“La casa degli sguardi” – Daniele Mencarelli


Voto: 5 stelle / 5

Nel 2018 Mondadori proponeva il primo romanzo di un poeta, Daniele Mencarelli: “La casa degli sguardi”. A febbraio 2020 , l’anno in cui Mencarelli vince il Premio Strega con “Tutto chiede salvezza”, ecco uscire lo stesso romanzo per la collana Oscar Bestseller. Lo ha scelto come libro di giugno il gruppo di lettura EquiLibro di Pescara e io sono contenta di aver iniziato a conoscere questo autore dal suo primo libro di narrativa, che ha vinto i Premi John Fante, Severino Cesari Opera Prima e il premio Volponi.


Trama di La casa degli sguardi

Il romanzo è di matrice autobiografica e racconta l’esperienza che l’autore ha fatto nell’ospedale Bambino Gesù di Roma, entrando in stretto contatto con i reparti e sfiorando le sofferenze e i miracoli che accadono lì dentro. Ma per una persona sensibile come lui basta pochissimo per lasciarsi imprimere da quello che vede. Lo metabolizza, se ne ammala quasi. In lotta con l’alcol, ha la possibilità di risintonizzarsi con la vita di fuori.

Recensione

Basterà dire che alla prima pagina è scattata la prima piegatura.

“Mia madre è una rabdomante sfortunata, la sua acqua sono tre figli da custodire, (…)”

Alla seconda pagina è scattata la seconda piegatura.

“La poesia non cura, semmai apre, dissutura, scoperchia”.

la-casa-degli-sguardi-copertinaMi è stato quindi abbastanza chiaro che mi aspettava uno stile intenso che mi avrebbe incatenato. Così è stato, infatti. Il romanzo procede quasi su due piani: per la maggior parte del tempo abbiamo il privilegio di essere nella mente del narratore, che subisce la realtà, le sue fragilità e cerca perdutamente la dimenticanza. Per il resto, siamo con lui in mezzo alle persone e le sentiamo parlare in romanesco, fare scherzi triviali e alzare un velo di diffidenza di fronte alla sua diversità: una diversità che, curioso a dirsi, non viene percepita nella sua dipendenza bensì nel suo dono, la scrittura.

Scoprire che è anche un poeta marca inevitabilmente una distanza con i suoi pari; ma la poesia tornerà nella sua peculiarità salvifica, si farà dono, e farà da preludio a questo libro.

Mentre assistevo alla sensibilità di un poeta farsi prosa non potevo fare a meno di pensare a Boris Pasternak, l’autore diventato famoso per il romanzo “Il dottor Zivago”, ma che di fatto prese il Nobel per la Poesia.

Ne “La casa degli sguardi” è possibile osservare una poesia che aiuta a dare un nome alle cose ma non le crocifigge; si fa testimonianza ma non delirio; e accompagna verso la risoluzione.

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