“Il ribelle” – Carlo Cassola


Voto: / 5

Il ribelle” è uno degli ultimi romanzi di Carlo Cassola. Pubblicato dalla Rizzoli nel 1980, fu definito romanzo storico allora e ridefinito romanzo antimilitarista in seguito. A me è sembrata un’allegoria.


Trama de Il ribelle

Carlo Cassola si è inventato un certo Severiano, santo “per un equivoco”, che nella Roma del quarto secolo d.C. aderisce con convinzione al Cristianesimo e poi ne critica le contraddizioni.

Uno dei temi verso cui lo spinge la vita vissuta è la dicotomia tra l’amore spirituale e l’amore fisico, che si traduce anche nelle riflessioni sulla convivenza tra potere temporale e potere spirituale della Chiesa.

Severiano fa lo scrittore e in quel periodo fare lo scrittore significa impegnarsi politicamente. Del Cristianesimo sposa la parità dei diritti ma alla fine ne critica la degenerazione, ponendosi come un’apostata. “Nell’ultimo opuscolo arrivò a scrivere che, se Gesù fosse tornato al mondo, potere civile e potere ecclesiastico si sarebbero trovati d’accordo per farlo morire”. Il suo è un percorso applicabile a molti Sistemi, perché inizia con la fascinazione di un ideale e prosegue con la constatazione, mano a mano che ci si avvicina, che la purezza di questo ideale viene contaminata da ambizione, debolezze e calcolo.

Recensione

Ho letto con perplessità questo libro, a cui sono arrivata per una challenge che sfidava a trovarne uno pubbicato nel proprio anno di nascita. Da adolescente mi era rimasto un buon ricordo de “La ragazza di Bube” (Premio Strega 1960) e quindi mi sono detta: riprendiamo anche Cassola.

Il risultato è stato un grande punto interrogativo.

Inizio proponendovi la quarta di copertina.

Le ragioni ideologiche che hanno spinto Cassola a scegliere questo periodo per ambientarvi una sua storia interessano poco il lettore comune, che si fa prendere soprattutto dai valori letterari”.

Avete presente quando ai bambini viene detto “Sei troppo piccolo per capire?”. Ecco. Allora, dopo questo preambolo e quasi disturbata dai dialoghi artificiosi e dalla sensazione che questo romanzo ambisse di dire qualcosa di nascosto senza dirla veramente, mi sono messa a frugare nella vita di Carletto.

D’altronde si poteva chiamare scismatico chi era sempre stato rispettoso del dogma? Severiano era un ribelle per costituzione, un indisciplinato per natura… (…) insofferente di ogni forma di disciplina.”

Ero mossa dal sospetto che l’interesse nascosto nel romanzo “Il ribelle” fosse poco legato alla lotta tra i sistemi e più volto a discutere sulla purezza dei sentimenti, sul disinteresse e sulla venialità. Ho immaginato un conflitto con la società letteraria del tempo.

Il sedicente nuovo mondo aveva conservato le brutture del vecchio mondo, aggiungendovi le proprie: l’intolleranza e lo spirito di diffamazione.”

Ho rinfrescato il suo passato antifascista e ho scoperto che “Il ribelle” è definito da qualche parte romanzo politico, da qualche altra parte romanzo antimilitarista e che sulla Treccani on line non è nemmeno citato. Ho scoperto che per le sue scelte stilistiche Pasolini accusò Cassola di tradimento nei confronti della poetica neorealista e che per  il suo successo commerciale dallo Strega in poi, la neoavanguardia lo tacciò di essere la nuova “Liala del ’63”. Mi sono detta: eccolo qua, l’Apostata, quello che senza dichiararlo scivola via dalla sua religione. Quello che ha cercato la purezza tornando alla sua poetica originaria, intimista, volta anche alla perlustrazione dei sentimenti. Eccolo qua, il ribelle.

Anche sotto questa luce, comunque, il romanzo mi è piaciuto poco lo stesso.

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