“La serie di Oxford” – Guillermo Martínez


Voto: 5 stelle / 5

A firma del matematico argentino Guillermo Martínez, “La serie di Oxford. Le indagini del professor Seldom, Vol. 1” è la prima indagine noir di un docente universitario scozzese, Arthur Seldom. Ha ispirato un film del 2008, “Oxford murders – Teorema di un delitto”, con Elijah Wood e John Hurt. Consigliato a chi ama i gialli classici.

Prof. Martinez e prof. Seldom

Bienvenido, prof. Martínez, matematico argentino non ancora sessantenne, scrittore di gialli tradotto in quaranta lingue. Benvenuto tra i lettori italiani, con “La serie di Oxford. Le indagini del professor Seldom, Vol. 1”, tra i tascabili Marsilio Universale Economica (ottobre 2021, 200 pagine, 10 euro).

Ecco la prima indagine noir di Arthur Seldom, un altro docente universitario (immaginario). C’è da fare le presentazioni, quindi. Fisicamente è un uomo molto alto, dall’espressione quasi sempre concentrata e pensierosa. Fronte ampia, occhi piccoli e tondi, una vistosa cicatrice sul mento. Dimostra 55 anni, anche se una certa energia nei movimenti gliene risparmierebbe qualcuno. Professionalmente, è leggendario tra i matematici di tutto il mondo, uno dei quattro geni della logica, al momento in cui si svolgono i fatti narrati, nell’estate 1993. Nella sua testa si organizzano le coerenze matematiche più profonde.

Parla con un armonioso accento scozzese, ma riesce anche ad esprimersi in perfetto spagnolo, con una lieve cadenza portegna, condizionata dalla prima moglie, argentina di Buenos Aires.

Guillermo, impronunciabile dagli Inglesi

Il particolare non può che mettere a suo agio l’io narrante di questo romanzo e della serie. Giovane argentino, anche lui bonaerense, è ad Oxford con una borsa di studio, per approfondire gli studi di logica, dopo la laurea in matematica. Il suo nome non viene indicato, né citato dai vari personaggi. Questo giustifica il sospetto che il neolaureato si chiami Guillermo, pressochè impronunciabile per gli inglesi, inibiti dalla doppia L, che in spagnolo ha un suono simile al nostro GL.

A distanza di anni, l’ex dottorando sudamericano racconta gli eventi che dice finiti sulle prime pagine dei quotidiani inglesi nel 1993, con titoli tra il macabro e il sensazionale. In effetti, avevano fatto scalpore, sebbene Seldom si limitasse a chiamarli soltanto “la serie”, al più “la serie di Oxford”.

Le morti si verificano tutte nell’Oxfordshire e l’argentino è testimone della prima, insieme al professor Arthur, che incontra davanti all’uscio dell’appartamento di mrs. Eagleton, anziana padrona di casa proprio del ragazzo di Buenos Aires. Il giovane sta rientrando nel domicilio dove alloggia, in una camera a pagamento. Il professore vi è stato invece convocato da un ermetico messaggio, sul foglietto ritrovato nella sua casella postale, al Merton College. Era scritto a lettere grandi: “Il primo della serie”, con inchiostro nero da stilografica, oltre all’indirizzo della vecchia signora e all’orario, le 15. Un appuntamento.

Un assassino o una omicida?

All’interno la poveretta è cadavere, sulla poltrona su cui trascorreva gran parte della giornata, dovendo usare una sedia a rotelle per muoversi. Hanno tentato di soffocarla con un cuscino, ma non è morta subito per asfissia. Chi l’ha uccisa, le ha causato un’emorragia dal naso. Se l’omicida è stato un uomo, sarà bastata una pressione delle dita, se una donna avrà esercitato uno schiacciamento con tutto il corpo, fa osservare il medico legale all’ispettore Peterson.

Seldom è scosso. Si sente in colpa. Tempo prima aveva avuto la malaugurata idea di inserire in un suo testo di logica un capitolo sui delitti seriali. Da quel momento era stato tormentato da messaggi di disturbati mentali, che si sentivano in diritto di confessargli ogni genere di crimine. Per questo, sulle prime non ha dato attenzione al foglietto, anzi, l’ha gettato nel cestino. Non senza notare un dettaglio, che ad evento omicidiario commesso si rivela interessante: in fondo al breve messaggio era disegnato un piccolo cerchio perfetto. Anche questo sarebbe legato al capitolo del quale si pente e alla sfida lanciata involontariamente a qualche malintenzionato. Ha ipotizzato che gli assassini siano mossi da pulsioni rozze e che le loro azioni non siano affatto governate da una mente superiore. Inutile cercare delitti seriali che seguono un percorso razionale e killer tanto intelligenti nell’agire, da non farsi scoprire.

Qualcuno potrebbe avere raccolto la sfida: omicidio, messaggio e cerchio sarebbero il primo step di una sequenza, una serie logica.

Intermezzi bollenti con Lorna

È proprio così, come i lettori scopriranno. Lo potranno fare seguendo i delitti, i simboli collegati e i ragionamenti del professore, proposti al giovane collaboratore. Da buon matematico in formazione, è in grado di comprenderli perfettamente. Chi legge potrebbe avere qualche difficoltà, ma non potrà che apprezzare la catena pur sempre gialla dei nuovi eventi delittuosi e qualche divagazione sentimentale del bravo giovane argentino,.

Bollenti gli intermezzi del fuori sede ad Oxford con Lorna, infermiera irlandese disinibita. Capelli rossi, occhi verdi, compagna-avversaria sui campi di tennis, gonnellino sportivo irresistibile, gambe abbronzate. Servono altri particolari? Ulteriore presenza femminile è Beth, orfana e nipote ventinovenne della povera nonna Eaglethon. Una suonatrice di violoncello molto malinconica: odia lo strumento, detesta ogni nota che emette e ha paura che gli altri musicisti se ne accorgano.

Si vuole un’altra ragione per leggere fino in fondo questo primo volume de “La serie di Oxford”? L’assassino intende continuare la serie. Tocca a Seldom fare di tutto, soprattutto ragionare per impedirglielo.

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