“Niente” – Janne Teller


Voto: 5 stelle / 5

Nel 2004 il romanzo breve “Niente” della danese Janne Teller, scritto pochi anni prima, arriva in Italia anche se con un altro titolo; nel 2018 è alla quarta ristampa per Feltrinelli, nella traduzione di Maria Valeria D’Avino. È a metà strada fra “Il barone rampante” di Italo Calvino e “Bartleby lo scrivano” di Herman Melville.


Trama di Niente

Siamo in Danimarca, nella tranquilla cittadina di provincia di Tæring.

Chi parla è una studentessa di circa 14 anni e racconta tutto dal suo punto di vista.

È testimone diretta del caos generato dalla presa di posizione di un suo compagno di classe, Pierre Anthon, che un giorno inizia a sciorinare tutto il suo nichilismo e va ad accamparsi su un susino, perché “non c’è niente che abbia senso”, “perciò non vale la pena far niente”.

I suoi compagni fanno di tutto per dimostrargli il contrario e decidono di impilare tutte le cose importanti della loro vita per custodirle nella “catasta del significato”.

La modalità scelta, però, dà origine a una catena di Sant’Antonio sempre più truculenta: è ognuno dei ragazzi a indicare all’altro cosa deve consegnare, così la missione diventa una valanga di frustrazione che viene scaricata sul prossimo, alzando la posta sempre di più. Travolgendo ogni cosa.

“Il suo viso era pallido e impassibile, forse con un briciolo di freddezza, ma nello stesso tempo aveva il riflesso di una fiamma. Senza sapere con precisione perché, capivo che quella fiamma aveva a che vedere con il significato”

Recensione

copertina niente janne tellerHo scoperto “Niente” di Janne Teller grazie ai consigli del gruppo su Facebook guidato da Angelo Di Liberto “Billy, il vizio di leggere“.

Mentre si inizia a leggere questo libro si pensa allo stile fresco di “Il buio oltre la siepe”, perché la narrazione è chiara e semplice come quella di una ragazza, forse anche di età inferiore rispetto a quella indicata.

L’autrice lo ha scritto a 36 anni e lo ha destinato a un pubblico di ragazzi, anche se il successo di questo libro ha portato uno strascico di censure e proteste da parte di scuole e famiglie in Nord Europa, negli Stati Uniti, in Spagna e in Francia.

Il perché è presto detto: quello che inizia come un gioco e continua facendo pensare a “Il barone rampante” di Italo Calvino, finisce in un crescendo di spietatezza – purtroppo verosimile, vista l’età di cui si sta parlando – che fa pensare a “Bartleby lo scrivano” di Melville e a “Il signore delle mosche” di William Golding.

In particolare, con il racconto di Melville ho visto un’affinità simbolica: i personaggi impazziscono intorno a un altro personaggio, che semplicemente decide di non fare niente. Non potrebbero lasciarlo alla sua vita, no: questo personaggio è disturbante e inoltre mina la loro sicurezza.

Il suo comportamento amplifica il senso di nullità delle loro azioni. La protagonista di “Niente” e i suoi amici, invece, hanno tutte le intenzioni di crescere diventando “qualcosa”. E sono pronti a dimostrarlo, costi quel che costi.

“E se non facesse male, non avrebbe nemmeno significato”

Commenti