La necessità della lettura

Ciò che oggi si dovrebbe fare è di insegnare un po’ a leggere. Quelli che sanno leggere, ormai, si contano sulle dita di una mano.

Sembrano parole scritte adesso. Invece no. Sono tratte dall’articolo Barbe finte. Autore, Giuseppe Ungaretti. Anno, 1926. Si trova alle pagine 116-122 del Meridiano Mondadori intitolato Vita d’un uomo. Saggi e interventi. A quanto pare, nello scorso Millennio le cose non andavano granché diversamente. E forse ancora adesso non si capisce quanto fondamentale la lettura sia. Niente di nuovo sotto il sole, diceva quello. E non aveva mica torto, eh. Oddio, la letteratura è fatta così. Vive di se stessa. Sono sempre le stesse cose, che girano. I problemi si ripropongono. Con impressionante cadenza.

Immagine simpatica con due ragazzi che si avvicinano alla lettura

Chi collabora a una rivista letteraria non tarda ad accorgersene: la gente che scrive, non legge. O meglio, legge soltanto se stessa. Così facendo, rifiuta il confronto. Non cresce. Lo scrittore è anzitutto un uomo. Possiede sensibilità e cultura. Ha vissuto esperienze e commesso errori. Quando scrive, organizza questi materiali secondo la propria visione del mondo, che è (naturalmente) diversa dalla nostra.

A cosa serve la lettura

Leggere è questo. Accostamento. Comparazione. Raffronto.
Ma è anche questo. Accrescimento. Sviluppo. Progresso.
Se mancano, non c’è nulla. Soltanto qualcosa che permane identico a se stesso. Senza possibilità alcuna di evoluzione.
Il muscolo che non viene allenato, si atrofizza. Non scompare, ma si ferma. Cristallizzato nell’immobilità.

Ecco perché c’è un sacco di materiale scadente, in giro.
Lo producono “scrittori” che non hanno letto. Quindi non sanno di ripetere (male) cose che altri hanno già fatto (prima e meglio).
Eppure è così semplice.
Basta solo essere pratici.

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