“Gli anni del coltello” – Valerio Evangelisti


Voto: 3 stelle / 5

“Gli anni del coltello” è un romanzo storico, pubblicato da Mondadori a luglio 2021. L’autore, Valerio Evangelisti, presenta sotto una luce inedita i processi del Risorgimento che hanno portato all’unificazione dell’Italia. Ringraziamo la casa editrice per la copia omaggio.

Trama de Gli anni del coltello

Siamo nell’estate del 1849. Giovanni Marioni, chiamato “Gabariol”, si aggira nella città di Roma dove si sono appena insediati i Francesi: è solo, molti compagni con cui aveva condiviso gli obiettivi stanno lasciando la città assieme a Garibaldi che li ha convinti a proseguire la lotta altrove. Gabariol, anima impavida, indomita e sempre fedele a se stessa, ricorda il giuramento fatto anni prima alla carboneria, coltivando la speranza di rivalsa. Non accetta compromessi, seguendo i dettami dell’unico Maestro che riconosce, Giuseppe Mazzini, il quale, anche se si trova a Londra, manda i suoi incitamenti:

“Bisogna insorgere…la guerra nazionale deve essere guerra di popolo…guerra inesorabile, guerra a coltello e, ove altre armi non sono, il pugnale è la baionetta del popolo.”

Gabariol continua il suo peregrinare in un’Italia spezzettata: Ravenna, Faenza, Parma, Milano, Genova, incontrando gli eroi del Risorgimento – Carlo Pisacane, Felice Orsini – ma anche un’umanità mandata allo sbaraglio e che della violenza ha fatto la sua missione.

Con l’idea di “far nascere una fratellanza dagli obiettivi precisi, che sapesse dove conficcare utilmente il pugnale”, il protagonista ritiene che gli ideali della Giovine Italia non debbano andare perduti, ma soprattutto che la lotta possa riorganizzarsi.

Quest’Italia ha visto fallire i moti insurrezionali e manca di una pianificazione contro le dominazioni straniere. Le contraddizioni tra borghesia e popolo interpretano in modo diverso le poche, confuse direttive che arrivano da Mazzini, il quale appare soprattutto come un visionario senza strategia. In quest’Italia qui, il coltello è un elemento determinante.

“Assalite, spezzate su tutti i punti la linea del nemico. Sia guerra a coltello”

Recensione

La narrazione ripercorre pagine di quella Storia che generalmente non viene approfondita e si avvale di fatti ben documentati. Non c’è glorificazione di un periodo che invece viene generalmente presentato non privo di un’enfasi associata al patriottismo. Nel libro, più che il senso di identità nazionale, prevale il bisogno di riscatto,
con il coltello sempre pronto all’attacco. Tutti, oppressori ed oppressi, non si tirano indietro di fronte alla possibilità di far scorrere il sangue.
Il romanzo frantuma l’ideale di un sentimento unitario. I proclami di Mazzini sono interpretabili: c’è chi crede che la monarchia dei Savoia possa avviare il riscatto dell’Italia, chi conta sulle truppe del Regno di Sardegna, chi è repubblicano e chi federalista…
Gabariol non rappresenta l’idealista onesto, ma l’uomo sanguigno, crudele e fanatico che non deve mai rendere conto alla propria coscienza.
La cronaca del libro, se riesce ad incuriosire il lettore, nella parte iniziale per la rilettura dei fatti storici, fatica ad intrigarlo nel procedere delle pagine. Personalmente non sono riuscita a mantenere un coinvolgimento emotivo, per l’atmosfera oscura, spietata dei fatti che si susseguono, ma ancor di più per il carattere del protagonista che non ha il fascino dell’eroe, non si confronta con nessuno e appare privo di quelle emozioni che lo avvicinerebbero al lettore.

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