“Una lenta nave per la Cina” – Hideo Furukawa


Voto: 5 stelle / 5

“Una lenta nave per la Cina” (Sellerio editore. Ottobre 2020) è un romanzo di Furukawa Hideo che è un tributo a Murakami Haruki. Di questo autore segnaliamo anche il romanzo “Belka” con il quale ha vinto il premio Mishima, importantissimo riconoscimento assegnato agli scrittori giapponesi. 

Non sono mai riuscito a fuggire da Tokyo. Me lo sono chiesto un’infinità di volte: il confine è reale? Ma sì che lo è. E se pensate che stia mentendo, venite a dare un’occhiata voi stessi.

Trama di Una lenta nave per la Cina

Tokyo anni 80,90, 2000
Holden, passeggiando per la città, ricorda i suoi amori perduti. Tre per la precisioni. Ben tre amori svaniti a causa della sua incapacità di lasciare Tokyo.
Il primo a dieci anni vissuto in una scuola speciale per “evasori scolastici” con una bambina la cui lingua era in moto perpetuo. Logorroica, loquace, prolissa.

Provate a immaginare un mix impazzito di sessanta e passa conversazioni che sgorgano alla velocità della luce dalla stessa bocca, in simultanea, in poco più di un minuto, per un’ora di fila e quasi in apnea: ecco lei era questo.

Lo sfortunato amore di Holden in “Una lenta nave per la Cina” troverà il suo epilogo in un eccentrico quanto rocambolesco inseguimento per le vie di Tokyo.

Il secondo a diciannove anni. “Una chimica perfetta, esplosiva. Corpi che combaciavano alla perfezione”. Ma la misteriosa ragazza è alla ricerca della sua Shangri La. E Holden, travolto da una serie di impedimenti, vedrà vanificarsi tutti i suoi tentativi di raggiungerla in aeroporto e seguirla.

Infine la terza, arrivata quando Holden investe i suoi soldi in un locale: ” The lover of Hate”. Ad aiutarlo uno chef, divenuto tale poco più che adolescente, un creatore di pietanze, superando le barriere nazionali, cucina senza frontiere, fusione anarchica e rivoluzionaria. Come faceva a inventarsi tutte quelle incredibili creazioni? Ma una dannata ernia al disco lo metterà fuori combattimento e costringerà Holden a ricorrere all’aiuto di una sostituta.

“Lei arrivò senza ombrello, così bella e leggiadra e si precipitò di filato in cucina. Senza dire una parola. Pronta a mettersi all’opera come se non avesse mai fatto altro. Nella mia fortezza, nella mia anti-Tokyo. Zero porte e zero confini”. 

Anche questa relazione fallirà quando la ragazza andrà via per realizzare il suo sogno: diventare un’autentica knifegirl.

Recensione

La forza di Hideo Furukawa è racchiusa nella semplicità delle sue storie, nell’innata naturalezza con cui le racconta e nella straordinaria capacità di analizzare la realtà immergendola in una suggestiva atmosfera onirica.

Il breve romanzo “Una lenta nave per la Cina: Murakami RMX” è un omaggio dallo stesso titolo a un racconto di Murakami, del quale evidente è l’impronta. Dall’amalgama perfetta di sogno e vita reale emerge la verità.

La vita onirica ha una straordinaria risonanza nell’esistenza dei personaggi.
Essi sono strampalati e irrisolti. A tratti sembrano comportarsi in modo del tutto bizzarro. Eppure suscitano empatia e strappano sorrisi. 
La scrittura è enigmatica e accattivante. Il romanzo che sembra a tratti ispirarsi ai manga giapponesi conserva un’atmosfera romantica e fantasiosa.
E poi Tokyo raccontata come metropoli sconfinata, con le sue strade, la metropolitana stracolma di gente, i  suoi quartieri.

I perduti amori di Holden sono solo un pretesto per raccontare la riluttanza ai cambiamenti e all’investimento emotivo che essi comportano. Il protagonista, dopo alcuni fallimenti, troverà la forza di cambiare rotta. Attraversare ponti mai attraversati, mari mai solcati,  è un percorso di crescita che richiede la forza di abbandonare la strada battuta in lungo e in largo, quella che infonde sicurezza anche quando sicura non lo è affatto, consentendo così l’apertura verso nuove prospettive.

È eloquente il sogno della stanza:

Porte che tento di aprire ma che non vogliono aprirsi, porte su cui sbatto la faccia e che mi respingono. L’esperienza. Il mio passato conosce ciò che mi riserva il futuro. Mi dice sottovoce: forse quella porta non si aprirà. Ma tu non ne farai una tragedia. Vero? Significa semplicemente che quella non è l’uscita giusta.

Già, non è l’uscita giusta. E il passato predice davvero il futuro? No! 
O almeno non in maniera così scontata e non se si ha il coraggio di abbandonare l’abitudine e finalmente salpare, alla scoperta di nuovi mondi, su una  lenta nave per la Cina.

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