“Patria” – Fernando Aramburu


Voto: / 5

copertina "Patria" di Fernando Aramburu

Patria è uno di quei libri che, quando finisci, pensi: “uff… è già finito”, nonostante la mole di oltre seicento pagine. E’ uno di quei libri che ti fanno ridere, ti fanno piangere, ti fanno arrabbiare, ti fanno sorridere. Il miglior libro di un autore vivente che ho letto quest’anno. Cerco di non dare mai un voto ad un romanzo, ma questo si merita un 10- (il meno lo spiego dopo).

 

Trama Patria

La storia di due famiglie molto unite, improvvisamente separate da un assassinio brutale ad opera dell’ETA a San Sebastian, Euskal Herria: quella di Bittori – dalla parte delle “vittime” e quella di Miren – dalla parte dei “carnefici”. Ce la raccontano, alternativamente, diversi personaggi appartenenti ad entrambe, ognuno con la propria sensibilità, ognuno con il proprio vissuto e così, passo dopo passo, il mosaico si compone con i vari punti di vista.

Recensione

Una scrittura particolare e “vera” quella di Aramburu in Patria, che permette, dopo i primi momenti di smarrimento (sì perché ci vuole qualche pagina per entrare nel meccanismo) di cogliere le personalità dei membri delle due famiglie che ci accompagnano in tutta lo svolgimento della vicenda, in circa vent’anni di conflitto basco.

“Constatò: chiedere perdono richiede più coraggio che sparare, che azionare una bomba.” (Joxe Mari, 43 anni, etarra); Bittori e Miren sono due aspetti opposti degli effetti della sofferenza, che, nella seconda, ha portato un odio maggiore che nella prima. Se dolore e la violenza di un “conflitto civile” hanno unito i sopravvissuti della famiglia smembrata di Bittori, hanno inevitabilmente disgregato la famiglia di Miren. Poteva essere diversamente?

Non ci sono toni patetici o sentimentalismi, non c’è posizione politica o schieramento da parte dell’autore. Non ci sono condanne o assoluzioni. Lo scrittore mantiene un equilibrio perfetto tra le parti: il singolo punto di vista rimane umano, con vizi e virtù del caso.

Un grande romanzo per raccontare l’anima di un paese, la “Patria” del titolo.

[Ah! Il “meno”del giudizio è legato alla struttura narrativa del romanzo, fatto di capitoli brevi che non seguono un ordine cronologico nella narrazione delle vicende e spesso fisicamente lontani tra loro, a una come me, che con la memoria non va molto d’accordo, risulta difficile seguire il filo. Non nascondo, tuttavia, che questa peculiarità rende il libro coinvolgente ed avvincente. Il limite è solo mio.]

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