Siamo alle solite, ispettore Fagioli: una rete di relazioni familiari e di familismo amorale difficile da penetrare. Secondo episodio delle indagini dell’ispettore di Polizia creato dalla ginecologa scrittrice palermitana Giuseppina Torregrossa, “Chiedi al portiere”, Marsilio Editori, Venezia, collana Lucciole, giugno 2022, 166 pagine, 14 euro.
Quante ne ha fatte e ne ha scritte
Quante ne ha fatte Giuseppina Torregrossa, da quand’è nata a Palermo, nel 1956. E quante ne ha scritte, di storie, dopo l’esordio narrativo nel 2007.
Laureata in medicina alla Sapienza di Roma, specializzata in ginecologia e ostetricia, dottore di ricerca in perinatologia, ha lavorato nella clinica ostetrica universitaria del Policlinico romano Umberto, occupandosi anche della prevenzione e cura dei tumori al seno. È madre di tre figli. Ha firmato articoli di divulgazione scientifica su molti quotidiani e riviste, esordendo come scrittrice quindici anni fa, con “L’assaggiatrice”. L’anno successivo ha vinto a Roma il premio opera prima “Donne e teatro”, con il monologo teatrale Adele. Nel 2015 è arrivato il premio Baccante. Tra i libri pubblicati ben sei romanzi Mondadori, compresi i tre della serie Marò Pajno. Anche “Il conto delle minne”, del 2009, in cui racconta l’esperienza personale dolorosa della malattia del secolo, affrontata con coraggio esemplare in una forma impietosa. Dopo altri titoli per Rizzoli e Feltrinelli, è arrivato per Marsilio “Morte accidentale di un amministratore di condominio”, che nel 2021 ha visto debuttare Mario Fagioli, il Gladiatore.
Trama di Chiedi al portiere
“Chiedi al portiere” segue il primo romanzo delle indagini dell’ispettore. Riprende la saga pressochè dove si era interrotta nell’episodio iniziale e conferma l’impianto brillante della commedia noir, all’insegna dello spirito romanesco e del dialetto capitolino.
Se la Pajno è vicequestore, alla testa di un Commissariato di quartiere a Palermo e poi di una task force antifemminicidi, il Gladiatore è soltanto ispettore. Una decisionista-indecisa Maria Teresa, detta Marò, ossimoro ispirato dal carattere oscillante di una bella donna che si vede più cuoca provetta che poliziotta. Quasi u n caso umano Mario Fagioli. Prossimo alla pensione, presta servizio a Roma nel Commissariato di viale delle Medaglie d’Oro. Di nonna calabrese, da giovane investigatore, infiltrato in un clan della ‘ndrangheta ga dovuto affrontare esperienze scioccanti, che gli hanno cancellato ogni fiducia nei vincoli familiari. Dietro ogni malaffare e delitto aveva riscontrato sempre tanto familismo criminale e legami d’affetto malinteso.
Per tutti è Gladiatore, anzi Gladiatò
L’età lavorativa avanza, come la domanda di prepensionamento inoltrata, ma Fagioli non ha mai smesso di fare per conto suo, una prassi che si rivela ammazza-inchieste. Tifosissimo della “maggica”, soprannominato Gladiatore (anzi, Gladiatò), tira avanti scontroso e negligente. I rapporti con i colleghi non sono migliorati dopo il caso del condominio di via dei Minimi (daje con gli sfottò e le prese in giro!). La pressione del commissario è ancora più asfissiante, anche se Mario svicola, si sottrae, alla faccia di qualsiasi provvedimento disciplinare.
Le cose private invece sono nettamente migliorate, da quando c’è Lidia, la filiforme ma sensualissima verduraia dietologa. In tre mesi di convivenza gli ha cambiato la vita. L’ha messo a stecchetto alimentare, solo cucina salubre e via quella folta peluria inguardabile su pancia e schiena. E quanto ha fatto bene ad insistere: l’addome quasi piatto, i muscoli nuovamente tonici non sono affatto male, considerata l’età, a parte i pochi capelli rimasti. A tutto vantaggio del “teatrino a letto”, altro che palestra!
È migliorato persino l’umore, per quanto possibile. Gli sembrano più leggere le amarezze subìte nel corso di una carriera sfortunata. Avverte una nuova forza, quasi quasi ritira la richiesta di prepensionamento.
Piomba in casa l’amica Eleonora
Lidia è magrissima, più spigoli che curve, ma esprime una sensualità irresistibile, che nemmeno le sue contraddizioni imprevedibili riescono a scalfire. A tratti è una schiava d’amore, d’improvviso tira calci e non ce n’è per nessuno. Poi, quando si mette in testa una cosa…
Di venerdì santo piomba in casa l’amica del cuore Eleonora, affranta dalla morte improvvisa della mamma e scossa dal sospetto che dietro ci sia lo zampino del padre. Uxoricidio? Lidia non lascia scelta a Mario: deve mettere il Commissariato sulle tracce del presunto avvelenatore.
L’ispettore offre qualche consiglio, ma serve una denuncia ufficiale e su quella Eleonora tentenna. Lidia pretende invece l’interessamento dell’investigatore, “in via ufficiosa”.
Durante il funerale, Fagioli osserva il dottor Piazzese, il fresco vedovo. Nell’insieme ha un aspetto sgradevole, ma non si direbbe lombrosianamente un assassino.
Recensione
Non è il solo “servizio” richiesto, ce n’è un altro, assegnato ufficialmente dal Commissario. La giornalista Albina Santalmassi, volto noto e truccatissimo della cronaca televisiva, è stata violentemente picchiata davanti al condominio di via Minimi 59. Proprio quello del caso dell’amministratore, poco più di tre mesi prima.
Ancora una volta Fagioli si ritrova calato in una palude di relazioni familiari.
La madre della Santalmassi abita nel caseggiato del delitto, popolato da “vecchiette” terribili, una più strega dell’altra. Non demordono. Insistono ancora nel mantenere in vita le loro relazioni complesse. Esercitano prepotenze ben oltre i confini del consentito. Oppongono la loro età avanzata come uno scudo, se costrette a fare qualcosa che non vogliono fare.
La musica di sempre per l’ispettore Fagioli.
Consigliato a chi non prende troppo sul serio i polizieschi