“Nero ananas” – Valerio Aiolli


Voto: / 5

Il romanzo dal titolo Nero Ananas di Valerio Aiolli, pubblicato da Voland nel 2019, è stato candidato al premio Strega nel 2019.


Trama

Un ragazzino, quasi adolescente, racconta di un giorno come tanti nel dicembre del 1969, che diventa il giorno di Piazza fontana. Il romanzo inizia con la strage che inaugurò l’inizio degli anni di piombo e termina tre anni e mezzo dopo, il 17 maggio 1973, giorno dell’attentato al Ministro Mariano Rumor presso la Questura di Milano.

Le turbolenze dell’Italia di quegli anni si intrecciano con quelle che hanno per protagonisti la famiglia del protagonista io narrante, che viene anch’essa devastata dalla scelta della figlia maggiore di lasciare gli studi di medicina e troncare ogni rapporto con loro, per inseguire il sogno di costruire una società più giusta, in cui non ci siano più né oppressi né oppressori. Solo con lui, in seguito, la giovane manifesta l’interesse di mantenere un contatto, ma quando riusciranno ad incontrarsi di nuovo, non sarà un bell’incontro.

L’anarchico Valpreda fu accusato di aver messo la bomba quel 12 dicembre in piazza Fontana: prove tanto schiaccianti quanto assurde sembravano gridare a gran voce la sua colpevolezza.

Il romanzo ha diversi protagonisti e, accanto alle vicende di questo ragazzino fiorentino e della sua famiglia, l’autore narra le vicende di alcuni militanti dell’organizzazione di estrema destra “Ordine nuovo” tra Venezia, Israele e Marsiglia: nelle file di questa organizzazione neo fascista la giustizia ha attribuito le responsabilità di entrambe le stragi che segnano inizio e fine di questo romanzo.

Il ricordo ancora vivo di una destra che aveva condotto il paese nella guerra più devastante della sua storia, semmai sia plausibile una classifica in cui ci siano guerre più o meno efferate, e una sinistra che sembrava la più ovvia risposta a tutto quell’odio, facevano da scenario all’Italia di quel periodo.

 

Recensione Nero Ananas

copertina nero ananasLo sguardo che l’autore ci offre è forse quello più adatto alle vicende narrate. Calimero ci offre una visuale molto suggestiva: non capisce, ma vuole capire, non è troppo giovane per sentire l’angoscia, anzi, forse vive lo sgomento con maggiore intensità di tanti adulti che non hanno tempo per riflettere troppo, mentre si chiedono il perché.

Questa è l’impressione che ho avuto di Calimero, i suoi occhi hanno cercato la verità mentre erano testimoni di scene per cui mai troveranno una spiegazione. Credo che abbia comunque provato a cercarla per capire perché quegli eventi abbiano travolto l’Italia e la sua famiglia, ma sono sicura che nessuna spiegazione possa avergli dato pace, nessun ideale è così giusto da poter sacrificare un prezzo così alto.

La risposta, come sempre, sta nel mezzo: nessun estremismo, nessun fanatismo può offrire stabilità e benessere a un popolo, questo è l’insegnamento che la storia ci ha tramandato.

Come ogni tragedia che si rispetti, a pagare è stato solo qualche burattino, mentre chi tirava i fili è stato bravo a seppellire ogni responsabilità all’ombra di troppe incertezze.

 

“Nero ananas” di Valerio Aiolli, Voland, 2019

Adelaide Landi

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