“Miracoli quotidiani” – Enrico Morovich


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Due briganti decisero di ammazzare Silvestro e la moglie per derubarli. Andarono alla loro casa di notte e, incoraggiati dalla solitudine, batterono alle finestre, imponendo di aprire. Ma Silvestro aveva a cena due gendarmi, che si nascosero dietro a una tenda, e quando i banditi entrarono colle pistole spianate si presero ognuno una fucilata in petto.

Dopo qualche tempo i fantasmi dei due briganti decisero di vendicarsi di Silvestro facendolo morire di paura. Sapendolo all’osteria lo attesero nell’orto e siccome l’aspettare li stancava si posarono sopra una corda tirata tra due pali.

Copertina di "Miracoli quotidiani"

Quando Silvestro rientrò era brillo. Ma, non ostante la sbornia, capì che la moglie aveva steso la biancheria perché asciugasse col vento della notte. Solo che aveva dimenticato di fermarla, correndo il rischio di non ritrovarla il giorno dopo. Silvestro entrò in casa, cercò i fermagli di legno e tornato fuori assicurò gli spettri sulla corda della biancheria

Questo racconto – che riporto per intero, data la sua brevità − s’intitola Gli spettri sulla corda. Lo ha scritto Enrico Morovich, nato a Fiume nel 1906 e morto a Lavagna nel 1994. Si trova nell’antologia Miracoli quotidiani, pubblicata dall’editore Sellerio che in essa ha raccolto i racconti brevi e brevissimi scritti dall’autore.

Già dal titolo possiamo immaginare di trovarci davanti a una ghost story. La narrazione – pur concisa – procede in tre tempi, ognuno dei quali condensato in un differente paragrafo.

Primo tempo di Gli spettri sulla corda

Il primo tempo ci presenta personaggi, ambiente e contesto. Due briganti decidono di uccidere il protagonista e la moglie – di cui viene taciuto il nome – per derubarli. Il piano fallisce perché i due malviventi muoiono per mano di due carabinieri.

Secondo tempo

Nel secondo tempo, la narrazione vira decisamente verso il soprannaturale. I racconti fantastici funzionano così. Si parte da una situazione realistica. Poi nel tessuto del quotidiano si produce una crepa. Attraverso di essa, l’infrazione alla norma s’intrufola in quello che consideriamo il mondo “reale”. In questo caso, i due briganti tornano da Silvestro sotto forma di fantasmi per vendicarsi. Però c’è qualcosa che non torna. Gli spettri non dovrebbero avvertire la stanchezza. Morovich introduce nel genere fantastico qualcosa di spurio. L’affaticamento dei due ex briganti è funzionale alla sorpresa finale.

Terzo tempo

Siamo arrivati al terzo tempo. Quello che doveva essere un racconto capace di suscitare paura nel lettore, prende un’altra direzione. Da terribile – ricordiamoci che la molla della storia è un mancato assassinio – diventa umoristico. Mezzo ubriaco, Silvestro appende i due fantasmi al filo del bucato.

La storia finisce qui. O meglio, qui s’interrompe. Pur nella sua compiutezza, viene come lasciata a mezzo. A chi legge viene spontaneo chiedersi: e adesso? Perché il finale è aperto a ogni possibilità. Come procede il racconto? Cosa succederà, dopo? I fantasmi rimarranno appesi? Quando a Silvestro passerà la sbornia, si renderà conto di ciò che è successo durante la notte?

Ciò nonostante, Gli spettri sulla corda è un perfetto esempio di short story. Ha tutto quel che gli serve, niente di più e nulla di meno. Pochi personaggi. Una situazione elementare. Uno stile efficace nella propria semplicità. Uno svolgimento essenziale. Un sorriso in chiusura. Che fa sempre bene.

Enrico Morovich, Miracoli quotidiani, Palermo, Sellerio, 1988

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