“The time Song” – Chroma Key


Voto: 2 stelle / 5

“The time song” (2021) è un romanzo scritto e razionalizzato da Chroma Key, autrice romana del 1977. Lei descrive il suo romanzo come la ricerca di un parallelo tra ritmo delle parole e l tempo spazio in riflessione della relazione fondamentale. Sviluppa “The time song” rivolgendosi al periodo musicale 1968/1973, ove la psicadelica ritmica avrebbe dovuto spiccare in ogni parola suonata al lettore, tenta il reinventarsi della percezione tra presente e passato, ma vi attendo alla recensione per illuminare ciò. RIngraziamo la casa editrice Altromondo per la copia cartacea in omaggio.

Trama di The time Song

Ogni giorno, ogni riferimento da un nome al protagonista, che con il suo vuoto allo stomaco si trova a tuffarsi letteralmente tra le braccia del mondo che ondeggia ai suoi piedi. Come una sirena lascia echeggiare la sua voce accompagnata dal movimento ritmato del proprio corpo. Una sorta di ipnosi proiettata in un vortice rovescio, coinvolge il pubblico di giovani cromatici.

Sul palco la trance musicale non lascia spazio al dolore e a nessuna sensazione reale, tutto è reso inconsapevolmente ovvio. Le parole le musiche i testi sono il ruggito di un animale da palco,  che tutt’attorno ha la propria gabbia dorata e piena di trofei.

Recensione

Illuminare sarà molto difficile, le aspettative che mi dava Chroma Key con il suo pesante pseudonimo erano veramente sopra le righe, sopra le righe del pentagramma. Mi sarei aspettato un viaggio psichedelico nel mondo delle immagini, mi sarei aspettato un viaggio nel giallo del mare e nel verde del cielo, osservando le note musicali e le chitarre acustiche fungere da periscopio in un improbabile Yellow submarine. Forse ho esternato troppa ansia da prestazione nella lettura di questo romanzo, o forse il romanzo è realmente un estremizzare e di contro appiattire fatti raccolti e decantati con tinte grigie senza sfumature.

Il pallore e il basso tono del racconto ostenta la ricercata pedanteria di una raffigurazione complessa ed universitaria. Nulla esce dagli schemi, nulla straborda od esonda in enfasi. Un piatto insipido, un acido fasullo come un francobollo, un chilum compresso da secche bucce di banana, questo, forse il massimo dello sballo che può indurre leggendo le infinite pagine di questa storia infinita.

Blandi e soffocati i riferimenti al calibro di Jesus Christ Superstar. Sono certo che Chroma ha fatto una notevole e precisa ricerca musicale, lo si denota dal scivolare dei testi e delle confidenze che ella ha saputo tessere in questo viaggio alla Trainspotting, ma non basta per rendere onore a tempi musicali così colorati come furono gli anni 60 e 70. Probabilmente non ho recepito una singola nota, un singolo fotogramma di questa opera, di ciò me ne scuso con l’autrice, ma non posso esimermi da dare un parere, sono un recensore, ma in primis un lettore di vibrazioni luminose, in questo possente e dilungato tomo, vibrava ben poco.

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