“Consigli di un discepolo di Jim Morrison a un fanatico di Joyce” – Roberto Bolaño e A. G. Porta


Voto: 3 stelle / 5

Il primo libro sarebbe meglio non averlo mai scritto, diceva Italo Calvino.
Già. Il primo libro è spesso l’elemento più affascinante nella carriera di uno scrittore. L’inizio, le influenze, quello strano miscuglio tra entusiasmo e paura. “Consigli di un discepolo di Jim Morrison a un fanatico di Joyce” (Sellerio, 2007), per Roberto Bolaño rappresenta la prima pietra. L’overture sublime verso una scalata fatta di parole.

Scritto a quattro mani con Anton Garcia Porta, “Consigli” apparve sulla scena nel 1984, venendo ignorato totalmente dalla critica, nonostante la vittoria di un discreto premio letterario.
In Italia apparve solo molti anni dopo grazie al lavoro di Angelo Morino, uno dei primissimi traduttori di Bolaño, a cui lo stesso scrittore dedicherà un personaggio nel suo monumentale 2666.

Dello stesso autore abbiamo recensito anche “Monsieur Pain” e “I detective selvaggi“.

Trama di Consigli di un discepolo

La vicenda è quella di Angel Ros e di Ana. Angel è un ragazzo catalano, impegnato a scrivere un complicatissimo romanzo intitolato Cant de Dèdalus anunciant fi. Ana è una sudamericana di 22 anni, tanto bella quanto impulsiva.
Sarà proprio questa peculiare femme fatale a trascinare Angel in un turbinio di violenza. I due protagonisti, novelli Bonny e Clyde, diverranno tristemente noti tra gli abitanti di Barcellona, tallonati dalla polizia e biasimati dai parenti.

Recensione

“Consigli”, nonostante l’allestimento ammiccante, non è un’opera del tutto riuscita.
La storia sembra estrapolata da un denso cocktail di cinema action. Tanto improvvise quanto violente, le scene del romanzo si avvicenderanno in modo rozzo e disordinato. I personaggi stessi, forse troppo inverosimili, non riescono a stabilire davvero un contatto col lettore.
I momenti migliori sono affidati ad Angel, alle sue analisi esistenziali e ai suoi racconti tipicamente bolañiani. Giornate vuote, tentativi di scrittura, erotismo sofferto. Momenti intimi e riflessivi, primi germogli di quella stupefacente umanità che Bolaño metterà a frutto nelle opere successive. Peccato per un contesto fittizio e inappropriato che ne limita la portata e ne sminuisce le potenzialità.

Manca, oltretutto, una vera motivazione per le azioni raccontate, uno scopo che dia il senso alle tante scene tarate al massimo. Al netto di queste carenze, il romanzo scorre abbastanza fluido, anche grazie al rapido susseguirsi di rapine, assassinii e dissertazioni sulla vita.
Vanno segnalati infine i vari riferimenti, forse un po’ rarefatti, ai lavori di James Joyce e alla musica di Jim Morrison, mentre del tutto inattesa è la comparsa del poeta messicano Mario Santiago Papasquiaro, grande amico di Bolaño, nonché ispiratore del lunghissimo titolo.

“Consigli di un discepolo di Jim Morrison a un fanatico di Joyce” è un romanzo bizzarro e frastagliato. Un conoscitore di Bolaño potrebbe restare inizialmente sorpreso dal tono dell’incedere. Eppure, seminascosti tra le pagine, gli elementi acerbi ma inconfondibili dello scrittore cileno non tarderanno a fuoriuscire. E in quei casi vi ritroverete a ridere di gusto, come una madre anziana che rovista divertita tra le vecchie foto di suo figlio.

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