“L’amore ai tempi del colera” – Gabriel Garcìa Márquez


Voto: 5 stelle / 5

Uno dei fiori all’occhiello dello scrittore e giornalista colombiano Gabriel Garcia Marquez, l’amore ai tempi del colera è un romanzo d’amore pubblicato in lingua spagnola nel 1985 ed edito in Italia da Arnoldo Mondadori Editore. L’intento dell’autore è “scrivere un romanzo del XIX secolo alla maniera del XIX secolo”, dopo aver vinto nel 1982 il premio Nobel e aver seminato nel mondo un prima ignoto interesse per la letteratura sudamericana. Cent’anni di solitudine del 1967 è stato consacrato alla fama parnassiana dal IV Congresso Internazionale della Lingua Spagnola, che l’ha ritenuto una delle opere letterarie in lingua più importanti, seconda soltanto al Don Chisciotte Di Cervantes. Dello stesso autore abbiamo recensito anche “Cent’anni di solitudine“.


Recensione L’amore ai tempi del colera

copertina l'amore ai tempi del coleraProtagonista indiscusso di queste pagine è l’amore incarnato in tutte le sue forme, nudo o vestito, coniugale o d’emergenza, giovanile o senile, spensierato o accorto. A Cartagena de Indias, Florentino Ariza è solo un giovane telegrafista dedito al potere chimico della poesia quando si innamora della tredicenne Fermina Daza, figlia di un commerciante spagnolo dai traffici poco trasparenti; i due iniziano una corrispondenza epistolare clandestina, costellata di pochi incontri fugaci e dolorosi, finché il padre di lei non scopre il tradimento e porta con sé la figlia in un lungo viaggio dell’oblio. Il giovane si ammala di una malattia cieca e dai sintomi così accaniti che addirittura la madre, scambiandola per colera, non ne riconosce la vera natura: amore.

“Seguitò a bere dal flacone sino all’alba, ubriacandosi di Fermina Daza con sorsi abrasivi (…) fissando il mare dalle scogliere dove facevano amori di consolazione gli innamorati senza tetto”. La tenacia di Florentino lo inneggia al vivere in attesa, nella speranza di meritare in futuro la donna che ama e che, in disparte, vede condurre la sua vita di sposa e di madre “Visse con lei un attimo della sua vita dal tavolo solitario dove sedeva, e per oltre un’ora passeggiò non visto nello spazio proibito della sua intimità”.

Ed estraneo al cambiamento, che sembra non accorgersi dei suoi giorni, per cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, conduce una vita da bisognoso, intervallata da tregende d’amori “dall’ombelico in su spirituali, e dall’ombelico in giù fisici”, ma mai interamente obnubilanti. Alla veneranda età di ottantaquattro anni inizia a vivere sul serio. Marquez con una penna d’eleganza irriverente, impartisce l’educazione a un amore patologico, uno stato di grazia che è al contempo origine e fine, sussurrando al nostro orecchio versi saffici e perversioni d’annunziane ben celate.

Massi Melania

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