“La bambina dagli occhi d’oliva” – Davide Grittani


Voto: 5 stelle / 5

Alcuni vendono sogni. Altrettanti li comprano. Molti li frantumano. È quanto accade ai protagonisti de “La bambina dagli occhi d’oliva”, il nuovo romanzo del giornalista e scrittore Davide Grittani (Arkadia Editore, Collana Sidekar, 2021). Ringraziamo la casa editrice per la versione pdf in omaggio.

Chi ha letto “La rampicante” – pluripremiato romanzo sull’etica del dono in relazione al trapianto di organi -, sa che Grittani non teme di affrontare argomenti scomodi. “La bambina dagli occhi d’oliva” non fa eccezione.

Infatti il romanzo ricostruisce a posteriori la fenomenologia di un abuso, dimostrando quanto la letteratura possa a suo modo vendicare le offese subite dai bambini. Quelle indelebili che feriscono per sempre.

Un testo di densa originalità scandito in tre parti che, come una tragedia greca, impone una riflessione su responsabilità e colpa.

Elegante e prepotente la scrittura, capace di agganciare il lettore con un incipit in medias res immersivo ed angosciante. Ricco e tagliente il lessico, impostato sul doppio binario di vista e olfatto. Numerosi termini, attinti al campo semantico della malattia, concorrono a delineare un’atmosfera plumbea, malsana, dai tratti espressionisti.

Trama de La bambina dagli occhi d’oliva

L’io narrante è Sandro Tanzi, inetto figlio di papà della buona borghesia capitolina, che a quarant’anni coglie l’occasione per debuttare nel mondo del lavoro come gestore di una sala scommesse. Ad aspettarlo a casa c’è Alexa, specchio domotico del suo isolamento sociale.

Si presenta al lettore mentre scannerizza implacabile i frequentatori del Winner, questo il nome del locale: degli “zombie”, “malati terminali di gioiose solitudini”.

Il cliente, che vale solo quando spende, viene da lui classificato secondo precisi modelli: il ludico, il seriale, il piantagrane, il capobranco e il gregario. Ognuno è attirato dal miraggio di un guadagno che l’ebbrezza del rischio alimenta.

Svuotare le loro tasche è il suo godimento.

È così che Sandro Tanzi demolisce i sogni altrui. Di suoi non ne ha mai avuti.

Il profumo

Angela Capone, detta Angelica, è la nuova inquilina affascinante e misteriosa dell’appartamento ubicato sopra quello di Sandro, in un palazzo definito “cimitero per i vivi”. A segnalare la sua presenza un profumo intenso e dozzinale, che l’uomo insegue come un amo da cui desidera farsi catturare. È proprio seguendo la scia olfattiva che la sua sfera emozionale si metterà in moto.

Angelica – non poteva chiamarsi diversamente -, è “una donna sfuggente cui non sa sfuggire”.

Sandro si innamora di questa coetanea autenticamente imperfetta. Sempre in posizione di guardia, sincera ed omissiva, i cui rami emotivi tendono verso il buio. La rapidità e l’intensità dell’innamoramento hanno nel vissuto del 40enne una giustificazione psicologica, prima che narrativa.

Lei dichiara di occuparsi della vendita di appartamenti.

È così che Angela Capone vende sogni. Lei i sogni non se li può permettere.

Destini incrociati

Le loro strade si incrociano durante la ristrutturazione dell’appartamento di Angela quando, sotto la vecchia carta da parati, il muro riporta alla luce un disegno.

Un graffito dai tratti infantili. Pochi particolari, spia di un evento traumatico, raccontano ciò che non è stato verbalizzato, forse perché non compreso. La domanda è: chi è stato raffigurato e da chi? In breve tempo l’investigazione a ritroso spinge Sandro ad imboccare una strada molto pericolosa.

Poco dopo all’improvviso, un personaggio vicino al protagonista muore, lasciando una lettera. A corredo, biglietti sibillini dai toni apocalittici nelle mani di un indiano di nome Farouk.

Un’anima divisa in due

Farouk svolge un ruolo decisivo nell’economia del romanzo. È uno dei pochi contatti sociali di Tanzi, per motivi che lascio al lettore scoprire. Anche lui conosce il dramma dell’infanzia violata, perché proviene da un Paese dove spesso gli individui per sopravvivere si privano dei bambini.

È venuto in Italia per realizzare un sogno. Ma, con una svolta sorprendente, decide di cambiare il suo destino per sempre.

Spinto dall’intima necessità di fare la cosa giusta, Farouk sceglie di non avere più sogni.

Un disegno parla, una lettera suggerisce. Nuove prove confermano. Chi sa, non ricorda. Chi ricorda, vorrebbe dimenticare. Chi non sa, vuole conoscere. Sandro Tanzi riuscirà a decifrare l’abuso infantile cristallizzato dal disegno. Ma a un prezzo altissimo.

Recensione

“La bambina dagli occhi d’oliva” è un avvincente romanzo claustrofobico che intrappola azione e personaggi in spazi chiusi.

In primis la sala scommesse che assorbe la vicenda: un non luogo, per usare la definizione dell’antropologo francese Marc Augé, dove i frequentatori assumono temporaneamente l’identità collettiva del giocatore. Una casa di riposo che garantisce il lusso di dimenticare. Oppure una dimora che non ha saputo proteggere l’infanzia.

Roma città aperta

Anche se il nome della città eterna non compare mai, il romanzo è ambientato in una Roma caotica, labirintica, dissonante: traffico congestionato, torri di rifiuti, sciami di turisti, pony express che parcheggiano solo in seconda fila, centri storici e non che hanno perduto la loro identità. Una “cirrosi di etnie” che tradisce l’altra faccia della globalizzazione.

Anzi, la capitale stessa sembra un gigantesco non luogo dove le persone incrociano le loro solitudini, senza entrare in relazione tra loro.

“La bambina dagli occhi d’oliva” di Davide Grittani regala suspense ed emozioni con una scrittura che non lascia indifferenti.

Dolores O’Riordan, leader dei Cranberries, è stata vittima di reiterati abusi da parte di un adulto vicino alla famiglia.

Il romanzo di Grittani è dedicato a lei.

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