“Le lacrime del lago Tai” – Xiaolong Qiu


Voto: 5 stelle / 5

“Le lacrime del lago Tai” (Marsilio 2019) è il sesto libro della serie che Xiaolong Qiu dedica alle inchieste di Chen Cao e che ho divorato con avidità.

La serie delle undici inchieste dell’ispettore Chen, vanto della polizia di Shangai, presenta un impianto psicologicamente credibile ed efficace a sfondo sociale, secondo il formato whodunit all’Agatha Christie.

Principio attivo: agisce sollecitando il lettore a riflettere su aspetti scomodi e poco conosciuti della società cinese contemporanea intorno ai quali matura un omicidio.

Effetti (in)desiderati: poiché Qui Xialong genera una forte dipendenza. Si suggerisce di contattare la libreria più vicina per completarne l’approvvigionamento senza interrompere letture in corso.

Avvisati dal bugiardino, siete ugualmente pronti ad esplorare insieme a me la settima avventura di Chen Cao?

(tempo di lettura: 5 minuti)

Trama de Le lacrime del lago Tai

L’ispettore capo Chen Cao è un trentenne affascinante, poliziotto per caso e fine intellettuale per vocazione. Questa volta accetta obtorto collo l’offerta di trascorrere una settimana di vacanza in un esclusivo Centro Ricreativo per alti esponenti di Partito presso il polo industriale di Wuxi, a ridosso del lago Tai.

Un tempo celebrato locus amoenus per la limpidezza delle acque e la qualità del pesce, ora il lago è gravemente inquinato dagli scarichi chimici che determinano la crescita incontrollata di alghe tossiche. Una diga strategica, però, consente agli ignari turisti di ammirare solo la parte del lago apparentemente incontaminata.

Il bene del Partito impone di salvare le apparenze.

Questo è l’amaro commento di un personaggio ambientalista:

La maggior parte delle fabbriche di Wuxi costituivano un problema. Erano ben lontane dal soddisfare gli standard ambientali e la situazione era aggravata dall’acquiescenza del governo”.

All’inizio del soggiorno di Chen, il direttore dello Stabilimento chimico n.1 di Wuxi viene ucciso nel suo ufficio. Non ci sono segni di effrazione. Il cranio è stato colpito da un pesante oggetto contundente non identificato.

La tentazione di ricostruire l’accaduto è troppo forte per Chen che sceglie di investigare in incognito, affiancando in loco l’ispettore Huang.

Le indagini procedono su un doppio binario. Da un lato ci sono le autorità che individuano come responsabili due ambientalisti di nome Jang e Shanshan, legati a diverso titolo allo Stabilimento chimico. Dall’altro, Chen non esclude piste alternative che, come alghe tossiche, lo invischieranno in uno scandalo ambientale.

Recensione

Ne “Le lacrime del lago Tai” Xialong riesce nell’impresa non facile di fidelizzare il lettore a un drappello di personaggi fissi, evitando il tranello della ripetitività. Il segreto di questo libro è la ridistribuzione dello spazio narrativo assegnato a personaggi ricorrenti.

Vecchio Cacciatore è il grande assente. Vengono quantitativamente ridimensionati il ruolo del fedele detective Yu e della saggia moglie Pequin, insieme alle digressioni gastronomiche, presenti o in funzione della causa ecologista o per romantiche rievocazioni del passato.

Ciò che mantiene alta l’attenzione fino all’epilogo è la figura femminile di Shansan: quasi un’epifania che l’ispettore vede per la prima volta davanti a una taverna fatiscente. Giovane e bella ambientalista, è ingegnere presso lo Stabilimento chimico n.1 di Wuxi. Con lei l’ispettore intreccia un legame di ombre e luci, che viene messo alla prova e dalla fedeltà ad un ideale e dal desiderio di proteggere chi è al nostro fianco.

La dedica del romanzo recita: Per i laghi e i fiumi inquinati della Cina

Il romanzo è uscito per la prima volta negli Stati Uniti nel 2012, nello stesso anno del 18° Congresso del PCC il cui documento finale afferma che “costruire una civiltà ecologica è il nostro obiettivo e il vero futuro del paese”.

Con questo auspicio, che rivolgo al mondo intero, desidero chiudere la mia recensione.

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