“Marìa” – Nadia Fusini


Voto: 5 stelle / 5

“Marìa” è uno dei romanzi più recenti di Nadia Fusini, pubblicato nel 2019 da Einaudi. Racconta la vita di una giovane donna caratterizzata da speranze, delusioni e paure attraverso la voce del poliziotto che redige il verbale della sua testimonianza.

La storia, liberamente ispirata a un caso di cronaca nera realmente avvenuto qualche decennio addietro, porta il lettore a confrontarsi con una storia estremamente intima e toccante.

Trama di Marìa

Il poliziotto Santini in Questura ha l’incarico di redigere i verbali di confessioni e interrogatori. Lo incuriosiscono, in particolar modo, le confessioni spontanee in quanto, a volte, provengono da personaggi curiosi che si inventano di sana pianta tutto quello che raccontano.

Così, con il tempo, ha imparato a riconoscere, non solo la verità dalla menzogna, ma anche le storie coerenti e interessanti, a prescindere dalla loro veridicità. Santini ama quelle storie e, sul lavoro, è noto per la precisione con cui ne redige i verbali. Lui stesso ammette di riscriverli anche più volte per riuscire a trasmettere tutte le sfaccettature emotive della confessione.

Nonostante la sua lunga esperienza e le centinaia di confessioni ascoltate, mai si sarebbe immaginato di ascoltare una storia come quella narrata da una giovane donna, Marìa.

Marìa, giovane insegnate veneta, si trasferisce al sud, nel paese natale del marito poco dopo il matrimonio. Per la donna questo è l’inizio di una sempre più aggressiva violenza fisica e psicologica da parte del coniuge da cui non è in grado di liberarsi. Un legame fatto di paure, ma anche dell’illusione di poterlo cambiare e di essere finalmente amata, la tiene ancorata a quella situazione. Questo cambia quando viene privata del sogno della maternità e quando assiste a un crimine efferato commesso dal marito, prova della sua totale e definitiva disumanità.

L’evento innesca in Marìa la volontà e la necessità di parlare, per questo motivo si reca alla Questura più vicina dove viene ascoltata dalla Dottoressa Vitale, mentre Santini si sistema in disparte per prendere gli appunti che gli serviranno per redigere il verbale.

Marìa racconta tutta la sua storia: i primi tempi felici con il marito in Veneto; il trasferimento al sud per permettere all’uomo di trovare un lavoro più stabile; i tradimenti e le violenze subite che arrivano ad annientare la sua persona; la gravidanza difficile; la rinuncia forzata al bambino e, soprattutto, la sera in cui vede suo marito uccidere un uomo.

Recensione di Marìa

Tutto il romanzo è costruito sui lunghi monologhi della donna, intervallati dai commenti e dalle riflessioni del poliziotto.

I due personaggi principali, ovvero Santini e Marìa sono ben sviluppati. Attraverso le loro parole si è trascinati nel racconto. Santini è un ottimo osservatore e riesce a cogliere lo stato d’animo della donna e a trasmetterlo, attraverso i suoi commenti, al lettore.

Marìa, invece, è una donna disperata, disillusa. La sua storia è toccante e, purtroppo, risulta molto familiare: la sua vicenda, infatti, può racchiudere perfettamente quella di molte altre donne, troppe, vittime della stessa violenza afflitta da chi diceva di amarle. Tutte con le loro storie uniche e personali, ma che sembrano terribilmente simili.

Verso la fine del romanzo, però, si percepisce la stanchezza di Marìa nell’interpretare il ruolo della vittima nella storia della sua vita. Lei è pronta a liberarsi da quelle catene invisibili, ma, allo stesso tempo, terribilmente reali che la legano al marito. Questa storia è un grido di solidarietà e di speranza verso tutte quelle donne vittime dello stesso destino.

Un grido che dice forte e chiaro che una via d’uscita c’è e denunciare, chiedere aiuto, per quanto difficile possa essere, è il primo passo per intraprenderla. Dall’altro lato, invece, sottolinea quanto sia fondamentale tendere la mano verso chi ne ha bisogno ed essere in grado di interpretare ed ascoltare (come Santini) le richieste d’aiuto che arrivano da chi è in difficoltà.

Carlotta

Commenti