“L’ultimo inganno di Hitler” – Matteo Rampin


Voto: 5 stelle / 5

“L’ultimo inganno di Hitler” di Matteo Rampin è una “storia alternativa” delle vicende del 1945 dopo la resa del nazismo, nella Germania occupata dagli alleati e dai sovietici e in un romanzo movimentato, che va letto fino in fondo per la particolare imprevedibilità.

Hitler è vivo? Hitler è morto?

Adolf Hitler non si suicida a Berlino nel 1945. Sorpreso ancora in vita da una pattuglia russa nel bunker della Cancelleria, viene poi interrogato da uno psichiatra militare americano e rivela tutto sui progetti del Terzo Reich. Cosa farsene di lui? Ovviamente, non è andata cosi, ma è questa versione ucronica della storia che rende irresistibile il fantathriller di Matteo Rampin “L’ultimo inganno di Hitler”, pubblicato a luglio 2020 da Harpercollins Italia (524 pagine, 19.90 euro).

Prima di addentrarci nella trama de “L’ultimo inganno di Hitler”, senza rivelare troppo di un romanzo che affida tanta della sua attrattiva proprio all’imprevedibilità della vicenda narrata, è d’obbligo presentare l’autore, psichiatra e psicoterapeuta, classe 1966, natali veneziani confermati dal cognome tronco, medico dell’Esercito per sette anni, studioso di psicologia dell’illusionismo e consulente di aziende, atleti e privati sulle dinamiche mentali e il pensiero non convenzionale. Uno specialista dell’inconscio, già autore di numerosi saggi scientifici ed ora un romanziere insolito, per formazione e professione.

Ivan Curakov irrompe nel bunker della Cancelleria

In una Berlino devastata, una unità dello Smers, il controspionaggio sovietico, è all’avanguardia nella capitale per prendere vivi quanti più alti papaveri del regime e trovare le tracce della barbarie nazista prima che i tedeschi possano cancellarle.

Il soldato scelto bielorusso Ivan Curakov guida i compagni verso il bunker sotto la Cancelleria del Reich. Cercano Goebbels, il ministro della propaganda. La zona è difesa da nidi di mitragliatrici, ma è facile superarli, sono serviti da soldati adolescenti. Invece la costruzione in cemento è piena di SS, ma tanti sembrano ubriachi, in compagnia di donne discinte, un’orgia da fine del mondo.

In una stanza, una figura femminile è accasciata e un ufficiale punta la pistola alla testa di un uomo rannicchiato e inebetito. Ivan fa fuoco, abbatte l’ufficiale, accorgendosi ch’è Goebbels. Il salvato, è Adolf Hitler.

I fucilieri dello Smers vengono eliminati dalla polizia politica, mentre Mosca diffonde la notizia della morte di Hitler e mostra immagini di due corpi carbonizzati in una buca, nel giardino del fuhrerbunker.

Il maggiore Kelly, il capitano Diana Fedrova

Volevano morto Ivan come gli altri, ma Kurakov si salva per caso, si consegna agli americani e rivela tutto. Occorre accertare però se sia un testimone sincero e non un attore, che recita un copione per ingannare gli Alleati. Da una parte il Cremlino racconta al mondo che il fuhrer è morto, dall’altra farebbe trapelare ch’è vivo: seminare dubbi sulla sorte del capo del nazismo sembra coerente con la strategia sovietica dell’inganno militare, della confusione e ambiguità.

Sulla scena de “L’ultimo inganno di Hitler” si muovono i grandi della storia, Churchill, Stalin, Truman, anche un giovane religioso italiano, mons. Montini, futuro papa Paolo VI.

A Berlino sopraggiungono un ufficiale medico americano e un’agente russa super addestrata. Il maggiore Douglas Kelley, 32 anni, aspetto vigoroso, lineamenti da attore del cinema, è uno psichiatra del Corpo sanitario dell’Esercito USA, conosce il tedesco e fa da interprete negli interrogatori dei gerarchi nazisti, verificando lo stato di salute mentale e l’attendibilità delle dichiarazioni. Diana Fedrova, capitano della Sezione speciale per le operazioni psicologiche dello spionaggio russo, è specializzata nel passare inosservata, col suo stile improntato all’occultamento. Sotto falsa identità, deve cercare il disertore Kurakov ed eliminarlo.

Il soldato, lo psichiatra, la spia

Il soldato, lo psichiatra, la spia interagiscono creando azioni e situazioni. Resta il dubbio se l’uomo scovato nel bunker sia Hitler, un sosia o un abbaglio. Il fuhrer è morto, come insistono i russi con tanto di corpo e presunte prove? Oppure è custodito da qualche parte, come sospettano le centrali dello spionaggio alleato, quelle americane soprattutto. C’è un altro, sorprendente, servizio in movimento: è quello segretissimo dello Stato Vaticano, composto da religiosi che agiscono con la stessa spregiudicatezza dei colleghi delle altre intelligence. Occhio allo Spagnolo, alla rete dei cappellani delle Forze Armate con cui si mette in contatto.

E tanta attenzione al francescano Girolamo Moretti, in quel di Padova, padre della scienza grafologica italiana. Gli vengono sottoposti due campioni della scrittura di Hitler, per verificare se appartengano alla stessa mano, pur non rivelando al frate che l’oggetto della ricerca è il distruttore dell’Europa col secondo conflitto mondiale, scatenato per i suoi folli disegni. Tutto può accadere in un romanzo di fantastoria e fantapolitica: fatti veramente accaduti e personaggi reali seguono percorsi legati all’immaginazione dell’autore e possono partire per la tangente, rispetto agli eventi storici autentici.

Il vero Douglas Kelley

Il dott. Kelley è il vero Douglas Kelley, lo specialista che ha interrogato i gerarchi nazisti a processo a Norimberga. Nel romanzo, è un bravo illusionista, oltre che sperimentatore delle tecniche di narcoipnosi, molto in voga all’epoca. Si vorrebbe, ma non si può dire di più, non potendo però fare a meno di anticipare che da un thriller storico ucronico – di “storia alternativa”, come preferisce l’autore – ci si possono aspettare sorprese sull’andamento delle vicende epocali e delle alleanze, romanzescamente diverso da quello che conosciamo da 75 anni.

Consigliato a chi si diverte a veder cambiare la storia.

Commenti