“La scuola dei giusti nascosti” – Marcello Kalowski


Voto: 4 stelle / 5

Lo scrittore romano di origine polacche Marcello Kalowski, alla sua seconda prova letteraria, ne “La scuola dei giusti nascosti” (Besa 2019) racconta l’amicizia complessa tra la figlia di un gerarca fascista e una ragazzina del ghetto. Qui vediamo quando la scuola diventa il luogo di protezione di un affetto, di un rapporto unico e profondo. Quando la scuola non è solo tale, ma è vita, quella vera, quella giusta.

Trama de La scuola dei giusti nascosti

La storia narrata, si snoda intorno all’amicizia tra due ragazzine, la prima figlia di un gerarca fascista e la seconda facente parte di una famiglia del ghetto ebraico. Le giovani sono legate dall’amore viscerale che hanno entrambe per la scuola, vissuta come unico mezzo per vincere l’ignoranza e l’intolleranza e soprattutto come unico luogo in cui poter coltivare la loro amicizia, sentendosi al sicuro

“Passeggiavo sotto il sole di Settembre e, come capitava spesso, senza possibilità di far cambiare loro percorso, i passi le guidavano in direzione della scuola. Forse per un impulso incontrollabile, o forse per un richiamo cui era impossibile resistere, ancora una volta si erano trovate a rasentare le mura di quella fortezza, a sollevare lo sguardo verso la finestra della loro classe, a indugiare davanti al portone chiuso…”

Michela e Sara sono i nomi delle protagoniste e poi c’è Angelo, il bidello, una figura positiva, che fa da contorno a vicende intrise di speranza, incastonate in un tempo fortemente triste e minaccioso.

Le due ragazzine tentano di andare contro i canoni che il momento impone e la stessa Michela, non teme la reazione di suo padre, quando le mostra le fotografie che la ritraggono in compagnia dell’amica, nel ghetto. Sì, perché la ragazza ha voluto e pregato Sara, di poter assistere a una cerimonia ebraica. “Pensi che i tuoi genitori sarebbero disposti ad accogliermi durante il Rosh-ha-shanà?” chiede Michela. Di fronte alle perplessità di Sara, insiste “…pensi che i tuoi accetteranno di accogliere una gentile alla loro tavola?”. Michela comprende che l’atmosfera che si vive in famiglia non è quella giusta, che lei, pur essendo una goccia in mezzo all’Oceano, ha il dovere di provare a sconfiggere la malvagità..

Recensione

Protagoniste indiscusse di questo La scuola dei giusti nascosti di Marcello Kalowski, sono due giovani vite che si destreggiano in un’epoca fatta di violenza antisemita, di razzismo radicato, che non conosce un perché. E’ caratterizzata da quel Male che trova le sue radici in tutte le sfere sociali, da quella politica a quella culturale, sino a toccare le corde dell’indubbia immoralità.

In questo contesto emerge in maniera potente e per certi aspetti prepotente l’energia dei protagonisti, che tentano, con successo, di rallentare l’ingranaggio della macchina antisemita, utilizzando, come mezzo efficace, proprio la scuola. Le due ragazzine nutrono una passione incondizionata nei confronti dell’ambiente scolastico che le ospita, vissuto come un luogo, donatore non solo di cultura, ma anche di profonde lezioni di vita. Stupiscono le vicende raccontate da Kalowski, se si pensa alla struttura della scuola fascista, dove i bimbi e i ragazzi erano solo dei numeri da educare alle norme dettate dal regime. In questo caso, qualcosa non funziona o di contro funziona a favore della libertà.

Proprio nella scuola fascista di Roma, la macchina dittatoriale fa difetto, trova quel sassolino che ne rallenta il meccanismo. Una piccola pietra, sicuramente incapace di fermare la distruzione. Il ghetto di Roma, infatti, viene spazzato via nell’Ottobre del 1943 e tutti gli abitanti trasportati nei campi di concentramento. Angelo e Michela, saranno, comunque,  la voce di Sara nel treno della memoria, resteranno gli onesti, che, forse inconsapevolmente, rappresenteranno il riscatto della giustizia umana.

Lineare e asciutto lo stile narrativo di Kalowski, forte nella sua semplicità, ricercato e singolare nella sua genuinità, capace di esaltare all’ennesima potenza fatti ed emozioni, rimanendo nella riservatezza linguistica di chi è capace di sottili ed energiche comunicazioni.

Anna Lattanzi

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