“Cambiare l’acqua ai fiori” – Valérie Perrin


Voto: 5 stelle / 5

L’incipit del romanzo di Valérie Perrin, “Cambiare l’acqua ai fiori” (edizioni E/O 2019), ci travolge immediatamente nella tristezza che pervade tutta la storia.
Una tristezza che si tocca attraverso le parole attente e radicate usate dall’autrice.
Una bellezza che si percepisce fin dalle prime pagine attraverso un gergo quotidiano, semplice e allo stesso tempo altisonante, come la personalità della protagonista, caratterizzata dagli strati cromatici dei suoi vestiti, dagli strascichi di un passato che ci viene raccontato di getto, dalle storie intrecciate che si susseguono in maniera disinvolta.


Trama di Cambiare l’acqua ai fiori

Violette Toussaint è la guardiana di un cimitero della Borgogna, una donna circondata da morti e fiori, dai sensibili ossimori che si alternano di continuo nella sua storia.
Una donna descritta con una meravigliosa abilità letteraria, tanto da sembrare un personaggio della realtà.
Violette ci trasporta nella sua personalità attraverso le sfumature dei suoi abiti, i colori vivi dei fiori che pianta nel cimitero.
Un personaggio complesso, quello della protagonista, una donna che ascolta le storie strazianti di chi perde un caro e non ascolta i tormenti della sua vita, che a poco a poco salgono a galla.

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Una donna descritta dalle parole di chi incrocia il suo cammino all’interno del cimitero, dai pareri discordanti di chi sembrava temere quella sua aria misteriosa, quel suo sembrare “sempre a lutto” e di chi invece ammirava la sua forza di volontà, il suo andare avanti nonostante il marito l’avesse abbandonata, il suo consolare in maniera genuina vedove e amanti.

Violette era cresciuta in una casa famiglia, dalla quale era fuggita all’età di 17 anni per sopperire alla sete del suo folle, apparente amore per Philippe Toussaint.
Philippe Toussaint, un uomo che durante i primi anni della loro storia l’avvolgeva in una focosa passione, come se lei gli appartenesse.
Un uomo dalla bellezza statuaria, un marito superficiale, incapace di qualsiasi tipo di conversazione, interessato solo alle motociclette e ai videogiochi.

Recensione

La protagonista, nella prima parte del romanzo si presenta come una donna strattonata, urtata, caduta e poi rifiorita grazie all’arrivo di una figlia, Leonine.
Violette è lo specchio delle famiglie affidatarie, delle unghie rosicchiate, del corpo imponente di Philippe, delle parole che aveva imparato grazie al suo primo dizionario, della famiglia immaginaria che aveva inventato leggendo e rileggendo le pagine del suo primo libro, Le regole della casa del sidro.
L’incontro tra Violette e il commissario Seul ci porterà su un diverso piano della narrazione, da questo momento in poi tutti i fatti si districheranno in modo drammatico e comico allo stesso tempo, passando dai toni grigi e neri del lutto a quelli color pastello dell’anima della protagonista.

Ho due guardaroba, uno lo chiamo “inverno” e l’altro “estate”, ma non c’entrano le stagioni, c’entrano le circostanze. L’armadio inverno contiene solo vestiti classici e scuri destinati agli altri, l’armadio estate solo vestiti chiari e colorati destinati a me stessa. Indosso l’estate sotto l’inverno, e quando solo sola mi tolgo l’inverno.

Un romanzo caratterizzato da vite che si intrecciano in modo armonico e imprescindibile.
Un lento alternarsi tra passato e presente.
Un lasso temporale che ci cattura, ci annienta.
Voltare pagina fa quasi paura, il lettore è come pervaso dal timore che la tristezza possa far capolino tra le pagine, ma non può fare a meno di scoprire tutta la meraviglia che può donare il cuore della protagonista.

Manuela Di Domenico

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  1. Danipoetessa 11/11/2021

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