“Old Indian Legends” – Zitkala-Sa


Voto: 5 stelle / 5

“Old indian Legends” è una raccolta di leggende dei nativi d’America scritta dall’attivista Dakota Zitkala-Sa (1876-1938) e tradotta e curata da Tiziana Totò e Raffaella Milandri per Mauna Kea edizioni (2021). Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.

Per lo stesso filone, di Mauna Kea abbiamo recensito anche il saggio “Lessico Cherokee“.

Trama di Old indian Legends

Quattordici capitoli, validi come raccontini a sé stanti, compongono questa raccolta di leggende da cui emergono le virtù dei nativi indiani e il loro rapporto con la natura. È una natura benigna in cui le cattive azioni non hanno vita lunga. Vi si muovono spiriti-ragno, guerrieri valorosi e animali pronti a impartire lezioni di giustizia.

Il personaggio ricorrente è Iktomi, infido, imbroglione e infantile, da cui tutti gli abitanti della pianura devono imparare a guardarsi perché non otterranno gratitudine né gentilezza.

Ci sono anche Manstin, il guerriero dal cuore buono, il pericoloso Doppia Faccia, il divoratore di tribù Iya e così via. Insieme compongono un quadro colorato e armonico, come le forze esistenti in natura.

Recensione

“Old indian legends” è stato per me un avvicinamento preziosissimo alla cultura nativa indiana. Naturalmente 106 pagine non possono che fornire un’idea del loro modo di pensare, ma per una neofita come me sono state ricchissime.

Ogni passo per me è stata una scoperta. Viene dato il giusto spazio tanto alla biografia dell’autrice, poco conosciuta (con il suo cognome da sposata, Bonnin, è stato battezzato un cratere di Venere), quanto alla nota metodologica e alla suddivisione della Grande Nazione Sioux.

“Iktomi è uno Spirito Ragno. Indossa gambali marroni di pelle di daino con lunghe, morbide frange su entrambi i lati, e piccoli mocassini ornati di perline ai piedi. (…) Si dipinge il buffo viso di rosso e di giallo, e disegna grandi cerchi neri intorno agli occhi.”

I racconti, come già annunciato nelle premesse delle curatrici, sono interessanti per grandi e per piccoli e infatti mio figlio di cinque anni li ha ascoltati molto volentieri. Il linguaggio usato è semplice e insieme accattivante. Mi ha colpito l’uso delle descrizioni fisiche, che permette di visualizzare i personaggi. L’effetto è un tripudio di colori, gesti, richiami (con relative traduzioni, apprezzatissime) e ambientazioni calate in situazioni molto quotidiane come il procacciamento del cibo, la paura, la superficialità.

Questa piccola raccolta permette di fare ordine fra gli stereotipi e cominciare un percorso personale verso la conoscenza di questa cultura a rischio di estinzione.

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