“L’ira funesta” – Paolo Roversi


Voto: 3 stelle / 5

“L’ira funesta”, appena riproposto da SEM a luglio 2021, è un romanzo di Paolo Roversi che è stato pubblicato per la prima volta da Rizzoli nel 2013. Ringraziamo la casa editrice per l’omaggio cartaceo. Dello stesso autore abbiamo recensito anche “Il pregiudizio della sopravvivenza” e “Black money“.

Trama de L’ira funesta

Siamo in un borgo della pianura che si affaccia sul grande fiume. Qui, dove fa un caldo da squagliarsi, tutto sembra immutabile, avvolto in un’atmosfera sonnolenta, ma un bel giorno si prende la scena il Gaggina, un colosso di centotrenta chili che, trovando la farmacia chiusa e non potendo quindi usufruire delle pasticchette che terrebbero a bada quel suo cervello stravagante, dà l’avvio ad una serie di eventi.
Poco dopo il Gaggina si chiude in casa insieme agli ostaggi che gli sono capitati sottomano e che saranno allegramente malmenati dall’omone ma anche rifocillati dalla nonna, personaggio alquanto inverosimile, come lo sono, a dir la verità tutti quelli che animano il libro e che hanno come luogo di aggregazione il bar con annessa piscina, centro pulsante dove nascono chiacchiere ed azioni. Proprio nella stessa giornata viene ritrovato un cadavere, ucciso con una spada. Che sia la stessa che il Gaggina brandisce contro chiunque si avvicini?
L’indagine vede coinvolto non solo il maresciallo Valdes insieme all’appuntato e al brigadiere, ma tutta la variegata umanità che confabula, ipotizza, deduce, ovviamente presso il bar del paese.
Personaggi d’ogni genere ruotano attorno alle vicende che dovranno portare al colpevole dell’omicidio.

Recensione

Come definire questo libro? Sulla copertina appare la parola “thriller”, ma di questo genere non ha le caratteristiche dell’aspettativa creata per il lettore, meno che mai la tensione. Un giallo? Anche in questo caso nutro delle perplessità: l’oggetto principale, preponderante non sembra essere il crimine.
E’ un libro dove la fantasia la fa da padrona, inventando situazioni irreali dentro cui i personaggi, altrettanto irreali si muovono (ad esempio l’assedio infinito alla casa del Gaggina dove non manca nessuno come spettatore). La descrizione dell’ambiente è ciò che nel racconto lascia maggiori suggestioni perché appare reale, non contraffatto:

Sui campi gialli non tirava un alito di vento e perfino le cicale tenevano a bada il loro concerto per risparmiare le forze. Il Po scorreva lento come un ciclista in salita, acque basse e scure e zanzare senza parsimonia a fare lo slalom fra i pioppi.

E ancora:

Il culto del bar, la piazza come ritrovo, il dialetto per esprimere i concetti più profondi, precisi come solo una lingua non scritta e codificata riesce a fare. La schiettezza dei gesti e della commedia della vita…

Il libro ha il pregio di agganciarti con le prime pagine con un umorismo dosato e azzeccato. Via via che si prosegue nella lettura scene rocambolesche si susseguono lasciando una certa perplessità.

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