“Papyrus” – Irene Vallejo


Voto: 5 stelle / 5

“Papyrus. L’infinito in un giunco” è un libro Bompiani pubblicato nel 2021 e scritto da Irene Vallejo. È tradotto dallo spagnolo da Monica R. Bedana. Per oltre 500 pagine ripercorre la Storia della parola scritta e la mette in stretta relazione con la Storia dell’uomo. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea omaggio.

Trama di Papyrus

Dalla biblioteca di Alessandria alla creazione dell’alfabeto greco; dalle tecniche di conservazione del papiro all’invenzione della pergamena. E poi l’utilizzo dei liberti greci come letterati, presso i romani, e l’impatto della scuola e dell’evoluzione della scrittura sulle civiltà degli ultimi mille anni.

Irene Vallejo, filologa e feticista del libro, fa un’operazione singolare. Utilizza la parola scritta del suo libro come se fosse una narrazione orale, procedendo quindi per sbalzi temporali, o collegando la filosofia di Erodoto con un libro o un film prodotto mille anni dopo.

Sapevate che gli aspiranti autori dell’antica Roma praticamente si autopubblicavano e autopromuovevano? E che la figura del lettore è uscita dalle cerchie private e dei mecenati solo dopo il primo secolo d.C? E che Alessandro Magno dormiva con l’Iliade sotto il guanciale?

“A volte dimentichiamo che questa antica fede nella cultura nacque in realtà come credo religioso, con il suo lato mistico e la sua promessa di salvezza.”

Nel libro di Irene Vallejo non ci sono solo curiosità: ripercorrendo la storia dell’oggetto libro e della lettura vediamo chiaramente, in trasparenza, la nascita e la crescita del Vecchio Mondo.

Recensione

L’autrice trasmette con successo la sua fascinazione per il mondo del libro e ci fa innamorare dell’antichità. Ci restituisce filosofi, re e comandanti come personaggi di un libro, con fattezze fisiche, desideri, e ambizioni. Racconta aneddoti, vezzi, riassume intrecci in maniera suadente.

“È un gran paradosso: proveniamo da un mondo perduto al quale possiamo affacciarci soltando quando scompare. L’idea che ci siamo fatto dell’oralità l’abbiamo ricavata dai libri”

Il libro si segue bene, nonostante ci metta alla prova con frequenti spostamenti temporali. Per esempio iniziamo da Alessandro Magno e poi retrocediamo di alcuni secoli fino agli scribi del re Assurbanipal, poi leggiamo degli amanuensi medievali, della stele di Rosetta e torniamo nel secondo secolo a.C. quando Tolomeo V impedì l’esportazione del papiro a Pergamo e la città rispose con l’invenzione di un altro supporto per scrivere, usando pelli di vitello.

“L’umanità ha sfidato la supremazia assoluta della distruzione, quando ha inventato la scrittura e i libri”

Cosa si intende per canone letterario? E quanto è naturale cercare di contrastarlo? E poi ancora i codici, i primi libri, l’avvento del digitale (non è un caso che in inglese il portatile si chiami notebook). Anche quando andiamo avanti stiamo sempre guardando indietro, e il libro è un format vincente che supera i secoli, anzi i millenni.

Lo stile dell’autrice è così affabulatorio e sorridente che accettiamo di lasciarci portare, anche di fronte al possibile disorientamento. Appare poco importante che il saggio non sia in ordine temporale, e anche che le divagazioni o i collegamenti a film, opere teatrali e romanzi del futuro possano sembrare non sempre pertinenti.

Tutto quello che è presente in “Papyrus” è arte oratoria e divertimento, sostanza e amore.

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