“Stirpe e vergogna” – Michela Marzano


Voto: 4 stelle / 5

“Stirpe e vergogna” è un memoir della giornalista e politica Michela Marzano, docente universitaria di filosofia morale, pubblicato da Rizzoli a ottobre 2021. Ho ascoltato questo libro su Audible perché è stato scelto come lettura condivisa di giugno dal Gdl “Sulla traccia di Angela” della biblioteca regionale di Pescara “Di Giampaolo”.

Trama di Stirpe e vergogna

L’io narrante introduce il libro parlando del suo desiderio di scrivere un romanzo per ricostruire la storia di suo nonno, il magistrato Arturo Marzano, che è stato tra i primi centinaia, in Italia, a iscriversi al partito fascista.

L’autrice ha bisogno di metabolizzare questa parte della storia della sua famiglia, perché l’ha scoperta in età avanzata. Molte delle sue scelte politiche nelle file del PD erano state già compiute, e aveva avuto come esempio un padre socialista.

“(…) che poi nessun figlio è una rivincita, al limite è un debito che si contrae col futuro. (…)

Amando un figlio come si sarebbe voluto essere amati, si dà ancora una volta ciò che non si ha a chi che non lo vuole?”

La ricostruzione della storia di suo nonno, colpito da ictus mentre stava riprendendo in mano la sua carriera politica, è faticosa e piena di dubbi esistenziali. Ma, come dice anche lei, è allo stesso tempo la storia di tante famiglie italiane, con cui l’Italia continua a fare poco i conti.

Recensione

Mi è piaciuta molto la prima parte di “Stirpe e vergogna”, fatta di sgomento, dubbi, dettagli sulla ricerca. In alcuni momenti il libro sembra essere strutturato come un’indagine investigativa e questo avvince, tiene legati. Altre, quasi come sedute psicanalitiche: ma persino queste convincono, anche se rischiano di sembrare fuori tema.

“ (…) Tutto crolla. “Ma no, tesoro, niente crolla”. Anche se quello che gli dico non serve a nulla: tutto è già crollato quando aveva undici anni, e oggi crolla di nuovo perché l’inconscio non conosce il tempo e ognuno si trova bloccato lì, sempre nello stesso punto”

Arrivata nella seconda metà del libro i dubbi e gli snodi esistenziali dell’autrice, a partire dalle dinamiche famigliari per finire ai problemi alimentari e al desiderio di maternità, si ripresentano insistenti e avviluppanti. Quasi ingabbiano il lavoro, impediscono al libro di fluire, di venire dipanato. Michela Marzano si dichiara più volte spersa, poi arrabbiata, poi si confessa rigorosa, rigida. Mette sul piatto i suoi limiti, quasi a voler cercare, senza riuscire a estrinsecarlo, un filo comune fra il proprio carattere volitivo e quello del nonno.

“(…) La mia Resistenza cerco di viverla quotidianamente. Resisto al conformismo del pensiero unico e al buonismo. Penso a modo mio e me ne assumo le conseguenze. Ma è il solo modo per diventare partigiana e restarlo. Perché no, partigiani non si nasce”

Ci sono alcuni momenti di stanca dovuti anche a dettagli documentali in apparenza non strettamente funzionali al racconto. Nonostante questo, mi sono trovata a riflettere tantissimo sulla storia dei miei genitori e dei miei nonni, sui valori che mi hanno resa come sono e sulle ideologie che ognuno ha. Una cosa che mi è successa, inoltre, grazie alla generosa introspezione dell’autrice, è che nei dieci giorni di ascolto di questo libro sono stata più sensibile ai miei sentimenti di imbarazzo.

Consiglio di leggere “Stirpe e vergogna” soprattutto a chi è alle prime armi con la storia d’Italia del primo Novecento, perché a me ha aiutato molto ad avere una visione d’insieme.

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