“Cachemire rosso” – Christiana Moreau


Voto: 3 stelle / 5

Non nego, da esteta delle cover quale sono, di essere stata chiamata immediatamente dal colore rosso vivo di “Cachemire rosso” (Nord, 2020) già dallo scaffale della libreria.

Voleva me, amante dei colori, ed io l’ho comprato senza neppure leggere la trama, istintivamente, come spesso accade. Immaginate la sorpresa quando ho scoperto che anche l’autrice (Christiana Moreau, belga, di Liegi) ama i colori, essendo una pittrice e scultrice autodidatta, sempre alla ricerca di nuovi modi per esprimere le sua creatività. Dopo il suo esordio nella poesia, con “Cashemire rosso” è passata alla narrativa.

Trama di Cachemire rosso

Bolormaa è una ragazza che ha negli occhi l’immensità dei cieli della sua terra meravigliosa, ma altrettanto ostile, la Mongolia. Prima di essere costretta dalle condizioni climatiche avverse a lasciare la steppa che ha sempre considerato casa, realizza con l’ultima lana dell’allevamento della sua famiglia un maglione di cachemire rosso, brillante e purissimo, grazie alle tradizioni tintorie imparate dall’amata nonna.

Alessandra è titolare di una boutique in pieno centro a Firenze, sempre alla ricerca di materiale pregiato da vendere alle sue affezionate e danarose clienti. In visita al mercato mongolo di Ordos viene rapita da quel colore. Così, acquista il maglione da Balormaa lasciandole anche il suo biglietto da visita, se mai un giorno la ragazza volesse lavorare in Italia.
Così quando Balormaa cade nelle grinfie di un padrone di un laboratorio tessile senza scrupoli, e ne conosce tutta la violenza possibile, decide di scappare verso la libertà offertale da Alessandra.

Con il bigliettino delle donna custodito gelosamente in tasca, affronta il lungo viaggio verso Pechino, la Transiberiana verso Mosca e poi, stipata clandestinamente in un camion che dopo più di quaranta ore di viaggio, la porterà a Prato.

Ma prima di ritrovare finalmente Alessandra, e con lei nuovamente la serenità, dovrà partire ancora le angherie degli “schiavisti” del XX secolo, i titolari dei laboratori tessili clandestini della Chinatown di Prato. “Perché la libertà è solo la distanza che separa il cacciatore dalla presa”.

Recensione

Veramente spettacolare, grazie a paesaggi da favola, questo romanzo omaggia il piacere delle cose semplici, che sono simbolo di autenticità e vitalità. Condanna le “schiavitù” moderne nate in nome del profitto. E soprattutto esalta la solidarietà femminile. Attraverso il percorso di Balormaa, che sfida un destino che sembra amaramente segnato, impariamo che è possibile raggiungere il massimo della nostra forza solo quando restiamo coraggiosamente fedeli alle nostre radici.
“Cachemire rosso” è un romanzo per donne emotive ma forti, che non hanno paura di niente … neanche dei loro sogni!

Ilaria Bernini

2 Comments

  1. Christiana Moreau 12/03/2021
  2. Renata Pellegrinelli 12/03/2021

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