“La sabbia brucia” – Fausto Vitaliano


Voto: 4 stelle / 5

“La sabbia brucia. Le ultime indagini del commissario Misticò” è un noir di Fausto Vitaliano. Pubblicato da Bompiani a giugno del 2021, è ambientato in Calabria, nel paesino di San Telesforo Ionico. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea in omaggio.

Trama de La sabbia brucia

Gori Misticò torna nel suo paese perché a Milano non può starci più. Il suo lavoro sotto copertura è saltato ed è meglio che lui stia lontano per un po’.

Nel risolvere casi di mogli “sparute” e furti di reliquie, il commissario si ritrova a fare i conti con una mentalità che nel Nord Italia aveva quasi dimenticato, compresi la chiusura di carattere, il misticisimo e le intricate reti di rapporti sotterranei.

Recensione

Ho trovato “La sabbia brucia” un libro che scorre bene e che sosta sui personaggi il tempo necessario. Ho in mente altri noir ripetitivi e forzati, con molti cliché e molte frasi fatte. Le descrizioni di Vitaliano, invece, anche quando sfiorano il macchiettistico hanno una resa tridimensionale che ho apprezzato.

“Volevo salvarti. E invece tu hai salvato me. Un’altra volta”.

La lettura scorre agile, soprattutto quando si tratta della vita di paese. La trama si divide in tre parti e in tre piani temporali: l’infanzia dei tre amici Gregorio, Michele e Nicola; il 2014, con il ritorno di Gregorio in paese; e il 2018, durante un intervento chirurgico molto importante.

Le indagini del commissario, pragmatico e sbrigativo, si incrociano con il mondo della religione, della superstizione e dell’esoterismo. Il tutto in una Calabria tanto spigolosa e riarsa quanto luminosa, marina.

“Anche quella terra era amorevole e vendicativa, che se la amavi ti amava, ma appena ti distraevi ti chiedeva severamente conto. (…) Taluni sostengono sia fatta a forma di virgola, ma in verità la Calabria è una parentesi chiusa in mancanza di una aperta. Arrivi qui per terminare un discorso, non per cominciarlo”

Un altro personaggio importante e non invasivo del libro è la lingua. È stato scelto di alternare l’Italiano al dialetto calabro non solo nei dialoghi ma anche nella voce narrante. Questo può sembrare un richiamo a Camilleri o De Giovanni; la percezione che abbiamo, comunque, è di affondare anche noi i piedi nella misteriosa terra calabra e di empatizzare con la semplicità dei paesani.

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