Si fa presto a dire “giallo”

Se cercate una mini guida per orientarti nella foresta pluviale del romanzo giallo, siete nel posto giusto. Allora, ispirandoci liberamente a Umberto Eco, entriamo insieme nei boschi narrativi del poliziesco, percorrendo i sentieri principali!

L’articolo propone una carrellata da Edgar Allan Poe a Marco Malvaldi, senza la pretesa di esaurire l’argomento.

Tralascio l’inarrivabile Andrea Camilleri, degno di un saggio monografico.

Letteratura di intrattenimento?

Il romanzo poliziesco nasce intorno al secondo Ottocento come letteratura di intrattenimento. È chiamato anche detective story dal verbo latino “detego” che significa scoprire.

Solo in Italia viene ribattezzato”giallo” dal colore della copertina dei primi romanzi, editi da Mondadori a partire dal 1929.

Preciso che l’etichetta “letteratura di intrattenimento” è inappropriata, non solo per gli esiti raggiunti da un nutrito drappello di scrittori, ma anche alla luce di recenti scoperte (o conferme) nel campo della psicologia cognitiva che valorizzano questo genere di scrittura.

Questa è la tesi del saggio “L’enigma della mente. Romanzo giallo e psicologia” di Claudio Lucchiari e Marta Cadei, editrice Morcelliana, 2017.

Il romanzo giallo possiede alcune caratteristiche definite “cognitive” perché in grado di obbligare il lettore a formulare connessioni, base di logica e pensiero razionale.

Infatti questo tipo di scrittura svela e nasconde, presenta false piste o piste alternative, personaggi che omettono e mentono. Così il lettore è costretto a ricostruire “gli stati mentali di chi complotta e di chi indaga”.

È questo schema, secondo gli autori, ad allenare la mente con collegamenti ripetuti e a procurare il piacere della lettura.

Vi sembra poco?

Le origini del giallo

Ne “Gli omicidi della Rue Morgue” di Edgar Allan Poe del 1841, viene per la prima volta proposta un’indagine per scoprire un delitto con il primo detective della letteratura. Auguste Dupin, questo è il suo nome, è un privato cittadino eccentrico e tutto cervello che collabora, su richiesta, con il corpo di polizia.

Consiglio “Il mistero di Marie Roget” di Poe. Dello stesso autore abbiamo recensito “Le avventure di Gordon Pym“.

Con “Lo studio in rosso” di Arthur Conan Doyle del 1887 debutta la coppia investigativa Sherlock Holmes-dottor Watson. Il primo è un medico che segue l’indagine, prevalentemente nel suo studio, dopo attenta osservazione dei dati oggettivi. Il secondo funge da spalla e da voce narrante, in qualità di narratore interno, e rappresenta l’uomo comune.

Consiglio “Il segno dei quattro” di Conan Doyle. Dello stesso autore abbiamo recensito “Il mastino di Baskerville“.

La paternità di una detective in gonnella è di Agatha Christie con Miss Marple, investigatrice per diletto anziana e pimpante. Non manca un ex poliziotto belga dall’aplomb britannico: il mitico Poirot emulo del metodo deduttivo di Sherlock Holmes, l’ investigatore per antonomasia.

I suoi romanzi presentano due caratteristiche strutturali. Un doppio colpevole: il primo legato al reato principale; il secondo ad uno minore, casualmente emerso nel corso delle indagini. Il gran finale in cui Poirot, convocati i sospettati in una stanza chiusa, inchioda il responsabile dopo un’ampia argomentazione che esclude progressivamente tutti i presenti.

Consiglio “L’assassinio di Roger Ackroyd” di Agatha Christie.

Il giallo psicologico

Intorno al 1930 la penna del belga Simenon crea il commissario parigino Maigret. Amante della vita tranquilla, sottile conoscitore dell’animo umano, è l’opposto del detective statunitense di Hammet e Chandler a lui contemporanei.

Cifra distintiva di Simenon è la descrizione minuziosa dell’ambiente geografico e sociale in cui matura il crimine, accompagnata dallo scandaglio psicologico dei personaggi di profonda ‘umanità’, soprattutto nel male.

Ciò che tiene il lettore con il fiato sospeso è la ricostruzione delle circostanze che spingono un essere umano a compiere un delitto, più che l’individuazione del responsabile, con una scrittura inconfondibile di penetrante intelligenza.

Consiglio “Il cane giallo” di Simenon. Dello stesso autore abbiamo recensito “Il dottor Bergelon“, “Il treno“, “Le sorelle Lacroix“, “Maigret si sbaglia” e “Pietr il Lettone“.

