“L’annusatrice di libri” – Desy Icardi


Voto: 3 stelle e mezzo / 5

Pubblicato da Fazi editore nel 2019, “L’annusatrice di libri” è il primo romanzo pubblicato da Desy Icardi, che è anche attrice, autrice e regista teatrale. Il libro è stato pubblicato anche all’estero. Della stessa autrice abbiamo recensito anche “La biblioteca dei sussurri“.

Trama de L’annusatrice di libri

Torino, 1957. Adelina ha 14 anni, vive con la zia Amalia, di cui conosciamo la storia attraverso un analitico flashback parallelo alle vicende della nipote, che, oltre a un tetto, le offre molte disattenzioni.

Le mancanze scolastiche di Adelina non passano inosservate all’esigente reverendo Kelley, che la affida alla diligente compagna Luisella.

Le due ragazze iniziano a studiare insieme e Adelina scopre di avere un dono, che è anche una condanna: non riesce a leggere “convenzionalmente” perché annusando i libri riesce a entrare nelle storie come i comuni lettori, ma, dopo queste esperienze, terribili emicranie la tormentano.

Il dono di Adelina fa gola al padre di Luisella, il notaio Vergnano che, con la complicità del reverendo Kelley, sta cercando da tempo di decifrare un antico manoscritto e risollevare le sue finanze. Non sono pochi i misteri che avvolgono la famiglia Vergnano. Con l’aiuto di Adelina, Luisella riuscirà a venirne a capo.

Recensione

Il romanzo ha una scrittura fluida, molto semplice, senza fronzoli. Il tema trattato, che ha certamente del fantastico, non è appesantito da inutili elementi che aiutino il lettore a entrare nella narrazione. La scrittura scorrevole arricchita spesso di sottile ironia, soprattutto nelle descrizioni della zia Amalia, offrono al lettore una storia semplice, seppur inverosimile.

I denti di Adelina affondarono con un certo sforzo nel pane già raffermo, raggiungendo la morbida frittata di spinaci. «Gli spinaci fanno bene,- ripeteva zia Amalia- ti aiutano ad andare in quel posticino lì. Voi ragazzine fate sempre fatica ad andare in quel posticino lì, me lo ricordo».

La donna non provava particolare apprensione per la regolarità intestinale della nipote; la cruda verità era che con un pugnetto di spinaci poteva ottenere una dignitosa frittata utilizzando un solo uovo.”

L’olfatto di Adelina è stato un piacevole narratore di storie anche per me, con una sintesi estrema ma necessaria affinché il fulcro della narrazione restasse Adelina e il suo dono, piuttosto che la letteratura citata. A quest’ultima basta un piccolo accenno per non essere comunque mai in secondo piano: nel romanzo vengono citati Anna Karenina, Jane Eyre, I promessi sposi.

Consigliato per una lettura leggera e molto, molto ironica.

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