“Perduti nei quartieri spagnoli” – Heddi Goodrich


Voto: / 5

Pubblicato nel gennaio 2019 dalla casa editrice Giunti, il romanzo Perduti nei quartieri spagnoli è autobiografico, scritto in un italiano eccellente dall’autrice americana, che ha vissuto a Napoli dal 1987 al 1998. Nei suoi ricordi degli anni di studio a Napoli, ci fa dono di una storia che sembra magica per la bellezza con cui è raccontata.


Trama

copertina perduti nei quartieri spagnoliHeddi è una ragazza americana che studia lingue all’Orientale di Napoli, dove vive da quando aveva sedici anni: è arrivata a Castellammare grazie a uno scambio culturale e non ha più voluto lasciarla. Ora vive nei quartieri spagnoli con un gruppo di amici che proviene da ogni parte d’Italia, con loro si sente a casa in quella città così lontana da Washington.

Quando conosce Pietro la prima cosa che la colpisce è il suono del suo nome pronunciato da lui, le sembra “che si sia esercitato per pronunciarlo così bene”. Sono talmente diversi quei due, ma l’amore non fa alcun tipo di calcolo e non impiega molto a palesarsi.

Pietro è a Napoli per studiare geologia, viene da un paesino in provincia di Avellino, dove fa spesso ritorno per aiutare i suoi genitori nei campi.

L’amore per questo ragazzo e quello per Napoli viaggiano di pari passo, Heddi è rapita completamente dal fascino di questa città tanto bella quanto problematica, riesce a orientarsi in quei vicoli come se fosse vissuta sempre e solo lì: “Guidata dalla memoria motoria, camminavo come un equilibrista su un filo che si poteva tracciare attraverso le antenne e i panni stesi, lo smog e gli strilli…”

Nei quartieri, Heddi costruisce le amicizie più importanti della sua vita: quella con Luca, con Sonia, con Madeleine, con Gabriele, il fratello di Pietro, che diventa un punto di riferimento.

Lei e Pietro iniziano a fantasticare sul loro futuro dopo la laurea: si immaginano in giro per il mondo, non sanno ancora a fare cosa, ma sanno che saranno insieme.

Qualcosa si incrina nella magia del loro rapporto quando Pietro porta Heddi a conoscere i suoi genitori al paese: la madre di Pietro non vede di buon occhio quella ragazza straniera e moderna accanto al figlio e non fa nulla per nasconderlo. Combattuto tra l’amore per le sue origini e quello per la donna che ama, Pietro metterà in discussione tutto il suo futuro, tenendo Heddi sulle spine fino a quando prenderà la sua decisione.

 

Recensione Perduti nei quartieri spagnoli

Promuovo a pieni voti il romanzo d’esordio di questa scrittrice che mi sento di definire mezza partenopea: lei stessa, riflette sul significato della parola “casa”, si chiede se sia il luogo in cui si nasce o quello in cui si decide di vivere, di “mettere radici”. L’autrice giunge alla conclusione che la definizione di “casa” non ha nulla a che fare con i luoghi.

Mi ha molto colpito l’incipit del romanzo: Heddi rimane colpita da Pietro appena gli sente pronunciare il suo nome. La sua sorpresa è dovuta alla pronuncia perfetta di tutte le consonanti, anche dell’acca, che nessun altro a Napoli pronuncia. Trovo che l’autrice sia stata bravissima a trasmettere, con la descrizione e la ricostruzione dei dialoghi, le stesse sensazioni che ha provato lei quando ha conosciuto Pietro, più di vent’anni prima. Fu subito ben chiaro ad Heddi, come lo è al lettore che quel suono era solo il presagio del grande amore che sarebbe nato.

Le descrizioni che l’autrice fa della città denotano il suo grande attaccamento a una terra che le ha dato grande calore umano: è mamma Rita, una donna divorziata con due figli grandi che la prega di restare anche dopo la fine dello scambio culturale, è lei il punto di partenza, il grande legame da cui si originano tutti gli altri.

Le amicizie che farà negli anni dell’università le sono rimaste nel cuore anche a distanza di anni, ma è Pietro è il pilastro di tutti questi rapporti, nel senso che nessuno di loro sarebbe stato così importante per Heddi, se ad un certo punto non fosse arrivato lui a pronunciare il suo nome in un modo in cui nessuno lo aveva mai pronunciato.

Heddi sente di condividere con tutti i napoletani il suo amore-timore per il Vesuvio: ha la sensazione che tutti attendano una sua eruzione da un momento all’altro, ma più che paura sembra esserci la voglia che accada per smettere di pensarci, per “togliersi il pensiero”, per placare la curiosità di come potrebbe essere. Queste riflessioni scaturiscono dall’incertezza del suo rapporto con Pietro, che sente sempre più distante, più insicuro nello scegliere la strada da intraprendere, nel definire il suo concetto di casa, così caro e poco chiaro anche a Heddi.

Adelaide Landi

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