“L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre” – Marilù Oliva


Voto: 5 stelle / 5

Una storia ha sempre molteplici punti di vista, si può guardare e raccontare da diverse angolature. Gli occhi delle donne raccontano il viaggio per eccellenza, l´Odissea, e il suo protagonista Ulisse, nel nuovo libro di Marilù Oliva “L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre” (Solferino, febbraio 2020).

Di Marilù Oliva abbiamo recensito anche “Biancaneve nel Novecento” e “L’Eneide di Didone“.


Trama di L’Odissea raccontata da Penelope

Nell’ultima pagina del libro è scritta una frase che fa riflettere:

“Se le tante donne incontrate non gli avessero teso una mano, Odisseo – forse – sarebbe ancora in viaggio”.

Certo, Ulisse è l´eroe che non teme niente e nessuno, che affronta innumerevoli pericoli con il coraggio e la scaltrezza che gli sono stati dati in dono, ma che piega avrebbe preso la storia se al suo fianco non ci fosse stata la Dea Atena a proteggerlo in maniera invisibile?

E cosa ne sarebbe stata di Itaca e del suo trono se Penelope non avesse avuto la pazienza di aspettare , l´ arguzia di difendere il posto del marito?

Recensione

Le donne dell´Odissea sono descritte dall’autrice con uno sguardo diverso. Se classicamente ci sono sempre state proposte come streghe, ammaliatrici e in qualche modo fuorvianti per Ulisse e il raggiungimento del suo scopo, qui ci appaiono totalmente diverse, con la loro anima di donna messa in risalto.

Calipso dolcissima, nella sua giovinezza, rimane ammaliata dall’eroe e dai suoi racconti e come ogni adolescente insicura e titubante, spera nel suo cuore di poter trattenere Ulisse con se, anche se sa perfettamente che questo non potrà accadere.

Le splendide sirene, che si divertono ad ammaliare i marinai che passano intorno alle loro acque, senza preoccuparsi di chi siano, “ non facciamo distinzione tra schiavi, contadini e sovrani” affermano e rimangono deluse per non essere riuscite a far naufragare Ulisse con il suo equipaggio.

Tra tutti i personaggi che hanno voce, però, quello che a mio parere risalta su tutti è Circe, la maga che trasforma gli uomini in maiali. Dalle sue parole si descrive l´immagine di una donna consapevole del suo ruolo, una femminista ante litteram che sta stretta nei panni di colei che deve sottostare al volere maschile, e proprio per riscattare questo ruolo subalterno, usa i suoi poteri magici per vendicare se stessa e tutte le donne, rendendo inoffensivi gli uomini.

Infine, uno degli ultimi capitoli è dedicato a Euriclea. La sua condizione di schiava non le da´ certo ampio spazio e il suo ruolo di nutrice prima di Ulisse e poi del figlio Telemaco non viene molto riconosciuto. Comprata per venti buoi (”tanto valeva la mia vita”), la sua scelta di diventare nutrice è un modo per sentirsi meno schiava, per godere di un minimo di libertà in più rispetto alle altre mansioni delle serve. Pieno di amore quasi materno è il suo racconto del ritorno di Ulisse.

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