“Padri” – Giorgia Tribuiani


Voto: 4 stelle / 5

“Padri” è il terzo romanzo di Giorgia Tribuiani e il secondo uscito per Fazi, che lo ha pubblicato a febbraio 2022. Della stessa autrice abbiamo recensito il romanzo di esordio “Guasti” (2018) e “Blu” (Fazi 2021). Ringraziamo la casa editrice Fazi per la copia digitale in omaggio.

Trama di Padri

“Padri” parte da una situazione irreale per proporre una serie di riflessioni.

La situazione irreale è il ritorno di un padre, Diego Valli, dopo quarantadue anni dalla propria morte. Morto, sì, col funerale e tutto. Invece, come un Mattia Pascal 2.0, lui torna a casa con gli stessi quarantuno anni che aveva quando gli è caduto un vaso in testa.

Trova il figlio Oscar ormai sposato – da troppo tempo, forse – e si scopre nonno di un’universitaria, Gaia, che, essendo un personaggio di Giorgia Tribuiani non è un caso se ha il nome che inizia con la lettera G.

Naturalmente non è facile per nessuno dei quattro personaggi accettare questa situazione. È il momento delle seconde possibilità? C’è ancora qualcosa, un rapporto, un ascolto, una comprensione da recuperare? Oppure è necessario lasciarsi indietro qualcosa, per andare avanti? E dov’è quel qualcosa da lasciarsi indietro: nel proprio presente o nel proprio passato?

Recensione

Aspettavo da diversi mesi questo libro, curiosa di assistere al percorso autoriale di Giorgia Tribuiani. La mia posizione è un pochino campanilistica, perché entrambe siamo non solo abruzzesi ma anche della stessa provincia. Sono stata contenta, quindi, di trovare “Padri” ambientato ad Alba Adriatica, e trovare citati Comuni limitrofi come Martinsicuro, Pescara e la mia Giulianova.

“Gli oggetti erano errori, erano intonaco insolente su dei buchi ancora troppo manifesti, erano scarti di realtà come nei sogni e allora Gaia chiuse gli occhi e li riaprì, richiuse gli occhi, li strizzò, ma in quella stanza, chi sognava, non era certo lei.”

Si conferma la forte ricerca stilistica già mostrata nei suoi precedenti lavori. Dopo l’utilizzo della seconda persona singolare di “Blu”, torniamo alla terza persona di “Guasti” e un narratore onnisciente. Resta ferma la scelta del flusso di coscienza, tipica in Giorgia Tribuiani, con una liquidità di pensiero quasi spinta all’estremo, da un personaggio all’altro a ritmo sostenuto.

Per questo scorre veloce, soprattutto se si accantona il disorientamento che può scaturire da questo fluire continuo dai pensieri ai dialoghi e di nuovo ai pensieri, senza la delimitazione convenzionale dei segni di interpunzione.

“Perché è una roba che fa paura, avere un genitore a una certa distanza e poi trovarselo lì che ti sfiora, magari nudo nelle sue debolezze, quando si è già grandi. Non si è preparati. Queste cose dovrebbero avvenire prima, piano piano, no?, quando si è bambini”.

Il libro può essere letto a più strati. Mentre leggevo dello scompiglio creato da questo elemento estraneo, Diego, irrompendo in un equilibrio precostituito, seppur precario, ho letto anche una interessante allegoria sulla vecchiaia e sul rapporto tra genitori e figli, su quando si smette di essere figli e si diventa genitori dei propri genitori, e su quando si ha ancora bisogno di sentirsi figli. Ho trovato comuni alla demenza senile lo spaesamento di Diego Valli nel trovare adulto un figlio che per lui è un bambino, o la speranza del figlio Oscar di ritrovare un rapporto perso nel passato e, insieme, lo shock di scoprire debole un genitore che nei suoi ricordi è sempre stato Dio. L’ultima invocazione di Gaia nell’essere ascoltata rappresenta, per me, un richiamo forte del presente che chiede di essere vissuto, prima di venire perso del tutto.

Ho trovato anche molto simbolica l’immagine del cigno, che ricorre almeno tre volte, quasi a ricordare il famoso canto, l’ultimo prima della morte. Un’ultima possibiltà.

“Padri” è un romanzo da accogliere come un assioma matematico e una concatenazione possibile di reazioni chimiche. Consigliato!

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