“Mentre morivo” – William Faulkner


Voto: 5 stelle / 5

Che cos’è una radice? È la base. Un brodo primordiale da cui sgorga tutto il resto. È la parte più vecchia di ogni novità. Il punto meno visibile di ogni appariscenza. Ecco, tra le basi della letteratura moderna, inerpicata tra i pilastri di quelle opere recenti che ci piacciono tanto, siede un uomo chiamato William Faulkner. Tra le mani, stringe un volumetto dalla mole leggera e dal titolo ipnotico: “Mentre morivo”.

Pubblicato nel 1930 e passato sostanzialmente inosservato negli anni successivi come il celebre predecessore L’urlo e il furore, il lavoro di Faulkner riscrive i canoni della narrazione contemporanea, introducendo una serie di elementi che, debitamente diluiti, filtreranno attraverso centinaia di opere successive.

Trama di Mentre morivo

Mentre morivo” ha come protagonisti i Bundren. Contadini da generazioni, indissolubilmente legati alla terra, i membri della famiglia presentano tutti caratteristiche uniche e peculiari. La storia, che più che accadere sembra essere già accaduta, narra del viaggio che Anse, Cash, Darl, Jewel, Dewey Dell e Vardaman intraprendono per seppellire Addie Bundren, moglie del primo e madre di tutti gli altri.

La donna vuole infatti essere sepolta a Jefferson, distante parecchi giorni dalla contea di Yoknapatawpha, luogo in cui vivono, oltreché parto della mente di Faulkner. L’intero viaggio, infarcito di simbolismi, porrà i Bundren davanti ad una serie di ostacoli, a volte allegorici, a volte pratici.

Recensione

Come detto, in Mentre morivo” non è la trama a rappresentare il centro, ma l’intreccio. Faulkner rifiuta il ruolo classico del narratore, incastonando l’incedere in una serie di piccoli monologhi dove a parlare saranno i personaggi. È la logica, oggi molto ben conosciuta, del punto di vista, che qui però assume tratti meno accessibili o evidenti. I protagonisti, infatti, parlano tra sé, annaspando o mormorando. Gli eventi vanno intuiti leggendo tra le righe. L’unico personaggio che in qualche modo replica il ruolo dell’autore è Darl, titolare del più alto numero di monologhi.

È proprio durante i suoi spazi che Faulkner si abbandona ad una serie di descrizioni dal valore incalcolabile, spesso utilizzando frasi non sempre comprensibili, talvolta ermetiche, ma che rendono, appena assimilate, l’immagine perfetta e immodificabile. Gli intermezzi più complessi sono probabilmente quelli del piccolo Vardaman, che si abbandona facilmente a delle espressioni ricorrenti, oniriche, quasi ossessive, che assumono un senso soltanto una volta compreso il complicato quadro di insieme.

Mentre morivo è un’opera corale. Un gigantesco apparato di morte e desolazione tra cui si insinua, strisciando nei campi, il fantasma pallido della vita. Non è un romanzo da leggere con distrazione, né una storia da assimilare di fretta parola per parola. Bisogna calarsi nell’atmosfera, conoscere i personaggi apparentemente stralunati, scavando nel loro essere fino a trovare quel nucleo fatto di strabiliante umanità. Bisogna leggere, rileggere e poi leggere ancora. Nonostante la sua difficoltà sia inferiore ad opere come L’urlo e il furore”, possiamo garantirvi che difficilmente troverete 220 pagine più lunghe di queste.

2 Comments

  1. cristina mosca 15/10/2022
    • Diego Scordino 22/10/2022

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