Il poliziesco d’azione

Nasce negli Usa intorno al 1930 con Raymond Chandler e Hammet, creatori di due investigatori privati: Marlowe e Spade. Dal grilletto facile, conducono una vita sregolata in cui cedono al bere e al fumo; si muovono nei pericolosi ambienti della malavita. Figure solitarie, ruvide e malinconiche dal forte codice morale.

Non mancano donne fatali la cui bellezza gareggia con una moralità disinvolta e anticonvenzionale.

Di Chandler consiglio “Il grande sonno”, non me la sento di consigliare “Il falcone maltese” di Hammet perché a me sembra troppo datato e poco avvincente. Di Raymond Chandler abbiamo recensito “Il lungo addio“.

Il poliziesco ‘rovesciato’

Con questo aggettivo si intende un romanzo in cui l’attenzione del lettore, svelato subito il colpevole, è concentrata sulla dinamica dei fatti. La definizione tecnica è “inverted story”. L’ inventore è lo scrittore e medico britannico Austin Freeman, attivo nei primi del Novecento.

Consiglio “L’occhio di Osiride” di Austin Freeman.

Il giallo ‘senza giustizia’

In questo tipo di poliziesco il colpevole viene individuato, ma non necessariamente assicurato alla giustizia. La mancanza di un finale consolatorio traduce una concezione pessimistica dell’esistenza, dominata dal Caso. Uno dei massimi esponenti è Dürrenmatt.

Consiglio “La promessa” di Dürrenmatt.

Il giallo ‘deviato’

Prendiamo come esempio Carofiglio. In uno dei suoi romanzi un uomo, accusato di un delitto, viene scagionato. Il testo termina così. Per ‘deviato’ intendo che l’asse portante non è la scoperta del colpevole, ma l’assoluzione di un innocente.

Consiglio “Testimone inconsapevole” di Gianrico Carofiglio. Dello stesso autore abbiamo recensito “Una specie di felicità“.

Techno-thriller

È un genere ibrido che unisce fantascienza e spionaggio, ipertecnologico e super documentato sotto il profilo della logistica militare, a volte non manca la denuncia sociale in relazione ad inquinamento o il dilemma etica/scienza. Autori di riferimento: Michael Crichton e Clancy.

Non sono in grado di dispensare consigli su un genere che, non essendo nelle mie corde, conosco poco.

Spy story

Il canovaccio è fisso: agenti segreti sventano intrighi internazionali tanto pericolosi, quanto di fantascientifica grandiosità. Rispetto al poliziesco di azione e in generale rispetto agli altri formati di questa carrellata, la spy story si distingue per un ritmo adrenalinico fatto di sparatorie, inseguimenti e fughe spericolate.

Non c’è un delitto da risolvere, bensì salvare il destino del mondo come in James Bond, l’agente segreto britannico, raffinato ed ironico, creato da Fleming nella seconda metà del secolo scorso.

Non volevo crederci, eppure i romanzi di Ian Fleming sono avvincenti e ben costruiti. Tutti.

Legal thriller

La definizione ne indica le peculiarità. Prevalenza di ambienti chiusi come aule di tribunali e studi legali. A investigare è un avvocato. Ciò comporta un linguaggio prevalentemente legale e giuridico, anche pedante per i non addetti ai lavori: pensiamo a John Grisham.

Le numerose trasposizioni cinematografiche hanno smorzato in me il desiderio di leggere questo autore.

Serial killer

La capostipite di questo filone, che gode di straordinaria fortuna, è Patricia Cornwell. Prevalgono trame complesse, descrizioni di crudo realismo, omicidi seriali, profiler dell’FBi. La novità è il ruolo principe dell’anatomopatologo, capace di rintracciare gli indizi da un cadavere. Perché ogni cadavere parla. Basta capire il suo linguaggio.

Consiglio “Postmortem” di Patricia Cornwell.

Il giallo scandinavo

I protagonisti delle indagini sono gruppi di poliziotti inseriti in un’organizzazione gerarchica. Non un ispettore singolo e mattatore alla Maigret. Non un detective privato come Marlowe. Nè un’arguta dilettante come Miss Marple.

Particolare enfasi viene posta sugli aspetti organizzativi; spesso l’impostazione è ‘rovesciata’ con immediata individuazione dei cattivi.

Viene dato ampio spazio alla vita privata del protagonista per aumentare l’empatia con il lettore.

Tratto distintivo è l’attenzione per i problemi sociali quali i limiti del welfare state, forbice sociale, immigrazione, crisi economica, spaccio di droga, istanze femministe, traffico di prostituzione dall’ Est, corruzione delle forze di polizia e del sistema giudiziario.

