“Una commedia molto terrena” – Carlotta Bonsegna


Voto: 3 stelle / 5

Cicorivolta edizioni ha proposto a maggio 2021 “Una commedia molto terrena”, un progetto introspettivo onirico di Carlotta Bonsegna. Il libro si apre con la citazione “A Felice, che mi legge dalla stella più lucente.” Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.

Trama di Una commedia molto terrena

Dolores ascolta, altro non può che fare durante il suo navigare nei “sogni”. Ella ha compagnia del nonno perso in vita terrena, con esso condividono la  passione per il mare, un mare che bagna coste molto simili tra loro, ma estremamente diverse, lontane. A dividere queste due perle di rive costiere, la città d’arte per eccellenza Firenze. Città che dà i natali a illustri artisti e dame ispiratrici. Dolores deve di necessità nascondere il suo particolar sognare, che in altri tempi sarebbe stata a condanna di strega.

Questo suo spirito di espressione le permette di vivere vite parallele, vive una commedia che di divino ne rimane ben poco. Tutti noi rammentiamo lo scritto letteratio dantesco, un vergare assoluto e quasi privo di umano amore. Invero pur elli ebbero a scoprire passioni terrene. Dante e Beatrice, infanti giocosi a divenir giovinetti, per poi sfociare in amor impossibile e divieto.

Il viaggio si dipana all’ombra di castelli, ville e scogliere a picco sul mare, minuscole calette e romantici golfi , ove poeti scrissero e dimorarono, sono palcoscenico e alcova stessa d’amanti e amati. Pure i muretti con i cocci di vetro ce ne ricorderanno il passaggio e le impronte sulle rene grigiastre, segneranno il loro passo.

Ci ha colpito la citazione in conclusione.

“Alla fiducia che mi hanno accordato, alla speranza che mi hanno soddisfatto e alla fortezza che mi hanno infuso ricordando quanto importanti siano la libertà l’uguaglianza, la diversità.”

Recensione

Presenze oniriche, evanescenti, senza un vero ruolo significativo e sostanziale peso, onirici  diurni, presenze concrete e eteree che non si curano del dialogo, ovvero immagini di persone viste che per qualche motivo si sono impresse  nella memoria come in una lastra fotografica. Protagonisti di codesto mondo onirico appartengono in sostanza e forma, a  persone conosciute e pure persone  sconosciute che vestono, i panni della coscienza ove trovano poco o nessuno spazio nella vita terrena, ovviamente a causa del buoncostume del non mostrare la propria “follia”.

Questi abiti indossati nel limbo del sogno  sono riconducibili alla parte misteriosa e oscura presente in ogni essere umano, che prontamente e razionalmente  rimuove, temendone il giudizio altrui. Invero la irrazionalità lasciata libera di esprimersi non è cosa malvagia, ma solo una espressione spontanea di caratteristiche che non  si conciliano con la visione  di sé, inculcataci nel promuove i nostri pregi e le nostre virtù, nascondendo limiti e difetti. Ovvio che nel nostro profondo non esistono parti giuste o sbagliate, ma solo funzioni dell’anima ove il coraggio si affianca alla paura, in una apertura mentale infinita.

Ampliando la visione del sogno si potrebbe ovviare affermando che le immagini oniriche non rappresenterebbero solo una interiorità della propria personalità, ma potrebbe anche rilevarsi la funzione di lettura archetipa prendendo momentaneamente le sembianze di qualcuno, indicendoci ed inducendoci  a poter comunicare con noi,attivando la profonda radice dell’archetipo Mentore e sapiente,  indicandoci la giusta direzione da intraprendere in un certo momento della nostra esistenza.

Accettando questa consapevolezza,  che essa sia coraggio o paura, permette di  accedere a un livello superiore di noi stessi ed evolvere psicofisica mente. Dopo un evento traumatico di relazione, l’incontro onirico con una figura nota ma sconosciuta rivela la necessità di riaprirci alla vita, alla speranza e alla ripresa. La rinascita riprende da noi, rilevandoci la persona nuova che siamo  o potremmo divenire dopo il difficile vissuto. L’ignoto paventa e incute timore, solo rivolgendoci a lui con fiducia si riprenderà un  cammino di vita vissuta.

Nota personale

Come apoteosi alla lettura, fu la cornice del loco ove ho aperto e scorso le pagine, aride in certi versi e poetiche in altri, come lo è il golfo citato nel percorso che si narra e si dipana. In corso di lettura la mente approda ove l’autore desidera, ma in codesto tempo il fato ha portato oltre alla mente anche il corpo a fronte della villa, a passeggio negli stretti vicoli, luoghi già amati fin dalla personale mea infanzia. La poesia del golfo mi turba e mi ammalia, son certo che l’autrice racconta e desidera il coinvolgere dell’animo, il condividere delle sue terre natie, ovvio a questo punto il coinvolgimento morale da parte mia.

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