“Il mastino dei Baskerville” – Arthur Conan Doyle


Voto: 5 stelle / 5

La recensione che state per leggere è il risultato della conversazione che si è avuta in merito al primo libro proposto dal nostro gruppo di lettura, appunto Il mastino dei Baskerville di Arthur Conan Doyle, il terzo romanzo giallo che ha come protagonista il celeberrimo investigatore Sherlock Holmes.

I vari “pezzi” sono stati messi insieme dalla nostra Adelaide Landi, che riporta in prima persona la propria recensione, in terza i commenti degli altri membri. Ricorda che anche tu puoi scrivere la tua, nei commenti.

Di Arthur Conan Doyle abbiamo recensito anche “Uno studio in rosso“.


La recensione di Adelaide Landi

copertina de "il mastino dei Baskerville" - Sherlock Holmes

La lettura di questo giallo è molto piacevole anche per chi, come me, non è appassionato del genere. Semplice e scorrevole, il racconto di Watson non trasmette la solita tensione che ci si aspetterebbe mentre si sta tentando di risolvere un caso di omicidio. Si può dire che “Il mastino dei Baskerville” non sia un giallo per come è raccontato, ma lo è necessariamente per quello che racconta. Si può forse lecitamente definirlo un giallo intriso di “English humour”.

Mi ha molto colpito la descrizione dettagliata dei personaggi, a cui forse sarà abituato chi è appassionato al genere: investigatori attenti come Sherlock Holmes e il suo fedele Watson devono necessariamente essere degli ottimi osservatori. L’effetto che consegue a tanta minuziosità è un’istantanea immaginazione del personaggio di cui si sta leggendo, come se acquisisse carne e ossa nella mente, ma forse è semplicemente ciò che accade quando si sta leggendo un buon libro. Magari Umberto Eco la pensava un po’ come me quando ha deciso di chiamare uno dei protagonisti de “Il nome della rosa” Guglielmo da Baskerville.

Gli altri contributi per la recensione collettiva de Il mastino dei Baskerville

Stefania Rolla, invece, pur rilevando diverse note umoristiche, ad esempio quando Holmes fa notare gli sbagli a Watson per l’esame del bastone, non ritiene che la narrazione sia così leggera come l’ho trovata io.  Anzi, lo ha sempre considerato un romanzo che accentuava i toni più da paura, tra maledizione, brughiera, l’evaso assassino in libertà e un colpevole da cercare. Proprio un giallo  ben architettato per creare attesa, suspense.

Bisogna dire che Stefania Rolla, a differenza mia, ha letto molti libri della saga, quindi è assolutamente plausibile che abbia colto aspetti che io non sono riuscita a cogliere.

Sicuramente, dice ancora Stefania, la bravura di Sir Arthur è immensa nel descrivere nel rendere i personaggi, dal lord al monello di strada, e i paesaggi, dalla campagna ai sobborghi più oscuri di Londra.

Eco ha fatto un omaggio intenzionale mettendo quel cognome al suo altrettanto logico e sagace investigatore medioevale. Holmes è difficile che si impressioni, si impaurisca, la sua logica non glielo permette, è più Watson il personaggio che può provare varie emozioni e trasmetterle al lettore.

Marco Alleruzzo sottolinea l’attualità di Sherlock Holmes.

Sicuramente, dice, giocano un ruolo a favore sia i vari adattamenti televisivi, ma anche l’epoca non troppo lontana dai giorni nostri.

Il suo metodo di indagine è lo stesso che tendono di riproporre nei gialli contemporanei, pur fallendo talvolta.

Quando Rosalia Ficara lesse per la prima volta Sherlock Holmes, rimase stupita da come tutte le serie tv di crime fossero ‘scopiazzate’ dalle indagini di Sherlock. Lo considera, quindi, molto attuale.

Stefania Rolla più che alla sua attualità, ha sempre pensato a quanto sarà parso rivoluzionario nell’epoca in cui è stato scritto, per quante informazioni riusciva a trarre con la sua capacità deduttiva e con la sue nozioni scientifiche e in vari campi (i vari suoli, i tipi di tabacchi, i tipi di carte etc.) legati al suo mestiere. Un investigatore di allora aveva pochi mezzi in aiuto al proprio cervello. Lo sviluppo di mezzi di indagine scientifica credo sia stato conquista del ventesimo secolo e in ulteriore evoluzione negli ultimi anni (vedi riapertura di casi per utilizzare recenti tecniche acquisite).

Marco Alleruzzo sottolinea che versioni attuali, come quella della famosa serie TV, dimostrano come, nonostante i mezzi moderni, un genio come il suo faccia comunque un’enorme differenza.

Stefania ritiene che, pur nella sua genialità, Sherlock Holmes abbia anche delle carenze, un po’ come le persone che hanno certe sindromi. E comunque, si tratta di un genio molto di fantasia, non lo si trova uno così nella realtà.

Cristina Mosca conclude la nostra discussione considerando che  Sherlock Holmes viene pubblicato negli stessi anni del “Dr. Jekyll and Mr. Hyde” e de “Il ritratto di Dorian Gray”: erano gli anni di Jack lo squartatore, un’epoca oscura, in cui oscure erano anche le strade e l’indice di criminalità era altissimo. La gente aveva paura e il supereroe vittoriano era il poliziotto.

Si ringraziano: Adelaide Landi, Stefania Rolla, Cristina Mosca, Marco Alleruzzo e tutti gli altri membri della community!

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