“Il fratello italiano” – Giovanni Arpino


Voto: / 5

Cosa fareste se il delitto d’onore a cui siete chiamati vi fosse richiesto dalla vostra stessa figlia? Premio Campiello 1980, “Il fratello italiano” è il primo libro di Giovanni Arpino che leggo ed è stato una sorpresa. Ho trovato uno stile di scrittura ispiratore e una narrazione penetrante.


Trama di “Il fratello italiano”

I protagonisti sono due pensionati, Carlo Botero e Raffaele Cardoso, che si conoscono e si accompagnano in un afoso agosto torinese della fine degli anni Settanta. Botero è piemontese e Cardoso calabrese: hanno in comune una missione che vede da vicino le loro rispettive famiglie. La viziatissima figlia di Botero, Stella, gli chiede infatti di eliminare al posto suo il fastidioso ex marito, in modo che non sia lei a scontare poi la pena; Cardoso è a Torino per cercare sua figlia, Jonia, che sa essere diventata prostituta, per evitare che non sia suo figlio, il fratello di Jonia, a punirla per aver fatto morire la madre di crepacuore.

Recensione

copertina romanzo "Il fratello italiano"

La cosa che più mi ha colpito di questo libro è stata la scelta dei protagonisti. Il punto di vista maschile e di età avanzata mi ha permesso di accedere a modi di pensare e di decidere che non conosco e che appena adesso inizio a capire.

Fino a che punto può arrivare lo spirito di sacrificio di un genitore? Con una irritante leggerezza, l’ingrata Stella pretende che il padre Botero si macchi di un crimine che fa comodo solo a lei; con una fermezza sorprendente, il calabrese è chiamato a una punizione che finisce per trasformarsi in un atto di carità. E tu rimani lì a sbracciarti e a chiederti addolorato, come l’incredulo Botero, se proprio non c’era altro modo di concludere la storia.

I due pensionati si trovano a essere fratelli nelle ricerche, per un breve periodo anche coinquilini, senza pregiudizi né giudizi, superando le loro appartenenze geografiche. E mentre mi chiedo se ci sarà una connessione intenzionale fra la provenienza geografica di Cardoso – la Calabria – e la sua fermezza, se quella che si vede è l’ombra di uno stereotipo o solo il colore sanguigno dell’orgoglio, parte integrante dell’Italia del Sud, alla fine torno a vedere solo due persone che ascoltano molto il loro senso del dovere, prima come padri e infine, ancora più forte, come uomini.

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