un dialogo discreto, che non prevede orecchie umane.”

Il romanzo si è rivelato una straordinaria sorpresa. Ogni tentativo di riassumerlo o commentarlo sminuirebbe la portata dell’opera. Bisogna solo iniziare la lettura ed essere travolti dall’energia e dalla poesia che sprigiona.

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