“Il suono della domenica” – Zucchero Fornaciari


Voto: / 5

Ha lo stesso titolo di una delle sue più celebri e belle canzoni questa autobiografia di Zucchero, “Il suono della domenica” (Mondadori 2011). Dentro a queste semplici parole è racchiuso davvero il suono e il sapore della vita di campagna , di quel mondo agricolo e schietto, fatto di cose genuine e semplici, di cui Zucchero è figlio.


Trama de Il suono della domenica

il-suono-della-domenica-copertinaÈ la storia di una vita raccontata con la chitarra in mano, in una sera d´inverno di fronte al camino, credo che sia il pensiero di ogni lettore avvicinandosi alla lettura di questo libro.

Partendo da un´infanzia immersa nella campagna reggiana, vissuta in una famiglia numerosa fatta di nonni e zii, Zucchero racconta gli anni della fanciullezza, della scuola, facendo un ritratto di sé decisamente senza filtri, mettendosi davanti allo specchio del lettore senza maschere.

Sfilano uno ad uno tutti i personaggi che hanno avuto un ruolo importante nella sua vita e nella sua crescita: dai familiari, al parroco che gli insegna come muovere le dita nella tastiera dell´organo e che si sente orgoglioso quando Zucchero guadagna notorietà, agli amici con i quali inizia a strimpellare.

Sono narrati gli anni difficili in cui la famiglia si trasferisce in Versilia, luogo in cui Zucchero non si sentirà mai a casa, preso in giro dai compagni per il suo accento emiliano e fuori posto in un ambiente fatto per ricchi.

È qui che muove i primi passi nel mondo della musica e, nonostante gli insuccessi, i rifiuti delle case discografiche, niente distoglie Zucchero dal suo intento.

Uno a uno scorrono tutti i più grandi nomi del panorama musicale internazionale, presentati nel loro lato più umano, non come personaggi celebri: Bono Vox, Pavarotti, Eric Clapton, Aretha Franklin solo per citarne alcuni.

E a una a una, scorrendo le pagine del libro, sembra di ascoltare ogni sua canzone, scoprendo il modo in cui queste sono nate: alcune di getto, altre con un lungo e lento lavoro di cesellatura. “Lavoro come un artigiano. Perché anche incidere dischi e preparare tour in fondo può diventare un lavoro come un altro, la stessa storia che si ripete.”

Recensione

Se c´è un aggettivo capace di descrivere il libro, direi che questo sarebbe sicuramente autentico. Siamo di fronte ad un racconto che non vuole stupire con artifici letterari , ma ad una narrazione come quelle che si tramandavano oralmente, da padre in figlio.

Non nasconde nessun particolare, Zucchero, narrando anche il periodo buio della depressione, che ogni volta coincide con i momenti di suo successo maggiore, in corrispondenza dei tour mondiali, ”La solita lotta furiosa tra la voglia di salire sul palco e il terrore di farlo.”

Traspare l´immagine di un uomo estremamente semplice e sincero, abituato a vivere in mezzo alla natura, apprezzando le cose semplici, custodendo i ricordi, la musicalità del dialetto, la nostra lingua, che sa di cucina grassa e di terra che canta, e coltivando gli affetti veri.

Dicono, del resto, che al tempo dei primi poeti, se un artista sedeva sotto un albero, il vento andasse a cantare altrove, per non disturbare la sua musica, e gli uccelli cantassero tutti assieme, per aiutare le sue dita a trovare le giuste armonie.

Molto significativo l’affetto verso il padre, un lavoratore instancabile, poco incline alle dimostrazioni d’affetto verso i figli, come si conveniva nella cultura contadina del tempo (“Mio padre considerava i baci e gli abbracci inutili esercizi esibizionistici”), ma che poi si commuove guardando il figlio in TV sul palco di Sanremo, il padre che ogni volta che Zucchero tornava da una tournée, sebbene ormai star internazionale, alle sette del mattino lo svegliava per andare a lavorare nei campi, non concependo l´idea che a quell’ora si fosse ancora a letto, anche se ci si chiama Zucchero.

E come quello di nonna Diamante, alla quale Zucchero ha dedicato una delle sue più belle canzoni.

Commovente il racconto di come nasce questo brano, la volontà di voler scrivere una canzone degna della persona a cui è dedicata: per questo Zucchero la affida a Francesco De Gregori, che dopo aver ascoltato il ritratto di questa donna, si chiude in una stanza e dopo due ore ne esce con in mano un brano che è un capolavoro di poesia e dolcezza.

Consigliato a chi voglia conoscere il percorso di vita di uno dei più grandi cantautori italiani del nostro tempo. Non si tratta solo di una autobiografia, ma del racconto di un mondo, quello della campagna reggiana, fatto di sani valori indissolubili, come la famiglia, il rispetto, il lavoro, l´amicizia; non sarà stilisticamente un caso letterario, visto il linguaggio a tratti scurrile e magari più adatto ad un racconto orale che a quello scritto, però è altresì un modo per considerare il lettore come un amico, al quale confidare il proprio vissuto.

Voglio invecchiare bene, musicalmente parlando, tanto a questo punto cosa mi può succedere, vendere un po’ di meno?. E chi se ne frega, tanto il mercato dei dischi ormai si sta dissolvendo, e allora basta compromessi, voglio fare solo quello che sento. In questa frase è racchiuso tutto Zucchero.

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