“Tutto il bene che si può” – Rye Curtis


Voto: 3 stelle / 5

A gennaio 2021 è arrivato anche in Italia il romanzo d’esordio del texano Rye Curtis, “Tutto il bene che si può” (titolo originale: “Kingdomtide”). Parla della capacità di adattamento di persone normali in circostanze straordinarie. Ringraziamo la casa editrice Bompiani per la copia omaggio.

Trama di Tutto il bene che si può

Cloris Waldrip e suo marito volano su un piccolo aereo lontano dal loro Texas per una vacanza. Un guasto fa precipitare il velivolo e Cloris è l’unica sopravvissuta. Non passa molto tempo prima che comincino le ricerche dei superstiti. Ma l’unica che pensa ancora che qualcuno possa essersi salvato dalla catastrofe è il ranger Debra Lewis che si lancia in una ricerca senza troppi esiti insieme ad un improbabile gruppo di collaboratori.

Cloris è sempre più debole, più affamata e più disperata.

“Sono portata a pensare che siamo i soli sulla Terra a conoscere l’esistenza del lutto, nonostante la mia cara pronipote mi abbia detto che alcune balene piangono i loro morti. Mi sedetti con la schiena contro il ciocco e strinsi le braccia attorno alle gambe e infine scoppiai a piangere sulle ginocchia come una bimba impazzita finché la faccia non mi diventò stropicciata e gonfia come una spugna.”

L’unico sprazzo di speranza sembra derivare dalla presenza di un uomo misterioso, al quale Cloris  si aggrapperà con tutte le sue forze.

“Poi all’improvviso dall’ombra degli alberi uscì una sagoma corpulenta con braccia e gambe e una testa e ben presto alla luce della luna vidi che era lui, l’uomo mascherato era tornato! “

Tra i due si stabilirà un rapporto di fiducia e amicizia reciproca. L’uomo mascherato, dal passato discutibile, l’accompagnerà per un lungo tratto di questa avventura sui monti Bitteroot.
E il ranger Lewis riuscirà nell’impresa di riportare a casa Cloris?

Recensione

Il toni sono piuttosto scialbi, a dominare le scene sono colori scuri o comunque poco accesi, i dialoghi senza slancio non coinvolgono e i personaggi scostanti non suscitano empatia. Inoltre personaggi e situazioni sono costantemente avvolti da un nonsoché di disgustoso: denti sporchi di merlot, mani e vestiti sporchi di sangue, fino al bagno in piscina nella quale un istante prima galleggiava una puzzola morta…
Alcune scene sembrano interrompersi di netto presumibilmente nel tentativo di stimolare la curiosità del lettore.
La vicenda in sé potrebbe anche essere passabile pur non brillando in originalità ma lo scrittore appare ancora in erba. Confidiamo in un processo di maturazione, l’augurio è che avvenga e soprattutto ben venga. Restiamo in attesa del suo prossimo manoscritto.

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