“Bagliori planetari. Il diario di due anime” è un’opera in versi di Dante Marianacci pubblicata da Nino Aragno editore a giugno 2022. Lo scritto gode della premessa del critico letterario Carlo Ossola.
Ringraziamo l’autore per la copia cartacea inviata in omaggio,
Cos’è Bagliori planetari
Come anticipa il sottotitolo, in “Bagliori planetari” avviene un dialogo perpetuo fra due anime. Tra i temi ci sono il valore dei corpi, la nostalgia, il posto della felicità. Prende spunto dal lockdown del 2020 e si allarga verso orizzonti più ampi, cercando di esplorare le paure che precludono la speranza e di confutare la “gigantesca messinscena del futuro”.
“(…) E si fanno pagliuzza bruciacchiata nell’arsura
mentre t’ostini impavida a disabitare la mia anima.
Non possiamo fingerci eterni per il piacere delle nostre illusioni”
Recensione
Sapendo che “Bagliori planetari” è un diario a due voci, all’inizio si è tentati di tenere il filo e attribuire un’identità a ciascuna voce. Gli interventi sono separati solo da un asterisco e l’impresa appare subito disperata, a meno che non ci si faccia aiutare da una matita.
Ma bastano pochi capoversi per capire che si è sulla strada sbagliata, perché l’opera è molto di più di uno scambio tra due personaggi.
“(…) per questo bisogna dare un senso alla compresenza
perché il luogo di una cosa è ciò che sta intorno a quella cosa”
Dove inizia il nostro corpo e dove finisce quello dell’altro? Esiste un limite per due amanti? Quando ci esponiamo all’altro, non è forse a noi stessi che in realtà stiamo parlando?
“Viaggio per vedere le cose
Che passano senza tornare”
In “Bagliori planetari” ho intravisto uno scorcio di nuova “landa desolata”, una distopia del terzo millennio. Si parte dall’immobilità forzata, da una brusca interruzione che spinge a ripensare i rapporti, sia quelli della mente sia quelli del corpo. Si passa poi a paesaggi di luce, di speranza, che contrappongono il balbettio di un malato al volo libero degli uccelli.
“Ogni giorno disperatamente s’invecchia cercando la felicità”
Per apprezzare tutta la carica emotiva ed evocativa di “Bagliori planetari” ci si arrenda al flusso impetuoso delle immagini e al senso panteistico dilagante. Si capirà presto che le voci, in fondo, sono riconoscibili: da una parte troviamo il rigore della condanna, dall’altra il bisogno di perdonarsi. A quel punto, però il progetto di orientarci fra le due voci sarà passato in secondo piano, perché avremo trovato motivi più forti per continuare a leggerlo: la bellezza e il potere balsamico del fiume di parole.
“Che lingua parla l’universo?”