“La chiave di Sara” – Tatiana De Rosnay


Voto: / 5

Recensione e trama de La chiave di Sara. Romanzo scritto da Tatiana De Rosnay e pubblicato da Mondadori nel 2007. Un bestseller che ha avuto anche un adattamento cinematografico.


Trama

copertina romanzo la chiave di sara

Parigi, luglio 1942. È notte quando la polizia francese bussa alla porta di casa Starzynski in Rue de Saintonge. La famiglia di Sarah è ebrea e sta per essere deportata. Ha dieci anni Sarah, presto ne avrà molti di più, e non immagina il destino che li attende: pensa che faranno presto ritorno a casa e così, in un impeto di protezione quasi materno, decide di chiudere il fratellino di quattro anni nell’armadio a muro, nascondiglio di tanti loro giochi. Michel non ha paura, ha fiducia nelle parole della sorella, che porta con sé la chiave di quell’armadio, dopo averlo messo al sicuro da quegli uomini.

Sessant’anni dopo, Julia, una giornalista americana che ha sposato un uomo francese e vive da anni a Parigi, deve scrivere un articolo su quelle vicende così oscure nella storia recente della Francia: Julia scopre che la maggior parte dei francesi non ne sa nulla, è come se avessero preferito dimenticare piuttosto che vergognarsi.

 

Recensione La chiave di Sara

Il modo in cui questo romanzo, La chiave di Sara, è scritto mi avrebbe permesso di leggerlo tutto d’un fiato, in qualche ora, anzi lo avrebbe richiesto: l’autrice è molto brava a creare curiosità e suspense, Sarah e Julia sono delle ottime compagnie; i capitoli sono brevi e si interrompono nel punto in cui non puoi far altro che continuare a leggere. È il classico libro, che purtroppo io trovo molto difficilmente, in cui si divorano parole e pagine senza accorgersene.

Ma non ho potuto leggere tutto d’un fiato, ho dovuto centellinarli quei capitoli così invitanti perché l’essere scritti in maniera eccellente nulla ha potuto per nascondere l’orrore.

I fatti di Parigi dell’estate del 1942 vanno appresi a piccole dosi in una dieta necessaria per non essere schiacciati dall’angoscia. Ho letto questo romanzo con la mano sulla bocca e gli occhi dilatati in un’espressione di costante incredulità: sapevo che le deportazioni non avevano risparmiato i bambini, ma leggere una vicenda che ha per protagonisti dei bambini è stato devastante.

La mia fortuna è che non ricordo quasi mai i sogni, perché credo che un romanzo simile possa generare incubi per diverse notti.

L’autrice de La chiave di Sara è molto brava a ricostruire l’autenticità del periodo storico e dei luoghi: percorrere quelle stesse strade sessant’anni dopo intimorisce molto Julia, le sembra di poter vedere le facce di chi vide e tacque, di poter sentire le voci di chi parlò e si oppose.

Io ho percepito anche altro: il calore umano, la bellezza di anime che, senza esitare, hanno provato nella maniera migliore ad aiutare ebrei come Sarah. Nella semplice grandezza dei loro gesti ho percepito la loro immortalità.

Il tormento di Julia e quello di suo suocero è il pilastro delle vicende del 2002, sono speculari a quello di Sarah e non hanno dato scampo nemmeno a me.

L’autrice, francese, attraverso la sua protagonista, Julia, che è americana, non mi ha lasciato una bella immagine dei francesi: li descrive come un popolo insensibile, persone piene soltanto di sé e senza nessuna premura verso il prossimo. L’impressione che ho avuto leggendo La chiave di Sara è che anche l’autrice sposi questa tesi, ma forse è soltanto perché non sa spiegarsi come la polizia francese abbia sottostato agli ordini dei nazisti, forse è il suo modo di puntualizzare che se lei avesse vissuto a Parigi nel 1942 non sarebbe rimasta a guardare.

 

Adelaide Landi

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