“Quello che non sai” – Susy Galluzzo


Voto: 4,5 stelle / 5

“Quello che non sai” è Il romanzo d’esordio di Susy Galluzzo uscito oggi per Fazi Editore.

Racconta una storia difficile: quella di una madre soverchiata e annientata dal rapporto con l’adorata figlia adolescente, con disturbi ossessivo-compulsivi. È consigliato a tutte le madri che hanno pensato, almeno una volta, di poter fuggire dal loro ruolo. Ma anche alle figlie (ai figli) perché, prima di genitori, siamo tutti figli.

Ringraziamo la casa editrice per la copia digitale in omaggio.

Trama di Quello che non sai

Le protagoniste di “Quello che non sai” sono, rispettivamente, Michela ed Ilaria. Brillante ex-cardiochirurgo la madre, ragazzina viziata e difficile la figlia. Ma Michela è a sua volta una figlia, di una madre morta prima di poter diventare nonna, un’ombra di senso di colpa che si allunga sulla vita della stessa Michela. E un modello forse irraggiungibile. E c’è Aurelio, marito e padre assorbito dal proprio lavoro, cardiochirurgo anche lui, borghese e conformista, che pare non rassegnarsi all’idea di non normalità di Ilaria, che a scuola non brilla in un percorso scolastico scelto da lui stesso, ottima tennista ma, per Aurelio, quello sport non potrà mai che essere solo un passatempo.

Nel momento più difficile della sua vita, Michela scrive a quella madre che non c’è più, raccontandole tutto quello che non sa.

E quello che non sa ha inizio con un episodio che sembra rappresentare l’apice del disagio della protagonista; mentre è concentrata a messaggiare lungo la strada, Ilaria non si accorge di un Suv che procede, zigzagando, nella sua direzione. Michela è poco lontana, ma rimane inerte. Quella giornata ha cambiato gli equilibri dell’intera famiglia. Apre una crepa nell’esistenza di Michela, disgregando certezze, oppure facendone emergere altre più crude e drammatiche, causando il crollo emotivo di una donna adulta, incastrata tra la dedizione amorevole e completa alla figlia, in balia delle sue maniacalità, e una situazione che, da gestire da sola, le risulta ormai impossibile. Ma dalle crepe, spesso, inizia ad entrare un po’ di luce.

In principio è una luce oscura, fatta di ripicche, meschinità, ferite, verità taciute che dilaniano l’anima.

Recensione

La scrittura della Galluzzo in “Quello che non sai” trasmette una fortissima empatia col personaggio principale, descrive le sue verità, le sue ferite di madre e di donna, le sue crisi. Per me è stato semplice soffrire con lei, arrabbiarmi insieme a lei (anzi, mi sono arrabbiata anche quando Michela riusciva a mantenere una calma assoluta), lasciarmi trascinare nel vortice delle sue emozioni. E in maniera magnetica, ho faticato a staccarmi dalle pagine. Ho odiato Aurelio forse più di quanto non sia riuscita la stessa Michela, pur rendendomi conto che quanto narrato era necessariamente filtrato dal disagio e dalla frustrazione.

Ma qui sono in gioco le difficoltà di una madre provata dalla tirannia di una figlia; chi, da madre, può dire di non aver avuto almeno una giornata in cui avrebbe voluto prendersi una pausa da quel ruolo? Quale donna, almeno una volta, non si è pentita delle scelte fatte in funzione della famiglia? Perché anche su questo, si riflette: sul ruolo della madre nella società, dell’immagine che deve dare di sé, delle aspettative che si devono soddisfare. Tutto in quell’ottica di normalità che lo “status” di Aurelio richiedeva. Ma la normalità non è perfezione, le famiglie sono tutte (amorevolmente) imperfette.

Susy Galluzzo è una donna molto disponibile, così, durante la lettura, mi sono permessa di chiederle se il romanzo avesse una qualche natura autobiografica, considerato che la sua penna aveva scavato in maniera così accurata alcuni dettagli molto intimi dell’animo materno. Mi ha risposto di no, che erano delle confessioni raccolte da amiche e colleghe. Anzi, lei non è nemmeno madre, però “da non madre mi avvicino con molta soggezione oltre che rispetto all’argomento”. Devo dire che, per quel che mi riguarda, ha fatto un lavoro egregio su quello che molte madri non hanno, spesso, il coraggio di confessare a nessuno, nemmeno a loro stesse.

Ora, cara Susy, aspetto il prossimo tuo lavoro, che mi pare abbia una tematica molto interessante!

Chiara Carnio

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  1. Antonella Covelli 16/06/2021

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