Il paesaggio nordico, di immacolata bellezza, accentua il contrasto con la crudeltà del fatto criminoso. Non è un semplice sfondo.

C’è davvero l’imbarazzo della scelta. Consiglio i romanzi di Stieg Larsson e di Björn Larsson, oltre a Jo Nesbø, naturalmente, di cui abbiamo recensito “Il pettirosso” e “L’uomo di neve“.

Il giallo storico

Anche questo tipo di giallo, la cui definizione è superflua, gode di grande popolarità. Tra le ambientazioni più battute l’antica Roma, le corti del Rinascimento e Venezia settecentesca.

Dopo Umberto Eco – in cui il ‘giallo’ è solo il versante più immediato – è inferiore il numero di scrittori che si sono avventurati nel Medioevo.

Penso che la cautela sia d’obbligo quando ci si addentra in questo mare magnum, esposto a due rischi stilistici e strutturali.

In primo luogo, troppo spesso l’ambientazione storica serve ad irrobustire o a decorare una trama debole con personaggi psicologicamente piatti.

In secondo luogo, anche per uno scrittore di vaglia è difficile evitare dialoghi dal taglio moderno, in particolare quando la scelta ricade su uno sfondo remoto come l’antica Roma o, nel caso di Robert Van Gulik, il Celeste Impero del VII sec. a.C. . Oserei dire impossibile e non può essere diversamente.

A riguardo consiglio proprio i romanzi di Van Gulik che ho scoperto per caso.

Misteri d’Oriente

Un cenno a Cina e Giappone.

Per la Cina propongo la serie di Qui Xialong dedicata all’ispettore Chen, fiore all’occhiello della polizia di Shangai. Molto interessante l’accoppiata delitto da risolvere-aspetti sociali da esplorare, arricchita da excursus gastronomici e letterari.

Di Qui Xialong abbiamo recensito “Le lacrime del lago Tai“.

Riguardo al Giappone è d’obbligo menzionare Matsumoto Seicho e Natsuo Kirino.

Il primo ha inaugurato il poliziesco realistico nipponico eliminando dalla vicenda, affrontata con piglio deduttivo, gli elementi soprannaturali tanto radicati nella cultura del Sol Levante.

È un po’ riduttivo, invece, segregare la seconda nel genere giallo per la complessità tematica dei suoi scritti che affrontano con occhio critico problemi sociali spinosi, come numerosi autori scandinavi.

Le indagini, però, generalmente sono condotte da figure femminili, estranee al corpo di polizia, coinvolte a diverso titolo in fatti di sangue o sparizioni improvvise.

Il poliziesco ‘al femminile’

Nell’ultimo decennio in libreria sta spopolando il poliziesco al femminile, probabilmente per l’immagine vincente, forte e fragile al contempo, della protagonista di turno che per diletto, passione, mestiere è impegnata in una indagine.

Generalmente si tratta di una donna volitiva, in competizione con un mondo al maschile da cui si sente discriminata, dalla vita sentimentale irrisolta e con un rapporto difficile con la propria fisicità.

Un’ immagine, questa, che consente l’identificazione della quasi totalità del pubblico rosa.

Cito solo Pedra Delicado di Alicia Giménez Bartlett, Erica Falck di Camilla Läckberg, Giorgia Cantini di Grazia Varesani e Vanina Guarrasi di Cristina Cassar Scalia.

A mio avviso, il rischio maggiore di questo filone è la creazione di personaggi femminili politicamente corretti in favore di share e troppo uniformi sul piano psicologico.

La commedia poliziesca

Due nomi per tutti: i toscani Marco Malvaldi e Francesco Recami capaci di coniugare, con intelligenza e brio, comico e tragico, quotidianità e suspence, leggerezza e psicologia in storie dal ritmo veloce e dall’ impianto dialogico.

Di Malvaldi suggerisco “Argento vivo”, di Recami “Il segreto di Angela”. Di Marco Malvaldi abbiamo recensito “A bocce ferme“.

Buoni propositi

Sto programmando un’incursione in due aree di cui ignoro o quasi il versante giallo.

Il poliziesco africano, filone emergente che nell’ultimo ventennio si è guadagnato uno spazio autonomo rispetto alla narrativa legata al colonialismo, al post colonialismo, alle guerre civili, a problemi sociali ed economici.

I crime writers dell’ex blocco sovietico che, nati nell’era del post comunismo, sono ancora poco tradotti in Italia.

Se questo articolo vi è piaciuto, fatemi sapere chi avete scelto, scoperto, escluso o riabbracciato.

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