“Tre volte all’alba” – Alessandro Baricco


Voto: 5 stelle / 5

Nel romanzo “Mr Gwyn” (Feltrinelli 2011), Alessandro Baricco accenna ad un piccolo libro scritto da un autore angloindiano, intitolato “Tre volte all’alba”, puramente immaginario. Terminata la stesura dell’opera, l’autore dichiara di aver voluto dare forma reale a quel titolo. Nasce così l’opera omonima, che viene pubblicata nel 2012 sempre dalla casa editrice Feltrinelli.
E’ un libro breve, ma profondo e ricercato, segno del desiderio di sperimentazione che ha sempre contraddistinto Baricco, autore controverso e geniale allo stesso tempo. Dello stesso autore abbiamo recensito anche “The game” e “Novecento“.

Trama di Tre volte all’alba

Tre racconti. Tre storie. Due personaggi che si incontrano per tre volte, ma ogni volta è l’unica, e la prima, e l’ultima, percorrendo una linea del tempo indefinita e creando suggestioni surreali.
Un filo invisibile lega le tre narrazioni e le collega nel tempo e nello spazio: alle prime luci dell’alba, presso la hall di un albergo. Qui, nel primo racconto, si incontrano due sconosciuti: lui ha un impegno importante ed è sempre sul punto di andar via, ma lei lo trattiene dando vita ad una conversazione incalzante, che porterà ad un finale inaspettato.

Nel secondo brano un portiere d’albergo cerca di salvare un’ingenua ragazza da un giovane poco raccomandabile, convincendola a fuggire.

Non è questione di ore, è una questione di luce.
Che cavolo dice?
E’ la luce giusta per tornare a casa, è fatta apposta per quello.
La luce?
Non c’è luce migliore per sentirsi puliti. Andiamo”

L’ultimo racconto è incentrato sul destino di un bambino, unico testimone dell’incendio che ha distrutto la sua casa e ha provocato la morte dei suoi genitori. Sarà una detective decisa e misteriosa a trascinarlo via, cercando per lui un luogo di pace e tranquillità.

Recensione

L’alba porta con sé da sempre un velo di magia. Segna la fine delle tenebre e il ritorno alla luce e alla vita. E’ un tempo sospeso di attesa, di rinascita, un tempo che purifica e redime. Ogni racconto, infatti, porta con sé una storia dolorosa, ma apre alla speranza di una salvezza possibile.
La prospettiva temporale disorienta e affascina allo stesso tempo: i due protagonisti si incontrano in momenti diversi della loro vita, attimi incrociati di universi paralleli, difficili da comprendere in maniera razionale. Per questo ogni incontro sarà il primo e l’ultimo.

Guardava quella casa, davanti a sé, e pensava alla misteriosa permanenza delle cose nella corrente mai ferma della vita. Stava pensando che ogni volta, vivendo con loro, si finisce per lasciare su di loro come una mano leggera di vernice, la tinta di certe emozioni destinate a scolorare, sotto il sole, in ricordi.”

Il talento indiscusso di Baricco è evidenziato da una scrittura piacevolmente scorrevole, grazie a uno stile diretto, essenziale, a tratti frammentato, e ad un linguaggio raffinato e magnetico. Il fulcro centrale dell’intera narrazione è costituito dai dialoghi incalzanti e veloci, privi dei segni grafici tipici dei discorsi diretti, come le virgolette. In essi le due voci si alternano fino a confondersi tra loro e legare pensieri e destini. Si crea così un’armonia delicata e struggente che accompagna il lettore all’alba di un nuovo giorno, per continuare a sperare in un futuro migliore.

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